La questione della mobilità umana occupa trasversalmente i dibattiti politici nel mondo: l’attenzione è rivolta alle linee che separano, le preoccupazioni sono per coloro che le attraversano. Recentemente è emersa la volontà di allineare la governance mondiale, alla ricerca di “qualche soluzione”.
L’adozione della Dichiarazione di New York sui rifugiati e sui migranti da parte dell’Assemblea delle Nazioni Unite ha dato il via ad un rinnovato impulso per una governance globale dei fenomeni migratori. Quella dichiarazione ha segnato l’inizio del processo di consultazione che ha successivamente portato alla stesura dei due Patti globali (in inglese Global Compacts, uno per le migrazioni e l’altro per i rifugiati) che forniscono un quadro d’azione globale in risposta alle questioni migratorie. Iniziato nel mese di aprile 2017, il processo di negoziazione del Patto sulle migrazioni è ora nelle sue fasi finali: gli ultimi negoziati intergovernativi ne metteranno a punto il testo che, ad oggi, si compone di 51 articoli (compresi 23 tra obiettivi ed impegni); l’adozione della versione definitiva è prevista per dicembre 2018, alla Conferenza intergovernativa di Marrakech. La questione dell’impatto che questo accordo potrà avere cresce d’importanza con l’avvicinarsi dell’adozione della versione finale.
Da parte sua, il Marocco non è solo il paese ospitante della conferenza. Negli ultimi anni, l’impegno del Regno del Marocco in favore di una governance della migrazione si è rispecchiato in varie dinamiche nazionali ed internazionali. La cooperazione avanzata con l’Unione europea, la facilitazione delle dinamiche di dialogo come il processo di Rabat o la co-presidenza del Forum globale sulla migrazione e lo sviluppo, così come la designazione del Re quale “leader dell’Unione africana sulle migrazioni” e la sua proposta per un Osservatorio africano sulle migrazioni, mettono in risalto la volontà del Marocco di essere tra i protagonisti del dibattito internazionale sulle migrazioni. Internamente, dal settembre 2013 si è imposta una svolta importante con la pubblicazione del rapporto del Consiglio Nazionale dei Diritti Umani (CNDH) intitolato “Stranieri e diritti umani in Marocco: per una politica di asilo ed immigrazione radicalmente nuova” che ha innescato un processo di riforma legislativa e una nuova strategia nazionale per l’immigrazione e l’asilo, che include le campagne di regolarizzazione.
Qual è l’impatto del Patto mondiale sulle politiche migratorie del Marocco?
Le dinamiche del Patto globale stanno pertanto riesaminando e consolidando il quadro per una governance mondiale della migrazione. Ma questa revisione avrà un impatto concreto sulle politiche migratorie del Marocco?
Per prima cosa è necessario ricordare la natura del Patto globale. Così come scritto nella sua ultima versione disponibile on-line: “Il Global Compact fornisce un quadro, non vincolante, per la cooperazione, sulla base degli impegni complessivi presi dagli Stati membri nella Dichiarazione di New York sui rifugiati e sui migranti. Riconoscendo che nessuno Stato da solo può affrontare la migrazione, esso promuove la cooperazione internazionale tra tutte le parti interessate in materia di migrazione, nel rispetto della sovranità degli Stati e dei loro obblighi di diritto internazionale” (Global Compact for Migration, art. 6, bozza in versione 2). In assenza di qualsiasi natura vincolante, è chiaro che questo patto mette in evidenza la cooperazione internazionale come chiave per la gestione delle migrazioni internazionali. Gli impegni degli Stati firmatari saranno raccolti attorno a tre pilastri: la comprensione comune, la responsabilità condivisa e l’unità della causa (Global Compact for Migration, art. 8, bozza in versione 2). Vengono poi presentati 23 obiettivi, completati da una serie di misure volte alla loro realizzazione: le “opportune opzioni politiche” indicano una linea di azione per l’istituzione di un sistema di governance globale delle migrazioni. In base agli obiettivi da raggiungere sono previsti meccanismi di verifica e monitoraggio. Inoltre, il monitoraggio degli obiettivi in fase di realizzazione prevede la creazione di un forum globale per la revisione e il follow-up (denominato International Migration Review Forum) responsabile per le discussioni intergovernative in merito all’attuazione degli obiettivi. Tuttavia, l’efficacia di questo meccanismo di controllo dipenderà in larga misura dalla volontà degli Stati membri di metterlo in pratica.
Una volta adottato il Patto, sarebbe importante verificarne l’impatto sulle politiche pubbliche in Marocco. Saranno quindi presentati tre esempi al fine di evidenziare i punti di convergenza e divergenza tra le opzioni politiche previste in questo accordo e la governance marocchina in materia.
Campagne di regolarizzazione per migranti irregolari
Tra i provvedimenti di punta delle politiche marocchine sull’immigrazione vi sono due campagne di regolarizzazione, condotte rispettivamente nel 2014 e nel 2017. Ad esempio, queste campagne sono in linea con tre obiettivi del Patto sulle migrazioni. In primo luogo, è stata regolarizzata la situazione amministrativa dei migranti che hanno beneficiato di questa campagna (obiettivo 4). In secondo luogo, i beneficiari della regolarizzazione godono di una gamma di diritti più ampia rispetto a quelli che si trovano in una situazione irregolare, avendo ora accesso ad un maggior numero di servizi (obiettivo 15) – compreso l’accesso al Sistema sanitario (RAMED) e all’Agenzia nazionale per la promozione dell’occupazione (ANAPEC) (obiettivo 6).
Diverse valutazioni hanno dimostrato che queste politiche sono tutt’altro che perfette. Si ritiene che l’applicazione molto rigorosa dei criteri e la gestione dei ricorsi durante la prima campagna abbiano agito come fattori di riduzione dell’impatto stimato all’inizio. Tuttavia, il coordinamento e il dialogo tra istituzioni nazionali e attori della società civile hanno portato a cambiamenti positivi tra una campagna e l’altra. In particolare, i criteri della seconda campagna sono stati attenuati, includendo i minori non accompagnati e accettando una giustificazione di attività professionale non soggetta a un contratto di lavoro.
Il Patto potrebbe potenziare una sinergia già positiva, fornendo un ulteriore sostegno e un quadro d’azione generale nell’ambito del quale le campagne di regolarizzazione rappresenterebbero una buona pratica. Tuttavia, il miglioramento dell’accesso dei migranti ai servizi di base rimane un passo necessario per il Marocco. Allo stesso modo, va notato che vi sono alcuni difetti nel sistema di fornitura dei servizi (in particolare del sistema sanitario) che ne limitano l’accesso sia ai marocchini che ai migranti. Inoltre, gli accessi al sistema scolastico e agli alloggi restano inadeguati e spesso portano all’emarginazione degli individui piuttosto che incoraggiarne l’integrazione.
La lotta contro la tratta di esseri umani, i trafficanti e l’approccio alla sicurezza
Gli obiettivi 9, 10 e 11 mirano a prevenire il traffico di migranti, a rafforzare la lotta contro i trafficanti e le loro reti, nonché alla messa in atto di una gestione coordinata delle frontiere. La vicinanza geografica all’Unione europea, con lo stretto di Gibilterra e le enclave spagnole di Ceuta e Melilla, ha reso da sempre il Marocco un paese di transito per le migrazioni in Europa. Questi confini sono tra i più controllati al mondo. Inoltre, il recente blocco delle strade libiche e turche ha aumentato il numero di persone in transito dal Marocco per raggiungere l’Europa. Tuttavia, la cooperazione in materia di sicurezza tra l’Europa e il Marocco è sempre stata concreta e, in particolare per quanto riguarda i confini delle città spagnole sul territorio marocchino – Ceuta e Melilla -, la collaborazione tra forze di polizia marocchine e spagnole è continua.
Nonostante ciò, la sola messa in sicurezza dei confini non è sufficiente per eliminare il traffico di migranti. Al contrario, alcuni studi (Sanchez 2018) hanno dimostrato come il rafforzamento dei controlli diversifichi le strategie dei trafficanti e possa quindi intensificare il traffico. Analogamente, l’attraversamento delle frontiere è influenzato da fattori esogeni al controllo delle frontiere e alcuni studi dimostrano come la chiusura completa di questo confine sia pressoché impossibile (Carrera 2016).
Il fattore più efficace nella soppressione della tratta di esseri umani rimane la presenza di rotte migratorie legali e sicure. Solo l’obiettivo 5 riguarda lo sviluppo di determinate rotte migratorie sicure per il lavoro, ma non collega l’apertura di queste rotte alla lotta contro il traffico di migranti. Se è già difficile per gli irregolari in Marocco trovare un modo per continuare il loro viaggio, va ricordato che anche per i marocchini la situazione non è affatto semplice. Andare all’estero e/o trasferirsi all’estero in modo sicuro e legale è un privilegio riservato solo alle fasce più abbienti della popolazione – e la macchina burocratica da mobilitare è sempre molto pesante. Per le popolazioni meno abbienti, l’unica altra opzione legale è quella di trovare dei contratti di lavoro che consentano loro di lavorare all’estero per un periodo limitato di tempo e a condizioni chiaramente definite. Nella gran parte dei casi, questi contratti offrono lavoro agricolo nei paesi dell’Europa meridionale e, oltre a non essere sufficienti rispetto alla domanda dei lavoratori marocchini, espongono i lavoratori migranti ad eventuali sfruttamenti e abusi.
L’altro confine marocchino che merita particolare attenzione è quello con l’Algeria. Caratterizzato da una maggiore permeabilità rispetto a quello condiviso con la Spagna, questo confine rimane un luogo in cui viene spesso praticata la tratta di esseri umani e vengono commesse violazioni sistematiche dei diritti dei migranti, sia da parte delle reti di trafficanti che delle autorità di entrambi i paesi. Le tensioni tra Marocco e Algeria rappresentano un ostacolo significativo alla cooperazione nel quadro della lotta contro la tratta.
In caso di applicazione delle disposizioni del Patto, il rafforzamento dell’aspetto della sicurezza può portare nel breve termine ad una repressione delle reti dei trafficanti, ma nel lungo termine saranno lo sviluppo di vie sicure di emigrazione regolare e la promozione della libertà di circolazione a contribuire notevolmente a combattere questo fenomeno.
Cooperazione per il rimpatrio e la riammissione di persone in situazione irregolare
Il ritorno e la riammissione dei migranti è spesso oggetto di dibattito negli accordi bilaterali del Marocco, in particolare con l’Unione europea. In particolare, l’accordo di riammissione con l’Unione europea non è ancora stato concluso, anche se i primi negoziati risalgono al 2000. In mancanza di un accordo con l’Unione europea, sono stati conclusi numerosi accordi bilaterali tra Marocco e alcuni paesi europei (Spagna, Italia, Francia e Germania).
La ragione del fallimento dell’accordo con l’UE è in gran parte attribuita alla questione della riammissione di cittadini provenienti da paesi terzi che hanno attraversato il Marocco per entrare in un paese dell’Unione europea. Internamente, questa viene percepita dai marocchini come un’imposizione ingiusta; a livello delle relazioni con i paesi dell’Africa sub-sahariana, il Marocco non può essere percepito come collaboratore della deportazione dei cittadini dei paesi africani. Questa clausola molto delicata presenta anche alcuni problemi tecnici, come l’altissimo costo economico (che è spesso oggetto di una richiesta di sostegno finanziario all’UE) o la difficoltà di determinare con precisione il percorso della persona da espellere.
Considerando che l’obiettivo 21 del Global Compact non fa riferimento diretto ai problemi dei cittadini provenienti da paesi terzi, ciò rischia di non avere un impatto significativo sulle politiche marocchine. Non è escluso che il Marocco continui a portare avanti la sua politica africana e firmi altri accordi bilaterali che prevedano riammissione, ma non sia in grado di dare un nuovo slancio politico all’accordo di riammissione con l’UE. Tuttavia, l’impatto del Patto in questo ambito va cercato nella riaffermazione dell’importanza del principio di non respingimento, che viene ribadito come principio fondamentale del diritto internazionale. Diversi osservatori hanno riferito di casi di migranti arrestati al confine tra Marocco e Spagna e riportati direttamente in Marocco: questa pratica, nota come “respingimento a caldo”, è contraria al diritto di asilo e agli strumenti fondamentali del diritto internazionale. Il rispetto assoluto di questo principio è essenziale per garantire l’integrità dei diritti dei migranti e sarebbe importante rafforzarlo prima dell’adozione del testo, prevedendo in particolare meccanismi e misure concrete. Sarebbe possibile in particolare un collegamento con l’obiettivo 11, che auspica una migliore gestione delle frontiere, per garantire il rispetto dei diritti umani dei migranti, indipendentemente dal loro status.
La prossima tappa
Certamente la prima tappa da considerare per un impatto concreto del Patto è la sua adozione da parte del Marocco durante la conferenza di Marrakech. Anche nell’impossibilità di prevedere il futuro, sulla base dell’attuale posizione internazionale del Marocco, così come dei suoi impegni in materia di politiche migratorie, è improbabile che gli accordi vengano rigettati all’ultimo minuto. Il Marocco – come gli altri paesi che firmeranno il Patto – si riserverà la libertà di continuare a lavorare sui progetti che considera prioritari, ma l’adozione del Patto avrà inevitabilmente un impatto.
Questa riflessione tenta di evidenziare alcuni punti di convergenza e divergenza tra le politiche di migrazione pubbliche del Marocco e gli orientamenti della governance internazionale delle migrazioni. In generale, la gestione marocchina delle politiche migratorie è in linea con i requisiti del Patto, ma restano da affrontare diverse sfide: tra le principali, si evidenziano il rafforzamento del rispetto dei diritti umani dei migranti (specialmente alle frontiere e nei campi, dove sono esposti alla violenza e alla discriminazione) ed un migliore accesso ai servizi di base.
La governance globale delle migrazioni può trarre vantaggio da un inquadramento normativo su scala internazionale, ma è essenziale che il rispetto dei diritti fondamentali dei migranti sia garantito durante l’intero percorso migratorio. Il posizionamento degli attori internazionali tende a dare priorità ad una buona cooperazione tra gli Stati (spesso motivata da preoccupazioni per la sicurezza), ma l’integrità dei migranti rimarrà la forza trainante per qualsiasi cambiamento positivo. Gli strumenti per mettere in pratica i meccanismi del Patto, così come l’impegno continuo e sostenibile delle parti interessate, sono altre variabili che complicano la risposta alla nostra domanda. Allo stesso modo, l’inclusione dei protagonisti della società civile e il rafforzamento del loro ruolo, a livello internazionale e nazionale, sono i presupposti per il progresso nella governance della mobilità umana.