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Dal litio della puna alla fabbrica di Tesla

Novas Mariano

Nel maggio 2024, centinaia di manifestanti per il clima hanno tentato di occupare la fabbrica di Tesla alla periferia di Berlino a causa dell’impatto che l’espansione dell’impianto dei veicoli elettrici potrebbe avere sulle riserve di acqua potabile e sulla deforestazione delle aree boschive locali. Nonostante il contraccolpo sociale, le autorità di Grünheide hanno autorizzato il piano di raddoppio della produzione dell’azienda, scatenando un nuovo ciclo di proteste ancora più militanti. Questo evento scatenante – avvenuto nel cuore verde d’Europa – ci invita a riflettere in modo approfondito sulla catena del valore e ad analizzare anche i conflitti socioambientali generati dall’estrazione del litio in America Latina, dove le comunità indigene denunciano l’intaccamento delle loro risorse idriche e l’espropriazione dei loro territori.

Abbiamo bisogno di una transizione energetica urgente, ma sorge una domanda cruciale: chi sta sostenendo i costi di questa transizione e chi ne sta beneficiando? Che tipo di transizione stiamo vivendo?

La Germania si è impegnata a eliminare completamente il carbone (la sua principale fonte di energia) e a raggiungere l’80% della fornitura totale di elettricità attraverso le energie rinnovabili. Tuttavia, mentre il governo tedesco prevede di promuovere la mobilità elettrica e la progressiva eliminazione dei combustibili fossili, in America Latina si stanno diffondendo i progetti estrattivi che la alimentano, esacerbando i conflitti socioambientali nei territori. Il carbone necessario all’economia tedesca viene importato in parte dalla Colombia, dove i danni ambientali dell’attività estrattiva sono in costante crescita. (Gran parte del carbone proviene da una delle più grandi miniere di carbone a cielo aperto dell’America Latina. La miniera di El Cerrejón è fonte di controversie tra ambientalisti e attivisti per i diritti umani. Käufer, 2022). Nel frattempo in Argentina, Cile e Perù si moltiplicano gli investimenti per estrarre materie prime considerate essenziali per la decarbonizzazione, come il rame o il litio, causando un aumento della conflittualità sociale e delle proteste per l’impatto sull’acqua.

Per quanto riguarda la mobilità elettrica, il governo federale tedesco si è posto l’obiettivo di arrivare ad avere più di 10 milioni di veicoli elettrici in circolazione entro il 2030. A tal fine, concede crediti d’imposta ai cittadini che scelgono questa opzione investendo in infrastrutture di ricarica. Queste politiche hanno permesso alla Germania di posizionarsi nel 2023 tra i maggiori mercati di veicoli elettrici in Europa, creando così un clima favorevole agli investimenti nel settore. Infatti, il CEO di Tesla – Elon Musk – ha deciso di investire nel “cuore verde d’Europa” ed evitare che questo mercato cada nelle mani delle aziende cinesi.

La Gigafactory è stata inaugurata nel 2022 ed è il primo impianto di produzione di Tesla in Europa in cui vengono costruiti migliaia di veicoli elettrici all’anno. Nel 2023 l’azienda ha chiesto al governo locale il permesso di raddoppiare la produzione e raggiungere un milione di unità della Model Y, che costa circa 60mila euro. Tuttavia, ciò richiede la deforestazione di oltre cento ettari di bosco per l’espansione, richiedendo al contempo una quantità significativa di acqua per il suo funzionamento. Secondo la giornalista Kate Konnoly (2024), Tesla utilizza 1,8 milioni di metri cubi di acque sotterranee per produrre tra le 300.000 e le 500.000 auto all’anno in una zona idrica protetta. Ciò solleva obiezioni sulla disponibilità e la contaminazione dell’acqua per la comunità locale e dintorni come, per esempio, la città di Berlino.

A seguito di crescenti contestazioni, nel febbraio 2024 si è tenuto un referendum non vincolante col quale i partecipanti locali hanno bocciato il progetto di espansione con il 62% di voti, con lo slogan “chiudi il rubinetto a Tesla” (Iniziativa dei cittadini di Gruenheide 2024). Nonostante ciò, il governo locale ha respinto il messaggio dei cittadini e ha concesso all’azienda l’autorizzazione ad andare avanti con i suoi piani, provocando un nuovo ciclo di proteste iniziato con il sabotaggio elettrico dell’azienda, il tentativo di occupazione e l’attuale scenario che vede accampamenti nelle vicinanze che cercano di bloccare il progetto.

E’ chiaro che combattere il cambiamento climatico significa abbandonare i combustibili fossili e che ciò richiede una ristrutturazione dell’industria automobilistica. Ma l’ambizione di Tesla di moltiplicare la sua produzione incide seriamente sulla sicurezza idrica di centinaia di migliaia di persone in Germania. Quindi, l’idea di promuovere la crescita verde può compromettere un altro obiettivo per lo sviluppo sostenibile, che è quello di garantire a tutti un approvvigionamento idrico sicuro e accessibile (SDG 6). Il giorno della manifestazione, Elon Musk ha postato sul social network X: “Questi sono gli ecoterroristi più stupidi della terra”.

Il litio di cui Elon ha bisogno. Cosa succede dall’altra parte della catena del valore?

Un tema chiaramente non problematizzato a sufficienza è quello dell’impatto socioambientale generato dall’estrazione di materie prime considerate strategiche per la mobilità elettrica nei territori del Sud del mondo.

Il sistema di saline della regione sudamericana ospita il 60% delle riserve mondiali di litio e oltre l’80% del litio concentrato in salamoia. Questi ecosistemi hanno come caratteristica principale la scarsità di acqua e un elevato grado di purezza che permette l’accesso alla risorsa con costi di produzione molto bassi. In Argentina, i progetti minerari stanno aumentando la pressione estrattiva sulle saline della puna, che coincidono in parte con territori abitati da comunità rurali e indigene. Tuttavia, le agevolazioni concesse dal governo di Javier Milei per attrarre investimenti di capitali stranieri contrastano con la scarsa attenzione per l’esercizio dei diritti delle comunità locali che denunciano l’espropriazione dei loro territori e l’impatto nocivo sulle acque.

Nel Salar del hombre muerto, salina situata nella provincia di Catamarca, opera Arcadium Lithium, che fornisce a Tesla e BMW parte del litio necessario per le batterie delle auto elettriche. Qui l’azienda ha finito per distruggere le scarse risorse idriche della zona (la valle del fiume Trapiche e il fiume Los Patos), principali fonti di approvvigionamento idrico per la popolazione locale e sostegno alla fauna autoctona. Román Guitan, capo della comunità Atacameños del Altiplano, ha dichiarato: “Stanno risucchiando tutta l’acqua. I fiumi si prosciugheranno e ci sono zone in cui l’acqua non arriverà più. Chi se ne occuperà? Ci lasceranno senz’acqua. Forse tra dieci anni avranno prosciugato tutto, se ne andranno e noi, di cosa vivremo? Non possiamo avere un’auto elettrica, non ci serve un veicolo di alta gamma”. (Gulman, 2024).

Insomma, le comunità della puna stanno pagando i costi economici e ambientali per assicurare l’approvvigionamento di litio necessario a risolvere una crisi climatica a cui non solo non hanno contribuito, ma da cui sono maggiormente colpite. La geopolitica della transizione implica, quindi, il sacrificio non solo dei territori ma anche la distruzione delle risorse fondamentali per la vita di molte persone.

Lungi dal rafforzare i diritti indigeni o dall’avviare un percorso verso la transizione energetica ecosociale, il governo di Javier Milei sta promuovendo un modello estremo di neoliberismo recentemente approvato al Senato, chiamato Ley de Bases (Legge delle basi). Istituisce, tra gli altri, il Regime di incentivazione per i grandi investimenti (Régimen de Incentivo para las Grandes Inversiones, RIGI) che concede agevolazioni fiscali e tributarie straordinarie alle imprese estrattive (minerarie e idrocarburi) per trent’anni. L’approvazione di questi articoli implica non solo il ritiro dello Stato da questioni strategiche – come la pianificazione della transizione energetica o la protezione dell’ambiente – ma anche un’insolita svolta politica in termini di rinuncia alla sovranità, in quanto consente, ad esempio, alle imprese estrattive di avere la priorità nell’uso dell’acqua rispetto ai cittadini.

In definitiva, gli eventi in Germania e Argentina non vanno analizzati isolatamente. La transizione energetica nei Paesi europei non può avvenire a scapito dell’estrattivismo nel Sud del mondo, né è auspicabile che gli interessi delle aziende di mobilità elettrica abbiano la precedenza sulla sicurezza idrica delle popolazioni. È tempo di affrontare le grandi sfide del cambiamento ambientale globale in modo sistemico, così che la soluzione di un problema non ne aggravi altri.

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Foto Credits: Coordenação-Geral de Observação da Terra/INPE, ATTRIBUTION-SHAREALIKE 2.0 GENERIC, attraverso Flickr