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Paladini dell’ambiente: perdere tutto per difendere la vita

La storia del dottor Yesid Blanco in Colombia

Alvarez Isis

Un recente rapporto ha definito l’America Latina come la regione più pericolosa per i difensori dell’ambiente; Brasile, Colombia, Honduras e Messico sono in cima alla lista, con oltre il 70% dei casi. La Colombia registra attualmente il più alto numero di uccisioni documentate: in poco più di un decennio, 461 attivisti sono stati assassinati, con 79 leader della difesa ambientale uccisi nel solo 2023.

I difensori dell’ambiente corrono numerosi rischi nello sfidare potenti élite e nello schierarsi contro i progetti estrattivi che impattano sulle loro comunità. Possono diventare vittime di omicidi, sparizioni forzate, intimidazioni, diffamazione e criminalizzazione, e tali azioni di ritorsione vengono perpetrate non solo dalle imprese ma anche da organizzazioni statali. Le eredità del colonialismo, compreso il suo modello economico e le sue strutture socio-politiche, intensificano le disuguaglianze e perpetuano la corruzione, creando un ambiente in cui prospera la violenza. In sostanza, l’attività estrattiva ha rappresentato un meccanismo di saccheggio e di appropriazione coloniale e neocoloniale che ha colpito in modo prevalente le comunità rurali, i popoli indigeni, gli afro-discendenti e i difensori dell’ambiente. Di conseguenza, coloro che promuovono questi progetti spesso considerano i difensori dell’ambiente come ostacoli da rimuovere.

La complessa storia della Colombia comprende un conflitto interno che dura da oltre 60 anni e che coinvolge diversi attori: guerriglieri, gruppi paramilitari, narcotrafficanti e forze militari. Barrancabermeja si trova nella valle intermedia del fiume Magdalena, che fin dagli anni Sessanta è stata una delle aree maggiormente segnate dalla violenza. La regione era originariamente abitata dal gruppo nativo degli Yariguíes, che fu in gran parte sterminato alla fine del XX secolo, per favorire lo sfruttamento petrolifero iniziato nel 1915.

Nel 1951 è stata ufficialmente creata Ecopetrol, la più grande compagnia petrolifera nazionale e parte del gruppo delle Carbon Majors. Dieci anni dopo, nel 1961, Ecopetrol assunse il controllo della raffineria di petrolio che operava a Barrancabermeja dal 1922. Secondo Avellaneda, le condizioni di iniquità e segregazione dominanti nelle aree di estrazione del petrolio hanno alimentato conflitti sociali, ambientali e politici, e Barrancabermeja non fa eccezione. Lo sviluppo dell’industria petrolifera non solo ha danneggiato la biodiversità e le acque, ma ha anche avuto un impatto negativo sulla popolazione locale. Le popolazioni indigene e i “colonos” sono stati sfollati dai loro territori, mentre i lavoratori che si sono trasferiti nell’area in cerca di un miglior sostentamento hanno dovuto affrontare condizioni di vita difficili.

Negli anni Cinquanta, la formazione di un sindacato dei lavoratori portò ad alcuni miglioramenti delle condizioni lavorative, ma i conflitti con la compagnia petrolifera continuarono. Le strutture di potere paragovernative consentivano continui abusi. In questo periodo cominciarono a formarsi gruppi di guerriglieri come l’ELN, esacerbando la situazione. Negli anni ’80, i gruppi narco-paramilitari presero il controllo dell’area e lo mantennero poi per decenni. Si infiltrarono nella vita politica e consolidarono il loro potere, assicurando il successo dei loro affari, sia legali come l’allevamento, sia illegali come il traffico di droga. Chiunque si opponesse ai loro piani o chiedesse conto delle loro attività rischiava di diventare un bersaglio.

Le violenze sul territorio esercitate dalle istituzioni statali hanno facilitato lo sfruttamento delle risorse naturali. La militarizzazione dei territori per garantire l’estrazione del petrolio, insieme alla repressione statale delle popolazioni locali e alla cooperazione tra attori statali e gruppi paramilitari, ha intensificato il conflitto armato interno, avvantaggiando chi aspira al controllo locale. La debolezza delle istituzioni e la mancanza di legalità contribuiscono a creare una cultura dell’impunità, permettendo a chi inquina e/o danneggia i difensori dell’ambiente di non essere sanzionato. Nonostante l’Accordo di pace stipulato nel 2016, il governo non ha ancora provveduto ad affrontare le carenze nell’applicazione delle leggi ambientali o nel fornire una protezione adeguata a questi difensori.

Secondo l’ufficio del garante civico, a luglio 2024 si contavano 375 omicidi di firmatari dell’Accordo di pace.

Il caso del dottor Yesid Blanco, un noto pediatra colombiano che in passato ha ricoperto il ruolo di direttore dell’Unità di terapia intensiva neonatale presso la Clinica Magdalena di Barrancabermeja – città spesso definita la “capitale del petrolio” della Colombia – illustra l’andamento di queste dinamiche. Nel 2018, il dottor Blanco ha ricevuto il “Prize for Medical Achievement for A Better Life” dall’Organizzazione internazionale per la formazione e la ricerca medica (IOCIM), ed altri riconoscimenti internazionali nel settore.

Nel 2007, quando il dottor Blanco arrivò a Barrancabermeja per lavorare come pediatra, osservò che le malattie della pelle e quelle respiratorie e gastrointestinali erano i problemi di salute più comuni tra la popolazione locale. Pur essendo a conoscenza della scarsa qualità dell’acqua nella zona, non si aspettava di diventare un sostenitore del diritto all’acqua potabile. Tuttavia, in una fase successiva della sua carriera, si è concentrato sulla sanità pubblica ed è poi diventato un difensore dell’ambiente.

Nel 2016, il profilo epidemiologico locale cambiò radicalmente, con un aumento significativo delle malattie immunologiche e dei casi di cancro, oltre all’emergere di condizioni rare come l’anencefalia e la sindrome di Job. Quando il dottor Blanco iniziò a indagare sulle potenziali cause, si allarmò nello scoprire che bambini, donne incinte e persino animali domestici nella zona di Patio Bonito a Barrancabermeja presentavano questo tipo di problemi di salute. Inoltre, notò che i lamantini e altri animali selvatici stavano morendo, a pochi mesi di distanza dall’insediamento della discarica di Yerbabuena.

L’unica fonte di acqua potabile per la città, che ha una popolazione di circa 300.000 abitanti, era la “Ciénaga de San Silvestre”, un’area umida protetta che funge da habitat per lamantini e altri animali selvatici ed è riconosciuta come parte dell’area del “Corridoio del Giaguaro”. In quanto tale, qualsiasi attività dannosa in questa zona era vietata. Tuttavia, nel 2014, l’autorità ambientale locale, la Corporazione autonoma di Santander (CAS), aveva concesso una licenza all’azienda locale Rediba per costruire una discarica nel cuore della Ciénaga, senza consultare preventivamente la comunità.

Va sottolineato che Ecopetrol fornì alla CAS uno studio di fattibilità che raccomandava quel sito specifico per la discarica. Il dottor Blanco e altri attivisti locali ritengono che quella decisione sia stata una mossa strategicamente calcolata dalla compagnia petrolifera, poiché l’estrazione del petrolio con varie tecniche, tra cui il fracking, è consentita nelle aree contaminate.

Le ricerche del dottor Blanco lo condussero a raccogliere campioni d’acqua nella zona, rivelando livelli allarmanti di mercurio. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda livelli di sicurezza di 0,002 mg/kg, ma campioni recenti hanno mostrato livelli di 4,25 mg/kg, ovvero 225 volte superiori al limite di sicurezza. Il dottor Blanco collegò subito l’aumento di malattie alla contaminazione dell’acqua. Con l’assistenza di un’organizzazione locale segnalò questi dati a varie autorità, ma purtroppo la maggior parte dei ricorsi vennero respinti e il dottor Blanco divenne bersaglio di diffamazione da parte del sindaco della città. In risposta, Blanco avviò un procedimento per la revoca del sindaco, ma dovette affrontare grosse difficoltà perché questi aveva forti legami con gruppi paramilitari, alcuni dei cui membri avevano connessioni con la potente società British Petroleum (BP).

Riconoscendo che la sua battaglia stava assumendo implicazioni più ampie, il dottor Blanco continuò a lottare tramite la sua organizzazione, la Corporación Yariguíes. Riuscirono a far chiudere una delle due discariche progettate (Anchicayá), ma la situazione rimase disastrosa. In seguito alle loro denunce iniziali, la Corte Costituzionale ha poi ordinato a Rediba, l’azienda che gestisce la discarica, di controllare l’inquinamento da percolato che colpisce l’acqua potabile locale attuando una migliore gestione delle acque reflue. Sfortunatamente, questa “soluzione” ha avuto scarso impatto a causa della mancanza di controlli sull’applicazione di tale disposizione. In seguito, si è diffusa la notizia che Flor María Rangel, la direttrice del CAS responsabile del rilascio della licenza per la discarica in un’area protetta, è stata incarcerata con l’accusa di corruzione.

Il calvario del dottor Blanco iniziò con atti di diffamazione, persecuzione e criminalizzazione che alla fine hanno costretto lui e la sua famiglia a rifugiarsi all’estero. Dopo che rifiutò di accettare tangenti, i paramilitari e i politici che avevano interessi nella discarica lanciarono una feroce campagna diffamatoria contro di lui. Ad alcuni suoi ex pazienti venne offerto denaro per accusarlo falsamente di negligenza professionale, ma solo una famiglia accettò di aiutare i criminali nel loro piano. Sebbene il Tribunale Medico Etico lo avesse dichiarato non colpevole, mesi dopo un giudice riaprì inspiegabilmente il caso. Come conseguenza, il dottor Blanco fu condannato a una ammenda di mezzo milione di dollari, che portò alla confisca di tutti i suoi beni e lo spinse verso la bancarotta. Questo procedimento legale è tuttora in corso. Le minacce contro il dottor Blanco e la sua famiglia aumentarono, spingendolo a lasciare il suo lavoro presso la Clinica Magdalena, e qualche mese dopo decise di lasciare il paese, dopo aver saputo che era stato emesso un ordine per il suo assassinio e aver scoperto anche l’identità dei potenziali killer. Purtroppo, la protezione statale che aveva richiesto non arrivò mai. Con l’assistenza di un’organizzazione per i diritti umani Blanco riuscì a lasciare il Paese nel 2018 e tuttora, sette anni dopo, non può farvi ritorno.

Poche persone oggetto di persecuzioni e vessazioni come quelle che ha subito il dottor Blanco sono ancora vive per raccontarlo. Ma un’altra storia è iniziata dopo che lui e la sua famiglia sono arrivati in un paese straniero, senza denaro per ricominciare; per sbarcare il lunario, il dottor Blanco ha dovuto accettare ogni tipo di lavoro, come quello di operaio edile. La situazione ha ovviamente avuto ripercussioni sulla salute del dottor Blanco, che è stato colpito da ansia, depressione e da altri disturbi e ha anche divorziato, mentre nel frattempo l’azienda Rediba ha continuato a operare liberamente. Secondo Global Witness, la grande multinazionale francese Veolia, che sostiene di essere “leader” al mondo in materia di criteri ambientali, sociali e di governance (ESG), ha acquistato la discarica nel 2019 pur sapendo dell’oscuro passato di Rediba.

Mentre l’azienda continua a guadagnare, i difensori ambientali locali, le comunità e gli ecosistemi continuano a soffrire. Nel febbraio 2024, il presidente colombiano Gustavo Petro ha proposto a Barrancabermeja che la regione cessi di costituire una “zona di sacrificio ambientale” (Environmental Sacrifice Zone) e diventi invece un centro per l’energia pulita, poiché aziende come Ecopetrol dovranno passare a tecnologie più attente al clima. Nel 2017, nel pieno della fase delle loro denunce, il dottor Blanco e i membri della comunità avevano incontrato Gustavo Petro (all’epoca senatore dell’opposizione). Egli era a conoscenza della loro situazione, ma da quell’incontro non scaturì alcuna azione concreta.

Oggi il dottor Blanco, insieme alle comunità colpite da politici corrotti e aziende avide, continua a fare affidamento sull’azione collettiva. Nel corso degli anni ha trovato un fondamentale sostegno da diverse reti, come organizzazioni ambientaliste e per i diritti umani, istituzioni accademiche e media, che hanno contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica sul caso di Blanco. Sebbene non si intraveda ancora una soluzione, nonostante i molteplici strumenti giuridici internazionali che proteggono i difensori dell’ambiente, un barlume di speranza è emerso grazie all’Unione Europea. La Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) stabilisce l’obbligo per le grandi aziende di identificare e affrontare gli impatti negativi sui diritti umani (come il lavoro minorile) e gli effetti ambientali (come l’inquinamento) nelle loro operazioni, in quelle delle loro filiali e lungo le loro catene di approvvigionamento.

Nel frattempo, mentre questa direttiva entra in vigore, il dottor Blanco ricorda i suoi giorni da medico ed esprime il desiderio di poter tornare nella città che ritiene gli abbia “dato tutto”.

 

 

 

 

 

Versione originale dell’articolo

 

Le informazioni contenute nell’articolo provengono dall’intervista realizzata dall’autrice al Dott. Yesid Blanco via Zoom.