Guatemala: anni Duemila, gli antefatti di oggi
Parte 2 Guatemala: un conflitto tra democrazia illiberale e trappola della cleptocrazia
Anni Duemila: Commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala. I risultati della lotta alla corruzione e all’impunità e le reazioni delle élite coinvolte nelle indagini e nei processi giudiziari.
In seguito all’attuazione degli Accordi di pace e nel contesto che si venne a creare dopo la loro approvazione, e prevedendo la necessità di aumentare i livelli di protezione e sicurezza personale sradicando gli organismi illegali e gli apparati clandestini che operavano in Guatemala, comprese le organizzazioni all’interno della struttura statale, fu anzitutto promossa la creazione della Commissione d’inchiesta sugli organismi illegali e sugli apparati di sicurezza clandestini (Comisión de investigación de cuerpos ilegales y aparatos clandestinos de seguridad, CICIAC).
Nello sviluppo della sua attuazione, si decise di creare la Commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala (Comisión Internacional contra la Impunidad en Guatemala, CICIG), con l’obiettivo di combattere la corruzione, rafforzare la capacità investigativa del Ministerio Público (la Procura generale della Repubblica, istituzione ausiliaria della pubblica amministrazione e dei tribunali con funzioni autonome, il cui scopo principale è quello di garantire il rispetto delle leggi del Paese) e le capacità del sistema giudiziario, mantenendo i mandati della CICIAC.
La CICIG lavorò su 124 casi emblematici e di grande impatto portati dinanzi ai tribunali di giustizia. A seguito delle indagini congiunte con la Procura della Repubblica e per gli effetti e le ripercussioni generate, segnaliamo quanto segue dall’elenco pubblicato dalla CICIG nel suo rapporto “Casi 2009 – 2018”:
- La scoperta di gravi atti di corruzione che hanno portato alla destituzione e alla condanna del presidente della Repubblica Otto Pérez Molina, del suo vicepresidente e dei suoi ministri.
- Le indagini sulla corruzione dell’ex Presidente Portillo, che ha scontato una pena detentiva.
- Le varie indagini sul finanziamento illecito di diverse campagne elettorali, tra cui i casi della candidata presidenziale del partito UNE (Unidad Nacional de la Esperanza) Sandra Torres e del Presidente in carica Jimmy Morales nel 2018. Oltre a questi casi, ci sono stati diversi partiti politici con finanziamenti illeciti (si veda l’elenco nel rapporto della CICIG).
- La verifica di importanti casi di corruzione, legati all’acquisto di farmaci nella Sanità Pubblica e nell’istituto di Sicurezza Sociale del Guatemala, che hanno portato a pene detentive per i fornitori, cui si sono aggiunti, in alcuni di questi casi, i reati di finanziamento illecito delle campagne elettorali.
- Reti di potere, corruzione e riciclaggio di denaro.
- Corruzione nel progetto di trasporto trans-urbano che ha portato all’incarcerazione dell’ex presidente Álvaro Colon e di alcuni suoi ministri.
- Indagini su membri della magistratura per aver fornito protezione e immunità a persone accusate di corruzione.
- Cooptazione dello Stato e indagini su diversi enti come il Registro delle proprietà, l’ente responsabile delle questioni fiscali (Superintendencia de Administración Tributaria, SAT), e la Direzione del porto.
- Appropriazione indebita del ministero della Difesa e delle imprese dell’industria militare.
- Interconnessioni tra circuiti della droga, denaro e potere locale.
- Parlamentari implicati in diversi reati, posizioni fantasma nel Congresso e traffico di influenze.
- Diverse proposte di riforma per il rafforzamento del sistema giudiziario, proposte di modifica del Codice penale.
Conseguenze
I forti progressi raggiunti nella lotta alla corruzione e all’impunità, e le conseguenti sanzioni penali, scatenarono pesanti reazioni nelle élite di potere guatemalteche, che avevano percepito direttamente la lesione dei loro interessi, soprattutto nei settori economici che procedevano in modi contrari alla legge.
Uno dei casi più rilevanti fu la sanzione inflitta a 12 membri dei settori economici più potenti del Paese per aver finanziato illegalmente il partito del presidente Jimmy Morales Fronte di Convergenza Nazionale (Convergencia Nacional).
Questo finanziamento fu un atto di corruzione perché si richiedeva di compiere atti contrari al mandato istituzionale. I 12 imputati hanno poi potuto commutare la loro pena detentiva con un appello pubblico alla nazione in cui confessavano il crimine commesso e chiedevano perdono.
A seguito delle reazioni alle indagini della CICIG e della Procura della Repubblica guidata dalla procuratrice generale Thelma Aldana, il sistema dei partiti politici attraversava una situazione di crisi agonizzante che comportava il rischio di una parziale perdita del controllo politico dello Stato da parte di segmenti dell’élite dominante e dei nuovi settori incorporati nella cleptocrazia.
Dunque, per assicurarsi di non rischiare più la perdita del potere, il sistema delle élite progettò una strategia a lungo termine per rafforzare e incrementare la cooptazione e il controllo dello Stato e delle principali organizzazioni della società civile necessarie ai loro scopi, come l’Ordine degli avvocati e l’Università San Carlos, tra le altre. Quest’ultima è da segnalare per la sua capacità di condizionare ed influenzare la scelta di quelle figure istituzionali destinate ad occupare posizioni rilevanti nella struttura statale, in particolare nel sistema giudiziario, nella Corte Costituzionale e nell’elezione del procuratore generale.
Quello che in Guatemala viene chiamato “Patto di Corruzione” è una coalizione eterogenea composta da diverse organizzazioni e settori, con interessi non sempre coincidenti e non sempre compatibili. Secondo l’ex ministro degli Esteri Edgard Gutiérrez, «si tratta di un’élite che dal 2019 funge da punta di diamante del patto di corruzione, una coalizione informale di politici, élite delle più importanti istituzioni dello Stato e imprenditoriali, potenti gruppi di narcotrafficanti, che ha fatto regredire le libertà civili e politiche, scatenando una feroce persecuzione contro i dissidenti, in particolare gli operatori della giustizia indipendenti» (citato da Carlos Malamud e Rogelio Núñez, “Guatemala y el acoso a la democracia en América Latina”, Real Instituto Elcano, ARI 3/2024).
I principali esponenti di questa coalizione sono stati la Procura della Repubblica sotto la direzione di Consuelo Porras e i suoi pubblici ministeri, che hanno destituito il capo della Procura anticorruzione, e indebolito la Corte costituzionale, il TSE e settori della magistratura. A ciò si è aggiunta la creazione della Fondazione contro il terrorismo e dell’Organizzazione Immortal Guatemala, quest’ultima composta principalmente da membri dell’Associazione guatemalteca dei veterani militari sostenuti da alcune chiese evangeliche. Come risultato delle azioni di questo patto, ci sono più di 30 operatori giudiziari, giudici e procuratori in esilio e altri in carcere per aver svolto attività investigative o di accusa giudiziaria in casi di corruzione legati al patto corruttivo. Il quotidiano El Periódico è stato costretto a chiudere e il suo fondatore e direttore è attualmente sotto processo e in carcere; anche diversi membri della redazione giornalistica sono stati costretti all’esilio.
Questa rete di interessi ha progressivamente e cumulativamente costruito una fittissima trama istituzionale pubblico-privata che ha permesso di massimizzare l’aumento delle proprie quote di potere, l’appropriazione di risorse finanziarie e un forte scudo penale per gli atti illeciti commessi.
I suoi principali sostenitori sono stati gli ultimi due presidenti del Guatemala, fautori di un accentramento di potere nell’esecutivo e supportati da un braccio operativo attraverso la creazione di un centro di governo preposto alla nomina delle cariche istituzionali più rilevanti.
Come sottolineano i politologi Steven Levitsky e Daniel Ziblatt nella loro pubblicazione “How Democracies Die”, il modo per porre fine alle democrazie non è attraverso i tradizionali colpi di Stato, ma attraverso l’appropriazione delle istituzioni e la vessazione degli attori politici e della società civile. Queste nuove modalità autocratiche delle democrazie illiberali cooptano le istituzioni, strumentalizzano i tribunali e altri ordinamenti genuinamente democratici per costruire il loro nuovo quadro pseudo-giuridico, rimangono al potere ed escludono i partiti e i leader dell’opposizione con misure repressive ed elezioni fittizie.
Foto Credits: Juan Francisco, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons