In libreria – The outside. Migration as Life in Morocco
Un volume di Alice Elliot*
In questo volume “L’esterno: migrazione come vita in Marocco” (The outside: migration as life in Morocco), pubblicato dalla Indiana University Press, Alice Elliot offre una ricca e vivida rappresentazione etnografica di Tadla, una località rurale nel centro del Marocco, dove l’emigrazione – in particolare verso i paesi dell’Europa meridionale – è un fenomeno molto radicato.
Anche se il libro affronta la questione della migrazione, non si sofferma però sulla sola figura del migrante, bensì ruota attorno alla vita quotidiana dei cosidetti “left behind”, ovvero i parenti dei migranti – in particolare donne – che non sono mai partiti, ma hanno sviluppato una particolare relazione con l-brra (letteralmente “esterno”, in arabo dialettale del Marocco), tale da penetrare ed influenzare fin nei dettagli più intimi la loro vita quotidiana.
Ispirata dal lavoro del sociologo algerino Abdelmalek Sayad, l’autrice sceglie di adottare il punto di vista delle comunità di partenza piuttosto che quelle di arrivo. E’ un tentativo di decentrare l’approccio dominante nello studio della migrazione, partendo dai luoghi di provenienza dei migranti e creando una connessione tra la migrazione come fenomeno globale e i suoi effetti sulla vita delle comunità di origine, in quanto “l’immigrazione di un paese è l’emigrazione di un altro paese”.
Questo decentramento nello studio della migrazione non deve essere interpretato esclusivamente come mero spostamento geografico di visione, ma anche come un cambiamento nei modi consolidati e dominanti di pensare la migrazione.
Elliot si trasferisce a Tadla per condurre la sua ricerca nell’intervallo di tempo che va da marzo 2009 a luglio 2010, grazie ad amicizie coltivate sia nella sua città natale in Italia che in Marocco. Viene, in questo modo, inserita in una rete di conoscenze che le permettono di osservare ed analizzare la presenza profonda di l-brra nella vita quotidiana più intima delle persone.
Il concetto di l-bbra è ambiguo. Esso, in effetti, si riferisce sia ad uno spazio geografico ben preciso, che coincide nella maggior parte dei casi con l’Europa o con l’America, sia ad un “immaginario altrove” sinonimo di sviluppo e benessere; un’entità immaginata e desiderata verso la quale le donne di Tadla proiettono le loro speranze e i loro sogni. Nonostante la sua ambiguità, gli effetti di l-brra sono diretti e tangibili nella vita delle persone.
Il volume è composto da 6 capitoli ed è il frutto di “scambi, incontri e impegni” con donne di Tadla, con descrizioni che spaziano da racconti della loro vita privata, analisi di preparativi per il ritorno di un parente migrante, rientro dei migranti a Tadla, analisi di vita coniugale e la vita quotidiana di donne sospese tra qui e l’altrove esterno e di giovani ragazze che immaginano di sposarsi nel l-brra.
Il libro si apre con la storia di Hafida, una trentenne che racconta la storia del suo frettoloso matrimonio con un parente migrante, che aveva a disposizione solo due settimane di tempo per fidanzarsi e sposarsi prima di dover rientrare in Italia per rinnovare il suo permesso, prossimo alla scadenza.
Elliot illustra come l-brra si impone sulla percezione del tempo a Tadla, “sia trasponendo nell’area specifici regimi di temporalità esterni (festività nazionali europee, turni di fabbrica, ritmi burocratici) sia generando specifiche tessiture di temporalità locale regolando gli arrivi e le partenze scandite di persone significative, cose, informazioni”.
Il tempo del l-brra non interferisce solo con grandi momenti della vita come il matrimonio o il concepimento di un bambino, ma si riverbera anche sulla qualità e i tempi di attività ordinarie, come per esempio la routine per la cura del corpo della moglie del migrante che acquista intensità, cura e precisione in prossimità dell’arrivo del marito, ma che rallenta e quasi si ferma dopo la partenza di quest’ultimo.
Elliot procede con la descrizione di come le persone di Tadla percepiscono quelli che se ne vanno. I migranti sono visti come esseri profondamente cambiati e diversi, tant’è che la loro pelle è ritenuta “più chiara e più morbida”.
Tuttavia, “Questa alterità è allo stesso tempo ammirata e disprezzata, desiderata e invidiata, rendendo la figura del migrante liminale e persino controversa”.
Il fatto di aver raggiunto l’“altra sponda” con successo conferisce al migrante uno status sociale che lo avvantaggia rispetto ad un non-migrante, in particolar modo nella ricerca di una partner: tante domande che abitualmente si pongono e molte differenze di status tra i due futuri sposi diventano superflue, se l-brra è coinvolto.
Il terzo capitolo si focalizza sulla condizione delle mogli del l-brra (donne sposate con migranti ma che non hanno raggiunto il marito oppure sono in attesa di raggiugerlo) e su come l-brra sia in grado di creare una figura nuova, appunto, la figura della donna “left behind”, posizionata a metà strada tra Tadla e l-brra.
Orientata verso l-brra, grazie alla sua intima relazione con questa entità attraverso il marito, e in attesa che questo orientamento prenda forma e si trasformi in una vita coniugale “normale” accanto a lui, la moglie del migrante deve affrontare molteplici preoccupazioni, tra cui il dilemma esistenziale di essere una donna sposata senza marito.
Nel quarto capitolo, Elliot invece descrive come l-brra penetri nella vita delle ragazze giovani di Tadla che immaginano un futuro coniugale “con l-brra al suo centro”. L’estate è il periodo ideale per trovare un potenziale marito, visto che coincide con il rientro degli immigrati. Le strade di Tadla si riempiono di macchine con targhe straniere e le ragazze si impegnano a farsi belle per aiutare il destino a trovare loro un marito, possibilmente uno che va all’estero.
Quando il migrante fa ritorno in patria, le persone che lo circondano si aspettano da lui che concretizzi la sua relazione con l-brra attraverso un “fare costante”: costruire una casa, sostenere le spese del matrimonio di un parente, finanziare la costruzione di una moschea.
Ma Samir, ad esempio, in Italia è un disoccupato e non ha le risorse per soddisfare queste aspettative. Passa la maggior parte del tempo a casa, occupando uno spazio considerato prevalentemente femminile, e ciò crea tensioni all’interno della famiglia. Tuttavia quando Samir annuncia il suo rientro in Italia, “il suo attraversamento verso l-brra, che rimanda alla sua prima traversata da ragazzo non sposato, in qualche modo ristabilisce il suo posizionamento come uomo migrante e quindi come uomo tout court”.
Elliot chiude il libro ribadendo il concetto di l-brra, che oltre a riferisi ad uno spazio geografico, come già menzionato, porta con sé connotazioni diverse: speranza e minaccia di vita e morte, di ricchezza, di ordine e democrazia, di igiene e bellezza.
“Ha una sua temporalità e un peculiare potere di trasformare persone e cose; può sedurre ed essere sposato; entra nella pelle delle persone e si annida nel loro cervello. L-brra non è solo un luogo “là fuori” da desiderare, è anche un’entità con cui fare i conti nel qui e ora della vita quotidiana. In una fluida dialettica tra l’immaginazione e l’esperienza diretta dei suoi effetti e dei suoi poteri, l-brra emerge a Tadla come una forza tanto quanto un concetto, un pensiero tanto quanto una destinazione e una qualità tanto quanto un luogo”.
L-brra non è statico ma oscilla e cambia in base agli avvenimenti storici, come mostra il ritorno di Elliot in Marocco nel 2015, dopo le primavere arabe e la crisi finanziaria europea, che mostrava già i suoi segni nella storia di Samir. In questa occasione, Elliot si confronta con un altro modo di percepire l-brra nelle parole e nei racconti delle persone: “ho notato un crescente senso di sconcerto, disillusione e scetticismo nei confronti dell’altra sponda e dei suoi segni tangibili di deterioramento”.
Questo contributo rappresenta un notevolissimo sforzo orientato a svelare e comprendere l’altra faccia della migrazione, ovvero tutto ciò che succede nei luoghi di partenza dei migranti, dove l’immaginario sul l-brra è continuamente prodotto e costruito, alimentando il desiderio di partire in chi non è ancora partito. Questa ricerca di comprensione, oltre a dare voce, in modo allargato, a persone che apparentemente non sono coinvolte nel processo migratorio, offre una base di partenza per tentare di capire il fenomeno migratorio nella sua interezza e nella sua profondità.
Per contro, va osservato che l’impiego di termini specialistici potrebbe rappresentare un ostacolo alla lettura. Mentre le descrizioni che dipingono momenti della vita quotidiana impiegano un linguaggio accessibile e comprensibile, la discussione dei concetti e i commenti dell’autrice sui vari episodi prediligono un linguaggio accademico con cui non tutti i lettori hanno necessariamente familiarità.