Non consiglierò mai a mia figlia di sposarsi in tenera età
Autoanalisi della qualità della vita delle spose-bambine mozambicane
Ana, nata e residente nel distretto di Namaacha (una zona rurale situata nella provincia di Maputo, in Mozambico), aveva 46 anni quando l’ho incontrata, alla fine del 2018. Ha la quarta elementare e, dal momento che si è sposata in tenera età, a quindici anni era già rimasta incinta; all’epoca dell’intervista aveva otto figli e 13 nipoti. Il senso di responsabilità e il rispetto per le tradizioni della sua comunità – come l’accettazione del matrimonio precoce e della gravidanza in età adolescenziale – avevano pesantemente influenzato la decisione di accettare di sposarsi. Nonostante le oggettive difficoltà, si dichiarava soddisfatta del suo matrimonio,:
“Sono felice del mio matrimonio, anche se abbiamo i nostri problemi. Ma esiste forse un matrimonio che non ne abbia? Mio marito è un brav’uomo e gli piace essere il capo e, poiché lo conosco, ci sono cose che preferisco non dirgli per non farlo arrabbiare”.
L’attuale situazione demografica africana mostra che quasi la metà della popolazione ha meno di 15 anni, che è in maggioranza femminile (ed è destinata ad aumentare nei prossimi decenni, secondo le proiezioni delle Nazioni Unite) e che una forte tradizione patriarcale favorisce la pratica dei matrimoni precoci. Si tratta di unioni in cui uno dei partner, in molti casi ragazze di età inferiore ai 18 anni, ha alte probabilità di sposare uomini più anziani; questo succede soprattutto nelle zone rurali caratterizzate da alti livelli di povertà, in cui le famiglie si confrontano con pesanti difficoltà economiche. Alcuni recenti dati UNICEF includono il Mozambico tra i dieci paesi con i più alti tassi di matrimoni infantili.
Maria, Paula e Tomasia – 18, 22 e 38 anni rispettivamente al momento dell’intervista – ci hanno raccontato che i loro genitori e le famiglie allargate le avevano costrette ad accettare il matrimonio in tenera età, quando non avevano ancora raggiunto l’età della maturità. Aggiungeva Maria:
“Mi sono trasferita a casa dei genitori di mio marito quando sono rimasta incinta perché costretta dai miei genitori”.
Tomasia, sposata a 16 anni e madre di sei figli al momento dell’intervista, ha condiviso la stessa esperienza di Maria. aggiungendo:
“Quando sono rimasta incinta del mio primo figlio vivevo con i miei genitori. Quando è nato mio figlio, mio padre disse che avrei dovuto vivere con mio marito. Tra l’altro, mio marito pagava il “lobolo” (l’usanza che prevede la fornitura di pagamenti matrimoniali in bestiame o in contanti, dalla famiglia dello sposo ai genitori della sposa) e io mi trasferii da lui a 16 anni”.
La mia ricerca sull’impatto del matrimonio precoce sulla salute e sulla qualità della vita delle donne evidenzia le sfide che le donne si trovano ad affrontare all’interno dei matrimoni, con conseguenze sul loro benessere personale. Tra il 2017 e il 2018, il nostro team ha intervistato 15 donne di età compresa tra 18 e 48 anni che risiedono nel distretto di Namaacha in Mozambico. Tutte le donne si erano sposate prima dei 18 anni con partner più grandi e tutte avevano figli. I matrimoni non erano avvenuti per amore ma per obbligo, come da tradizione.
Tutte le donne al momento dell’intervista lavoravano nel piccolo commercio e lavori scarsamente retribuiti a causa del basso livello di istruzione e delle limitate opportunità economiche, e tutte si rammaricavano di non avere avuto l’opportunità di studiare ulteriormente. Comprendevano il ruolo dell’istruzione come fattore determinante per il loro futuro e sapevano che la mancanza di essa impediva loro di accedere a maggiori opportunità di sviluppo personale e professionale. Ana, ad esempio, al momento dell’intervista lavorava come “mukherista“, termine che nella lingua locale mozambicana Xichangana significa ” (piccole) donne imprenditrici transfrontaliere”, e aiutava le imprese che trasportano e consegnano merci dal confine dello Swaziland a quello mozambicano, situato nel distretto di Namaacha. In altri casi, erano casalinghe, che si prendevano cura solo delle faccende domestiche e della famiglia.
Sin da bambine, le donne intervistate hanno conosciuto la negazione dei loro bisogni primari, compresa la mancanza di un’istruzione, di alloggi, di cibo e di un’assistenza sanitaria di qualità adeguata. Le scarse opportunità di lavoro e di altri servizi di base spinge genitori e tutori a consentire alle loro figlie di sposarsi in tenera età, come previsto dalla tradizione.
Un rapporto UNICEF del 2015 ha rilevato come le famiglie con uno status patrimoniale più elevato abbiano meno probabilità di incoraggiare le loro giovani figlie a sposarsi precocemente. Piuttosto, le spingono a proseguire gli studi. Invece, le ragazze provenienti da famiglie povere sono sempre esposte a matrimoni precoci e, come di consueto, sta agli uomini sopportare l’onere economico per renderlo realtà.
L’impatto del matrimonio precoce sulla salute e il benessere delle donne
Tutte le donne con cui ho parlato concordano sul fatto che il matrimonio precoce influisca negativamente sulla qualità della vita delle donne, in particolare sulla loro salute e, in ultima analisi, sull’esercizio del loro diritto alla salute e alla sessualità riproduttiva (Sexual Reproductive Health and Rights, SRHR).
Fatima, una donna di 25 anni sposata a 17 e madre di due figli, esprimeva così la propria disapprovazione e una profonda frustrazione a causa degli effetti negativi del matrimonio precoce sulla vita delle ragazze:
“Quando una ragazza si sposa presto, viene spinta a restare subito incinta e ciò può causarle complicazioni di salute dovute a un corpo troppo piccolo per affrontare una gravidanza. A volte trovano mariti che non le rispettano, abusano di loro e portano malattie in casa. Alcuni mariti gelosi non permettono alle loro mogli di studiare”.
Quando le abbiamo chiesto perché non consiglierebbe alle sue figlie di sposarsi in tenera età, Ana ha risposto:
“Volevo che i miei figli fossero indipendenti e finanziariamente stabili… se una ragazza si sposa in adolescenza dovrà interrompere gli studi per prendersi cura della sua famiglia. Non tornerà a scuola e troverà solo lavori umili come il mio, da contadina o da collaboratrice domestica”.
Sebbene Maria fosse la partecipante più giovane, madre di un figlio e disoccupata al momento dell’intervista, aveva idee molto chiare e articolate:
“Non consiglierò a mia figlia di sposarsi in giovane età… mai!!! È difficile tornare a scuola quando sei sposata e hai un figlio. Qui non ci sono scuole secondarie, e la presenza di mio figlio mi impedisce di andare a studiare altrove. Ho smesso di andare a scuola perché non potevo permettermelo a causa delle mie responsabilità matrimoniali”.
Uno studio UNICEF del 2015 dimostra che il matrimonio infantile preclude alle donne le opportunità di crescita personale ed è strettamente associato alla gravidanza precoce e alle complicazioni di salute. È probabile che ciò accada poiché si prevede che queste donne restino incinte subito dopo il matrimonio, nonostante non siano fisicamente pronte per la gravidanza e abbiano un accesso limitato a servizi di salute materna di qualità adeguata.
Lucia, 26 anni, sposata a 16 e madre di tre figli al momento dell’intervista, aveva già avuto un aborto che si sarebbe potuto evitare se solo fosse stata adeguatamente informata sull’assistenza alla gravidanza e avesse avuto un facile accesso a servizi di salute materna di qualità.
Claudia, 25 anni e madre di tre figli, concordava sul fatto che il matrimonio precoce ha un impatto negativo sullo sviluppo personale delle ragazze, e lo associa anche alla gravidanza adolescenziale:
“Se ti sposi da bambina, soffri (ride)… La gravidanza non è facile e si può morire. Meglio studiare e poi trovare marito”.
Paula, sposata a 15 anni e madre di tre figli, ci ha rivelato che le donne subiscono anche violenze da parte dei loro partner (Intimate Partner Violence, IPV), il che può ridurre la loro libertà e le opportunità di sviluppo personale. Sosteneva che chi si sposa in tenera età si ritrova sottomessa ai desideri del marito e della sua famiglia e che chi si rifiuta può esser picchiata. Lei stessa ci ha raccontato i maltrattamenti subiti dal marito e dalla sua famiglia aggiungendo:
“Mia suocera si lamentava sempre del fatto che fossi pigra e non sapessi occuparmi a dovere delle faccende domestiche. Quando mio marito si arrabbiava mi picchiava, ma non lo rimproveravano mai. Dicevano che mi stava educando. Ero così indifesa…”
Anche Tomasia, sposata a 16 anni e madre di sei figli, raccontava di aver subito violenza tra le mura domestiche sin dai primi momenti:
“Ho dovuto fare tutto quello che mi chiedevano. Non potevo permettermi di essere stanca e, se uno dei miei figli piangeva, mia suocera mi gridava contro“.
Ana ricordava di aver subito abusi psicologici da parte del marito ad un certo punto del loro matrimonio. Anche Fatima e Lucia riferivano di aver sentito parlare di altre ragazze sposate vittime di abusi, cui veniva proibito di andare a scuola o che rinunciavano alle cure mediche per paura dei loro mariti.
Che cosa è stato fatto per porre fine e prevenire la pratica dei matrimoni precoci?
Per scongiurare la continua tendenza a minare l’esercizio dei diritti delle ragazze e delle donne, il governo mozambicano ha sottoscritto vari accordi internazionali per proteggere i diritti dell’infanzia, culminati con l’approvazione nel 2019 della legge che impedisce e criminalizza la pratica dei matrimoni precoci. Inoltre, il governo sta mettendo in atto varie misure a livello territoriale, in collaborazione con partner locali e internazionali. Un intervento chiave avviato in Mozambico dal 2019 dall’Unione europea e dalle Nazioni Unite per combattere ed eliminare la violenza contro donne e ragazze è l’iniziativa Spotlight. Attuata in collaborazione con organizzazioni non governative (ONGs) locali e internazionali, l’iniziativa mira a prevenire e affrontare la violenza di genere (gender-based violence, GBV), in particolare la violenza contro donne e ragazze (violence against women and girls, VAWG) e i matrimoni infantili a livello nazionale, con particolare attenzione nelle tre province di Gaza, Nampula e Manica (Mozambique Annual Narrative Programme Report, 2021).
Altre iniziative mirate ai matrimoni precoci sono state attuate dalle ONG per educare le comunità locali sulle dannose conseguenze del fenomeno, per responsabilizzare le ragazze e le donne già sposate, per salvare molte ragazze minorenni dalle unioni illegali e per sanzionare gli adulti che perpetuano la pratica all’interno delle comunità.
Save the Children ha rilevato che nel 2021, nonostante l’attuazione della legge n. 19/2019, i matrimoni precoci erano ancora ricorrenti. Di conseguenza, nel 2020 l’organizzazione ha avviato in collaborazione con NORAD (Norwegian Agency for Development Cooperation) un progetto volto a prevenire e a combattere i matrimoni precoci. Attuato nella provincia di Manica, situata al centro del Mozambico, il progetto ha rafforzato la capacità dei 114 Comitati comunitari per la protezione dell’infanzia (Community Child Protection Committees, CPCC) per la prevenzione e la segnalazione di abusi relativi ai diritti dei bambini e ha decentrato la linea telefonica 116, istituita per denunciare ogni genere di violenza e le unioni premature. L’azione di Save the Children e dei suoi partner attraverso i CCPC e la linea telefonica dedicata ai bambini è culminata con la segnalazione di 92 casi di ragazze in unioni premature; 60 di queste ragazze dai 12 ai 16 anni sono state salvate e restituite alle loro famiglie.
Sebbene i risultati positivi di queste iniziative in Mozambico siano evidenti, il modello ricorrente di matrimoni precoci è ancora ben visibile e rappresenta una sfida per il governo e le comunità locali. Analogamente ad altre ricerche, riteniamo che sia ancora necessario condividere le conoscenze sulla legge n. 19/2019, dal momento che molte comunità rurali non sono ancora a conoscenza dell’esistenza della legge che persegue e previene questa pratica dannosa per le bambine.
La nostra ricerca ha anche identificato la necessità di sviluppare e attuare strategie efficaci per prevenire e porre fine alle pratiche di matrimonio precoce con il coinvolgimento di partner internazionali e nazionali, compresi i membri della comunità, i genitori e i tutori delle spose bambine.
Le iniziative per l’ empowerment sociale ed economico delle ragazze dovrebbero essere prioritarie, così da rafforzare la capacità delle organizzazioni della società civile, dei leader – e dei membri della comunità in generale – di segnalare situazioni di violazioni dei diritti delle ragazze.
Queste iniziative dovrebbero anche insegnare agli uomini, ai genitori e ai tutori il loro ruolo positivo all’interno della famiglia e delle comunità per promuovere meglio i diritti e il benessere personale di donne e bambini e porre fine alla pratica del matrimonio precoce.
*I nomi dei partecipanti sono pseudonimi per proteggere la loro vera identità
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Foto Credits: Sergio Agostinelli – Anna Rita, Attribution-NonCommercial 2.0 Generic (CC BY-NC 2.0) attraverso Flickr