India Opinioni Punti di vista

La questione dell’accesso libero e universale al vaccino

Il minimo indispensabile in un mondo di intollerabili disuguaglianze

Raghuram Shobha

La pandemia di Covid-19, una sindrome respiratoria acuta grave da Coronavirus 2  (SARS-CoV-2), è stata accertata per la prima volta a dicembre 2019 a Wuhan, in Cina. Nel gennaio 2020 è stato dichiarato lo stato di emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale e, nel marzo 2020, è stata dichiarata la pandemia.

Al 13 gennaio 2022, oltre 331,57 milioni di persone nel mondo erano state dichiarate affette da Covid-19, e allo stesso virus erano già stati attribuiti oltre 5,56 milioni di decessi. In Asia sono andate perdute circa un milione di vite e circa la metà dei decessi riguarda l’Asia meridionale. Sulla base di dati ufficiali, si stima che in Asia meridionale si siano verificati il 17% dei casi globali di Covid-19 e oltre l’11% dei decessi. In India si sono registrati 486.761 decessi, su un totale di 37.618.271 casi. Lo sforzo fatto dall’India per la somministrazione domestica di oltre 1,58 miliardi di dosi di vaccino e la copertura globale di oltre 9,68 miliardi di dosi sono encomiabili.

In molti paesi asiatici il contesto è caratterizzato da condizioni di estrema disuguaglianza. L’esplosione della pandemia ha messo nuovamente in luce il fallimento dell’idea stessa di globalizzazione. Le politiche di aggiustamento strutturale, proposte e accettate dai paesi del Sud nei primi anni Novanta per volere delle istituzioni di Bretton Woods, cioè Banca mondiale e Fondo monetario internazionale, hanno accelerato la privatizzazione, la deregolamentazione e l’appropriazione privata dei beni pubblici. Nel corso degli  anni, ciò ha portato progressivamente alla privatizzazione della salute e dell’istruzione e alla loro trasformazione in privilegi acquistabili. Il calo degli investimenti da parte dei governi nazionali nelle strutture sanitarie pubbliche ha evidenziato le carenze della privatizzazione durante la pandemia. I negoziati nel WTO, guidati da India e Sudafrica e sostenuti dalla maggioranza dei paesi del Sud, dagli Stati Uniti e vari accademici impegnati in tutto il mondo, volti a ottenere una deroga temporanea sul TRIPS per i vaccini COVID-19, sono stati bloccati ripetutamente nell’ultimo anno e mezzo da molti paesi ricchi europei, in particolare la Germania, e dalla stessa Commissione europea.

È utile non dimenticare mai la storia del vaccino antipolio, che è stata riportata alla memoria pubblica durante l’attuale pandemia: Jonas Salk rifiutò la proprietà personale sulla scoperta del vaccino antipolio, eliminando così anni di lungaggini burocratiche e permettendo che la produzione del vaccino iniziasse immediatamente.

La realtà sul terreno

A centinaia di persone in tutte le città indiane è stato somministrato ossigeno mentre erano sedute in auto o nei risciò a motore, parcheggiate vicino ai marciapiedi dove aziende private fornivano le bombole di ossigeno. Gli ospedali traboccavano di gente, i letti di fortuna invadevano i compound mentre i crematori impilavano i morti, in attesa di una cremazione decente. Gli annunci di lockdown hanno provocato massicci deflussi di migranti che hanno fatto ritorno ai loro villaggi, mentre i loro posti di lavoro in città sparivano da un giorno all’altro. Molti sono morti  viaggiando a piedi, sopportando il caldo di fine marzo 2020, quando fu annunciato il lockdown. Ora molti di loro sono tornati nelle metropoli, lasciandosi dietro le mogli per vivere in insediamenti fatiscenti, dovendo quotidianamente affrontare l’incertezza che opprime le loro vite.

La finanziarizzazione dei servizi sanitari è il tema fondamentale su cui dobbiamo basare le discussioni sull’equità sanitaria, compreso l’accesso, l’utilizzo e la piena fruizione di una buona assistenza sanitaria. L’approccio produttivo industriale, che commercializza l’impatto e i risultati dell’assistenza preventiva e istituzionale, ha monetizzato l’assistenza medica. I progressi tecnologici sono stati spettacolari, ma la condizione umana è stata segnata da un impoverimento e disuguaglianze crescenti.

In molti paesi del Sud, la mancanza di accesso ai vaccini anti Covid-19 ha solo acuito condizioni di disuguaglianza che hanno pochi paralleli nella storia. Le nazioni più ricche sono costrette considerare come smaltire i vaccini inutilizzati in eccesso. È un fenomeno di cui abbiamo già sentito parlare: negli Stati Uniti i raccolti in eccesso vengono bruciati per mantenere stabili i prezzi, mentre la fame nei paesi del Sud diventa una condizione permanente.

Distribuzione iniqua, disuguaglianze in aumento

La penuria di vaccini nei paesi a basso reddito è estrema: in alcuni di essi solo lo 0-0,2% della popolazione ha ricevuto entrambe le dosi di vaccino, il che porta a prevedere che saranno necessari sette anni prima che l’intera popolazione mondiale sia vaccinata. Al contrario, gli Stati Uniti, l’Unione Europea e altre economie ad alto reddito come gli Emirati Arabi Uniti, il Canada e Singapore hanno vaccinato tra il 50 % e il 75 % della loro popolazione.

La disuguaglianza separa le persone: erige muri lungo logiche religiose, sulla base del reddito, secondo gerarchie di competenze basate sulla conoscenza e sull’accesso ai sistemi di conoscenza, o sulla base della possibilità di godere di buona salute.

La pandemia ha posto altre sfide per la salute. Un rapporto delle Nazioni Unite ha affermato che le interruzioni dei servizi sanitari a causa del Covid-19 “potrebbero aver contribuito a ulteriori 239.000 morti infantili e materne in Asia meridionale”. Cliniche e altre strutture sanitarie sono state chiuse ripetutamente a ogni ondata della pandemia; e molti programmi vitali per la salute e la nutrizione sono stati interrotti, mentre diverse regioni combattevano per contenere i casi di COVID-19. Anche i programmi alimentari scolastici sono stati interrotti, aumentando fame e malnutrizione. La mortalità materna si è aggiunta all’elenco degli alti rischi dovuti al Covid-19, e in alcuni casi in India le donne respinte dagli ospedali (in particolare le lavoratrici migranti sfollate) partoriscono sui marciapiedi. È importante guardare con franchezza alle conseguenze multidimensionali della permanenza del Covid-19, dovuta al ritardo nelle vaccinazioni e alla carenza di  vaccini: bambini che lasciano la scuola e sono spinti al lavoro minorile, la perdita dei posti di lavoro, la morte e le debilitazioni a lungo termine dovute al Long Covid. La perdita di reddito, l’indebitamento e gli sgomberi continueranno se nel mondo non si raggiungerà la parità di accesso ai vaccini su base gratuita e universale.

In Asia meridionale le condizioni di accesso ai letti d’ospedale sono scoraggianti, pari allo 0,6 per mille abitanti. Al contrario, c’è più di un letto ogni cento abitanti in Giappone, in Corea del sud e Corea del nord. La disponibilità di posti letto è inferiore all’uno per mille in Bangladesh, Pakistan, Cambogia e India. Queste grandi disuguaglianze riflettono differenze sostanziali nelle risorse investite nell’assistenza ospedaliera tra i paesi. In Asia meridionale, questa situazione ha lasciato centinaia di milioni di persone nell’impossibilità di accedere ai vaccini in un prossimo futuro, comprese alcune comunità come il milione di rifugiati Rohingya in Bangladesh e i quattro milioni di sfollati interni in Afghanistan. Migliaia di famiglie hanno perso i loro membri che avevano un lavoro. I bambini sono rimasti orfani e gli adulti sopravvissuti si trovano a dover fronteggiare continuamente la disoccupazione e la mancanza di reddito. L’ILO ha sottolineato che nel 2020 nel mondo sono andati perduti 255 milioni di posti di lavoro, 80 milioni dei quali nella sola regione dell’Asia-Pacifico.

Per molti, questo è un mondo senza futuro e il presente è diventato intollerabile. E resta indimenticabile il passato recente, dal momento dell’esplosione della pandemia in poi, che ha visto aggravarsi e accelerare la crescita delle disuguaglianze!

Purtroppo non esiste una vaccinazione per l’uguaglianza, che protegga le persone vulnerabili dalla globalizzazione senza regole, dai mercati, dall’accettazione della disuguaglianza come stile di vita. La giustizia redistributiva è un principio operativo fondamentale nella vita economica e sociale. Quindi quali sono le sfide? Il Covid-19 ha messo in luce l’impatto catastrofico della privatizzazione dei servizi fondamentali. Diversi autori hanno criticato la finanziarizzazione dei servizi pubblici e del benessere umano. La salute è centrale e l’accesso alla medicina un diritto, e questo deve essere un chiaro appello per il 21mo secolo.

È necessaria un’ondata di supporto in tal senso. Si stima che la crisi del Covid-19 spingerà altri 176 milioni di persone nella povertà (dati della Banca mondiale). Gli esperti suggeriscono che il primo passo è rendere il vaccino disponibile per tutti, riducendo la pressione sui servizi sanitari insufficienti e garantendo, nel lungo termine, il rafforzamento della sanità pubblica, l’accesso ai farmaci e la dovuta attenzione alla crescita economica, con piena ed equa occupazione.

I movimenti sociali chiedono un vaccino popolare e senza scopo di lucro

Chiedono un vaccino popolare che sia:

  • Disponibile a tutti e inclusivo;
  • Gratuito e riconosciuto come un diritto, una conquista

E inoltre domandano:

  • La sospensione temporanea del TRIPS presso il WTO;
  • Criteri di distribuzione e procedure trasparenti;
  • Un focus particolare sulle popolazioni vulnerabili per età, razza, reddito, povertà, genere e disabilità.

Un focus femminista

In media, a livello globale, le donne sono pagate il 24% meno degli uomini; in Asia meridionale il divario retributivo di genere è del 35% per le donne con figli, e del 14% per le donne senza figli. Nell’area dell’Asia-Pacifico le donne svolgono l’80% delle ore totali di lavoro assistenziale non retribuito, in media 4,1 volte in più degli uomini.

Occorre prestare particolare attenzione alle donne del settore informale: le lavoratrici nelle fabbriche, le collaboratrici domestiche, le donne in prima linea nel settore sanitario e assistenziale e quelle povere nelle zone rurali urbane, le donne e i bambini che vivono nelle case rifugio.

Conclusione

La crescente emarginazione economica ha importanti implicazioni per l’equità sanitaria. La disponibilità o la mancanza di vaccini spiega la distribuzione regressiva dei flussi finanziari e gli squilibri legati alla localizzazione nel soddisfacimento dell’assistenza sanitaria di base, dei bisogni e dei servizi. Il COVID-19 è un campanello d’allarme: ha evidenziato il completo fallimento di politiche economiche che hanno determinato e promosso le disuguaglianze nell’accesso ai servizi, i prezzi esorbitanti dei farmaci e i costi fuori portata per l’assistenza sanitaria. Per affrontare questi problemi dobbiamo mettere mano alle seguenti soluzioni a lungo termine:

  1. Rafforzare il ruolo fondamentale dello Stato nella protezione delle popolazioni vulnerabili;
  2. Tradurre i diritti in realtà;
  3. Negoziare il consenso tra governi e organismi internazionali per assicurare che la salute pubblica sia considerata una questione centrale degli obiettivi di sviluppo;
  4. Accantonare nei bilanci nazionali i fondi necessari a un progresso sociale di base;
  5. Invertire la tendenza al peggioramento degli standard di accesso delle classi povere ai servizi sanitari, all’alloggio, al cibo, all’acqua e ai servizi igienici;
  6. Riconoscere la necessità di collegare gli sforzi in materia di salute pubblica alle strategie di macro-sviluppo, sia a livello nazionale che globale;
  7. Trovare risposte al perdurante divario nella governance globale e ai differenti standard di equità, accesso e controllo;
  8. Favorire la collaborazione tra istituzioni globali e attori locali su tutte le questioni sanitarie, per arrestare la progressiva erosione del diritto a una buona assistenza sanitaria;
  9. Evitare che i progressi ottenuti nel settore della salute pubblica nel 20mo secolo vadano perduti.
  10. Inoltre, la cooperazione nel settore della sanità pubblica deve basarsi sui seguenti termini, non negoziabili:
  • Una distribuzione complessivamente egualitaria delle risorse pubbliche;
  • L’efficace decentramento dei processi decisionali e attuativi nel settore pubblico (Stato compreso);
  • Un cambiamento nelle attuali carenze nell’offerta di servizi pubblici globali e una crescente resistenza della società civile in diversi paesi contro gli eccessi degli Stati nel consentire il degrado delle strutture sanitarie pubbliche;
  • Il contrasto ai cosiddetti fattori di spinta e attrazione dell’industria farmaceutica e alle politiche dei prezzi dei farmaci dei governi nazionali che lasciano milioni di persone prive di accesso ai farmaci.
  1. Infine, le soluzioni per quest’ordine di problemi comprendono:
  • Sensibilità alle disuguaglianze nelle relazioni di potere, di classe e di genere;
  • Equità e sostenibilità in termini finanziari;
  • Un’etica della salute come rivendicazione sociale.

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