Il ruolo dei Régulos e la sostenibilità dei mezzi di sussistenza delle famiglie che dipendono dalla raccolta di legna
Il caso della lavorazione dei mitili a Chongoene Beach, nella provincia di Gaza
Una delle grandi sfide che il Mozambico deve attualmente affrontare riguarda la conservazione e l’uso sostenibile delle foreste. La crescita della popolazione e la rapida urbanizzazione, la deforestazione per il reperimento di cibo, di legna da ardere e carbone vegetale, i roghi incontrollati, il disboscamento illegale e lo sfruttamento sfrenato del legname e delle miniere minacciano la conservazione e il mantenimento delle foreste del paese.
È dalle foreste che gran parte della popolazione ricava l’energia per uso domestico, sotto forma di legna da ardere e carbone vegetale, e poi anche materiali da costruzione, e materia prima per l’industria del legno. Le foreste non solo proteggono la fauna selvatica, il suolo, le fonti d’acqua, i bacini idrografici e il patrimonio paesaggistico naturale, ma sono anche fondamentali per fissare l’anidride carbonica, per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici e costituiscono un importante serbatoio di biodiversità per le generazioni presenti e future del Mozambico.
Recenti studi sulla situazione delle foreste in Mozambico indicano che le 15 riserve forestali del Paese sono state per lo più occupate dalle comunità locali e dai taglialegna, e ci sono ancora grandi difficoltà a livello di governance e amministrazione, oltre che nella predisposizione e nell’attuazione dei piani di gestione e nella presa di coscienza del valore effettivo della conservazione.
Le principali minacce alle aree di conservazione sono l’agricoltura di sussistenza, il prelievo di legna, l’estrazione di carbone, il disboscamento illegale e le prospezioni minerarie, con maggiori tassi di deforestazione soprattutto lungo la costa e nei corridoi di sviluppo delle regioni centrali e settentrionali. La deforestazione e il degrado forestale sono tra le attività umane che hanno maggiore impatto sul clima, in Mozambico. A ciò si aggiungono altri fattori socio-economici, come gli alti livelli di povertà e la forte dipendenza della popolazione dalle risorse naturali, che hanno conseguenze negative sulla capacità di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici del paese.
Questi fattori, oltre alla mancanza di politiche efficaci e di risorse sufficienti per monitorare e ripristinare le risorse forestali, mettono a rischio la disponibilità di queste risorse in futuro e anche la sussistenza di quelle famiglie che in gran parte vivono delle risorse forestali soprattutto sulla costa e nei Corridoi di sviluppo centrale e settentrionale.
È importante notare che le attività di sussistenza familiare che dipendono dalle risorse naturali, e in particolare dalle foreste, sono sempre esistite e si sono sviluppate in modo positivo nel passato, sotto la supervisione dei capi tradizionali dei villaggi (Régulos) che controllavano e supervisionavano l’uso sostenibile di queste risorse da parte delle comunità.
L’obiettivo di questa analisi è quello di illustrare il ruolo che i Régulos hanno avuto in passato nel controllo delle risorse naturali, in relazione ad attività fortemente dipendenti dalla legna da ardere, usando come esempio la lavorazione dei mitili sulla spiaggia di Chongoene, (distretto di Chongoene, della provincia di Gaza), nel Mozambico meridionale. La forte dipendenza di questa attività dalla legna da ardere mette a rischio la sua continuazione nel futuro se questa risorsa, che ne costituisce il principale fattore di sviluppo locale, si esaurisse, a meno che non vengano attuate politiche efficaci di controllo della deforestazione e un piano di riforestazione delle dune di Chongoene Beach.
La lavorazione dei mitili sulla spiaggia di Chongoene e la sua dipendenza dalla legna da ardere
L’attività di pesca di molluschi da parte degli abitanti della costa nel Mozambico sud-occidentale ha una lunga storia, attestata dal punto di vista archeologico dalla presenza di numerose conchiglie antiche, reperite nelle dune costiere lungo il tratto di costa di Chongoene Beach. Questi resti e i detriti biologici di conchiglie testimoniano una dieta basata su molluschi marini e non, echinodermi, pesci e uccelli di riva. Ciò appare coerente con i modelli di abitazione e le abitudini note degli insediamenti umani che vivevano vicino al mare in quella zona. Il mollusco Perna Perna (mitilo o cozza) veniva raccolto principalmente da donne appartenenti a famiglie monoparentali, e soprattutto dalle donne Valenga.
Le cozze venivano talvolta scambiate con altri prodotti di prima necessità come zucchero, sapone e olio da cucina. Il costante utilizzo dei molluschi marini e del pesce testimonia del loro valore economico e sociale per il sostentamento e lo sviluppo della comunità nella zona.
Analogamente a quanto avveniva in passato per le donne di Valenga, anche la lavorazione dei mitili sulla spiaggia di Chongoene è attualmente svolta per lo più da donne (appartenenti a famiglie monoparentali con a capo una donna), che svolgono questa attività per sostenere le proprie famiglie. Queste donne, a differenza delle famiglie monoparentali nate dalla traiettoria migratoria maschile presentata in uno studio sulla migrazione nel contesto del SAMP (Southern African Migration Programme), vivono da sole con figli, nipoti e/o fratelli, cercando i mezzi per sostentare il proprio nucleo familiare.
Non disponendo di attrezzature adeguate per la conservazione dei mitili, ricorrono a una lavorazione che consiste nel cuocerle utilizzando legna presa dalle dune della spiaggia di Chongoene e acqua di mare, per facilitarne l’estrazione dai gusci. Successivamente i mitili vengono lasciati ad asciugare al sole per farli seccare. I molluschi così trattati possono conservarsi per un periodo che va da 30 a 90 giorni.
Il problema è che il disboscamento delle dune per raccogliere legna da ardere e carbone minaccia la biodiversità, causa frane e inquina l’ambiente. Inoltre, la modalità di raccolta della legna, non sostenibile e senza alcun piano di riforestazione del sito, mette a rischio di futura scarsità della legna stessa, con possibili conseguenze negative sulla sopravvivenza di queste famiglie la cui attività dipende in gran parte da questa risorsa forestale.
Ma come è sopravvissuta questa attività nel periodo coloniale, utilizzando la legna da ardere presa dalle stesse dune di Chongoene Beach? Come veniva controllata questa risorsa forestale?
Gli studi effettuati indicano che durante il periodo coloniale la sorveglianza forestale e faunistica aveva un’organizzazione capillare. La sorveglianza forestale era separata da quella faunistica e il suo scopo era quello di disciplinare lo sfruttamento e l’utilizzo dei prodotti forestali, nonché di prevenire e reprimere gli atti dei trasgressori delle norme stabilite nei regolamenti forestali. Il sistema era ben dotato di risorse umane ed equipaggiamento e il finanziamento della sorveglianza era garantito dai Fondi per la protezione della fauna e per la promozione forestale. Il regolamento forestale prevedeva un elenco di violazioni e le relative sanzioni. Le autorità tradizionali, come i “Régulos”, ora conosciuti come “Capi Tradizionali”, investiti di potere dalle autorità portoghesi, erano i responsabili del controllo dell’uso delle risorse forestali e faunistiche da parte delle popolazioni delle loro aree, sulla base degli usi e costumi seguiti dalle comunità costiere locali. Secondo i regolamenti forestali, potevano essere rimossi solo i rami secchi e i resti degli alberi morti.
Secondo le e dichiarazioni raccolte durante un’intervista del 18 novembre 2022 a uno degli ex Régulos Chongone della comunità di Macamwine, che attualmente è un Capo Tradizionale della spiaggia di Xai-Xai, la violazione dei regolamenti comunitari era considerata una grave offesa per gli spiriti, che potevano vendicarsi portando disgrazie al trasgressore e alla sua famiglia. I membri delle comunità temevano più queste punizioni che i regolamenti scritti. Inoltre, il trasgressore era soggetto a severe sanzioni che andavano dal pagamento di ingenti multe ai lavori forzati e alla pena della frusta. I capi delle comunità sparse lungo la zona costiera nel sud del Paese governavano i comportamenti nelle rispettive aree ed esercitavano la loro autorità sulle comunità della loro zona. Le norme tradizionali avevano valore di legge e costituivano un forte strumento di educazione delle comunità al rispetto delle risorse forestali e faunistiche.
Tuttavia, con l’indipendenza del Paese, le gerarchie dei Régulos sono state smantellate, soprattutto per quanto riguarda il controllo che essi e altre autorità locali esercitavano sulle comunità costiere nell’uso e nello sfruttamento delle risorse forestali. La situazione è stata aggravata dalla recrudescenza del conflitto armato, con l’abbandono di parchi e riserve, con la maggior parte degli ispettori e delle guardie che hanno cercato rifugio nelle città e con la paralisi delle attività. Di conseguenza, si è verificato ovunque un significativo aumento della deforestazione e degli incendi incontrollati. Ad aggravare la situazione, altri studi indicano un indebolimento del sistema di controllo in dipendenza del numero ridotto di ispettori e di mezzi e della mancanza di stimoli per un corretto svolgimento delle attività.
In conclusione date le condizioni attuali, si può affermare che se non si rispettano le norme forestali che obbligano al taglio dei soli alberi e rami secchi e se non si rafforza la sorveglianza delle aree forestali protette, la sostenibilità delle attività familiari dipendenti dall’uso di legna da ardere potrà essere compromessa nel lungo periodo, con l’esaurimento delle risorse forestali.
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Foto Credits: CIF Action – Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0) attraverso Flickr
Berta Macamo, scattata ad agosto 2022