Insicurezza alimentare e nutrizionale in Mozambico
Il Mozambico è tra i paesi dell’Africa subsahariana con i più alti livelli di insicurezza alimentare (circa il 24% delle famiglie) e malnutrizione cronica (circa il 43% dei bambini al di sotto dei 5 anni), maggiormente prevalenti nelle aree rurali. È anche uno dei paesi più poveri al mondo, con circa il 46% della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà (dati 2016 del Ministero dell’Economia e delle Finanze del Mozambico), e tra i più vulnerabili ai cambiamenti climatici, a causa della sua posizione geografica.
Per “insicurezza alimentare” si intende una situazione in cui un individuo o un gruppo della popolazione non ha accesso al cibo o non ne ha disponibilità sufficiente, in termini di qualità e quantità, e si manifesta con la fame, la malnutrizione e in taluni casi persino con l’obesità, in dipendenza di vari fattori. In Mozambico la politica per la sicurezza alimentare ha acquisito maggiore importanza, visibilità e un approccio più integrato e intersettoriale soprattutto a partire dal 1998, quando la prima Strategia Nazionale per la Sicurezza Alimentare e la Nutrizione venne redatta dal SETSAN (Segretariato Tecnico per la Sicurezza Alimentare e la Nutrizione) e approvata dal governo con la Risoluzione interna 16/98 (ESAN).
L’insicurezza alimentare è il risultato di vari fattori come la crescita accelerata dell’urbanizzazione e della popolazione, la povertà, i disastri naturali e la mancanza di educazione alimentare e nutrizionale, che interferiscono con l’accesso quantitativo e qualitativo al cibo.
Sull’argomento sono stati finora condotti studi a livello nazionale sulla misurazione dell’insicurezza alimentare e nutrizionale cronica (Chronic InSAN), mentre la misura delle variazioni annuali indica l’insicurezza alimentare e nutrizionale acuta (Acute InSAN). Gli studi hanno concluso che nel paese vi sono persone in condizioni di insicurezza alimentare acuta a causa di shock climatici (inondazioni, alluvioni e siccità) che colpiscono la produzione agricola, principale fonte di cibo e di reddito in generale nelle aree rurali, nonché di alcuni conflitti militari, come ad esempio quello che sta affliggendo la provincia di Cabo Delgado dal 2017, e a causa della crisi economica alimentare. Esempi recenti mostrano il verificarsi di molteplici shock negli ultimi 12 mesi, in particolare i cicloni tropicali Ana e Gombe nelle zone centrali e settentrionali del Paese; la siccità e l’irregolarità delle precipitazioni in alcune parti delle zone meridionali e centrali del Paese; la distruzione dei raccolti da parte di animali selvatici nella provincia di Niassa.
I risultati dello studio sulla sicurezza alimentare e nutrizionale in Mozambico condotto nel 2006 dal SETSAN, hanno mostrato che oltre il 35% della popolazione si trovava in una situazione di insicurezza alimentare cronica, il 20% del quale era altamente vulnerabile e il 14% molto vulnerabile, con la difficoltà di accesso al cibo come fattore più limitante.
Un altro studio condotto nel 2014 da SETSAN ha concluso che in Mozambico circa il 24% delle famiglie è in condizioni di insicurezza alimentare cronica e il 3,5% in condizioni di insicurezza alimentare acuta. Lo stesso studio indica che i bassi livelli di produttività e produzione agricola, l’accesso limitato al cibo, la scarsa diversificazione alimentare in molte aree del paese e gli alti livelli di povertà sono tutti aspetti che contribuiscono agli attuali livelli di insicurezza alimentare nel paese.
Dati più recenti mostrano che circa 5,2 milioni di mozambicani (pari a circa il 18% della popolazione) hanno un consumo di cibo insufficiente, mentre 9,4 milioni, pari al 32% della popolazione, hanno adottato strategie di crisi o di emergenza per soddisfare il proprio fabbisogno alimentare.
Il rapporto FAO del 2021 rivela che una grave insicurezza alimentare ha colpito 2,91 milioni di persone in Mozambico, ponendole in situazioni di emergenza.
L’Integrated food security Phase Classification (la cosiddetta scala IPC) definisce le diverse fasi dell’insicurezza alimentare, che sono cinque:
- Generale sicurezza alimentare;
- Moderata insicurezza alimentare;
- Acuta crisi alimentare e dei mezzi di sostentamento;
- Emergenza umanitaria;
- Carestia/catastrofe umanitaria.
Il risultato del rapporto sull’insicurezza alimentare acuta dopo l’ultimo raccolto (novembre 2022 – marzo 2023) rivela che circa 16.026.000 persone sono in IPC Fase 1, circa 12.974.000 persone in IPC Fase 2, circa 2.188.00 in IPC Fase 3 e circa 958.600 in IPC Fase 4.
Sempre secondo lo stesso rapporto, pubblicato nel marzo 2023, l’analisi post-raccolta afferma che i livelli di insicurezza alimentare rimangono ancora elevati, a causa di shock climatici, conflitti politici, fenomeni migratori, ecc., nonostante la sicurezza alimentare sia migliorata a livello generale.
L’insicurezza alimentare cronica è più diffusa nelle province di Tete e Niassa e meno nella città di Maputo (Dati SETSAN, 2014). La situazione descritta dimostra che il Mozambico si trova a un livello di insicurezza alimentare considerato acuto, con tendenza alla cronicizzazione.
Associato al problema dell’insicurezza alimentare, il costo della vita costituisce una variabile fondamentale, che porta le persone ad avere un accesso limitato a cibo di quantità e qualità sufficienti. L’indice dei prezzi al consumo come indicatore dell’aumento generale del costo della vita, compresi i costi di cibo, acqua, energia, cure sanitarie e altri beni e servizi, mostra che il costo della vita in Mozambico è aumentato considerevolmente nel 2020.
I problemi di insicurezza alimentare in Mozambico derivano fondamentalmente dalla mancanza di accesso al cibo. La popolazione non ha i mezzi per acquistare o produrre cibo, e per mancanza di disponibilità spesso non sono fisicamente reperibili alimenti adeguati a soddisfare le esigenze.
Secondo la FAO (2011), la dieta mozambicana è ipocalorica, povera di micronutrienti essenziali come lipidi e proteine e caratterizzata da un elevato consumo di cereali e radici vegetali amidacee. Pertanto, il Mozambico deve affrontare gravi problemi di quel tipo di malnutrizione definito come “fame nascosta”.
I dati della terza valutazione del Ministero di Economia e Finanze del 2016 mostrano che gli strati più poveri hanno maggiori difficoltà di accesso al cibo e, in termini di consumo alimentare, soffrono maggiormente della variazione dei prezzi per una gamma più ampia di prodotti. Il loro consumo alimentare è più basso, con maggiori carenze alimentari nel bilancio familiare.
I continui aumenti del costo dei beni di prima necessità stanno riducendo il potere d’acquisto delle famiglie, soprattutto di quelle più povere nelle aree urbane e periurbane. Di conseguenza, molte famiglie stanno riadattando la loro spesa in vista degli aumenti dei prezzi.
In Mozambico esistono due tipi di insicurezza alimentare: a) quella cronica, che si riferisce a un consumo alimentare insufficiente e persistente, nota anche come “carestia silenziosa”, associata a vari fattori di estrema povertà, che può causare Kwashikor e Marasma nei bambini; b) quella transitoria, che si riferisce alla mancanza temporanea di cibo sufficiente a raggiungere le quantità giornaliere necessarie . L’insicurezza alimentare transitoria è predominante nelle famiglie rurali, in quanto influenzata da piogge/alluvioni eccessive (come nelle province di Niassa, Cabo Delgado, Nampula, Zambézia e Tete) o da carenza di precipitazioni (in alcune zone di Sofala, Manica, Inhambane, Gaza e Maputo), e anche da shock meteorologici causati dal cambiamento climatico.
Le famiglie in condizioni di grave insicurezza alimentare, classificate come tali, avendo subito shock estremi non sono in grado di riprendersi e l’impossibilità di consumare cibo in modo adeguato mette in pericolo immediato il loro sostentamento.
L’attuale situazione di insicurezza alimentare acuta (novembre 2022-marzo 2023) ha implicato che circa 2,8 milioni di persone si sono trovate nella fase 3 (crisi) dell’IPC e 400.000 persone nella fase 4 (emergenza). I problemi si riscontrano in modo particolare nelle province di Nampula, Niassa, Manica, Gaza e Inhambane.
Nel periodo compreso tra novembre 2022 e marzo 2023 circa 3,15 milioni di persone hanno dovuto affrontare una qualche forma di privazione alimentare (IPC Fase 3+), e 398.000 di loro dovranno affrontare livelli di insicurezza alimentare acuta (IPC Fase 4, emergenza).
Il numero più alto di persone in crisi di insicurezza alimentare acuta (IPC Fase 3+) si trova nelle province di Cabo Delgado, con circa 690.400 persone (26%), in particolare nei distretti di Mecufi e Metuge (circa il 50%), di Gaza con 163.306 casi (13%) e di Nampula con 908.159 (14%), come visibile nella tabella. Alti livelli di insicurezza alimentare sono stati rilevati anche nelle famiglie sfollate all’interno del Paese (cosiddette IDP, internally displaced persons) a Ancuabe-Chiure (50%), Metuge e Montepuez-Moeda (40%), Chicualacuala, Chigubo, Chokwe, Guija, Mabalane, Mapai, Massangena (ciascuno con il 20%), Ilha de Moçambique, Liupo, Meconta e Mongicual (ciascuno con circa il 20%).
Considerazioni finali
L’insicurezza alimentare in Mozambico è uno degli aspetti delle grandi sfide che il paese sta affrontando, a partire dalla sua indipendenza ottenuta nel 1975. Oltre ai 16 anni di conflitto armato, vi sono anche fattori fisico-naturali, ovvero eventi climatici estremi come siccità, cicloni e inondazioni. Gli attacchi armati effettuati dagli insorti a partire dal 2017 hanno ulteriormente aggravato l’insicurezza alimentare, soprattutto nella provincia settentrionale di Cabo Delgado.
Questi fattori, agendo congiuntamente, hanno posto la popolazione mozambicana in uno stato di mobilità permanente e di conseguenza anche nell’impossibilità di produrre cibo e garantire così la sicurezza alimentare. Di conseguenza bambini, adulti e anziani che vivono nelle città o nelle aree rurali di tutto il Paese si trovano cronicamente in condizioni di insicurezza alimentare.
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Foto Credits: EU Civil Protection and Humanitarian Aid – Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0) attraverso Flickr