Povertà, disuguaglianza e crescita economica in Zambia
Come utilizzare meglio i dati disponibili
La povertà e la disuguaglianza economica continuano ad essere importanti questioni per quei paesi in via di sviluppo come lo Zambia, dove quelle sfide persistono. L’Agenda globale delle Nazioni Unite per il 2030, articolata attraverso gli obiettivi di sviluppo sostenibile, identifica nel primo obiettivo la sconfitta della povertà e nel decimo obiettivo la riduzione delle disuguaglianze, in quanto rappresentano aspirazioni fondamentali per tutto il mondo da realizzare entro il 2030.
In Zambia, l’attuale piano di sviluppo nazionale si focalizza sulla riduzione della povertà e la disuguaglianza con una serie di iniziative dirette – ad esempio la Carta sulla strategia di riduzione della povertà o i Social Cash Transfer Programmes (SCT): eppure povertà e disuguaglianza persistono. Per affrontare tali sfide, gli interventi devono basarsi su solidi studi empirici.
Lo Zambia continua a registrare alti tassi di povertà nonostante alcuni modesti cali osservati negli ultimi anni, e la questione è particolarmente grave nelle aree rurali. Recentemente, il tasso di disuguaglianza nella distribuzione del reddito è in salita ed è stimato ad un valore di 0,69 del coefficiente Gini, una scala utilizzata per misurare la disuguaglianza – da 0 a 1, dove 0 rappresenta l’uguaglianza assoluta, mentre 1 rappresenta disuguaglianza assoluta (solo una persona guadagna il reddito prodotto nel paese); il valore misurato per lo Zambia suggerisce una disuguaglianza economica diffusa. D’altra parte, il paese ha registrato vari episodi di crescita economica con risultati positivi osservati soprattutto all’inizio degli anni 2000.
Infatti, dopo un lungo declino economico durante gli anni ’70 e ’80, lo Zambia ha vissuto una rapida crescita nel corso degli anni 2000, guidata soprattutto dalla ripresa della produzione del rame e l’espansione delle industrie delle costruzioni e dei servizi. Di conseguenza, è stato promosso da paese a reddito basso a paese a reddito medio-basso nel 2011. Malgrado questa ripresa economica, il tasso di povertà è rimasto alto, specialmente nelle regioni rurali del paese. Allo stesso tempo, la disuguaglianza di reddito in quel periodo risultava in aumento, riflettendo una distribuzione sempre più ineguale del benessere economico. Gli ultimi rapporti dell’Istituto nazionale di statistica dello Zambia (Zambia Statistics Agency) indicano che la quota di popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà è del 55%, mentre la povertà rurale è stimata al 78% e la povertà urbana al 23%.
Vi sono prove crescenti sulla misurazione e sui fattori che determinano povertà e diseguaglianza in diversi paesi dell’Africa Subsahariana, tra cui Costa d’Avorio, Mauritania, Malawi, Ghana, Burkina Faso, Mozambico, e Sudafrica. Invece, la letteratura scientifica riguardo i fattori chiave della povertà in Zambia è limitata, così come lo studio dei principali costituenti della distribuzione del welfare, in quanto le ricerche precedenti si sono concentrate sui rapporti tra crescita economica, povertà e disuguaglianza. Inoltre, dal 1996 al 2015 non vi sono abbastanza dati da fornire un profilo microeconomico esaustivo riguardo gli sviluppi della povertà e della distribuzione del benessere economico per nucleo famigliare. In particolare, sono scarsi gli studi che cercano di fornire un resoconto dettagliato sulle variazioni della distribuzione totale della povertà e disuguaglianza durante le fasi di crescita economica. Inoltre, i fattori determinanti della povertà e i principali fattori che hanno contribuito alla distribuzione del reddito e al livello di benessere tra le diverse fasce della popolazione durante quel periodo non sono stati sufficientemente approfonditi.
Questa situazione solleva degli interrogativi di fondo attorno all’efficacia della crescita economica nel ridurre la povertà e colmare i divari causati dalla disuguaglianza economica. In particolare, non è chiaro se la scelta delle metodologie di misurazione dei tassi di povertà e disuguaglianza sia stata abbastanza comprensiva da caratterizzare bene questi sviluppi o da riflettere l’influenza delle varie fasi di progresso economico su quei tassi. Non è neppure stato determinato se la crescita registrata fosse ampia o sostenuta a sufficienza da avere un impatto significativo su povertà e disuguaglianza. Infine, vi sono evidenze insufficienti per accertare la presenza di barriere strutturali che hanno effetti sui tassi di povertà e diseguaglianza anche nelle varie fasi di sviluppo economico.
Ciò conferma il fatto che non manca lo spazio per colmare le lacune nella letteratura, esaminando i tre aspetti della povertà, disuguaglianza e crescita economica, e delle loro correlazioni. Una tale ricerca può fare leva sui recenti strumenti di misurazione basati sulle carenze delle metodologie precedenti. Può essere importante stimare i cambiamenti dell’intera distribuzione delle famiglie durante i periodi di crescita economica, rispetto a stime generalizzate dell’intera distribuzione. In secondo luogo, quali sono stati i fattori trainanti della povertà e disuguaglianza in Zambia durante i periodi di crescita dal 1996 al 2015? Infine, vi sono correlazioni tra povertà e disuguaglianze in questi periodi? L’analisi degli sviluppi su povertà e diseguaglianza potrebbe basarsi su cinque indagini campionarie sui nuclei familiari (1996, 1998, 2004, 2010 e 2015) rappresentative a livello nazionale, con dati forniti dall’Istituto nazionale di statistica dello Zambia, e non su dati aggregati di PIL pro capite come spesso accade sinora.
Queste indagini campionarie seguono una precisa struttura e contengono domande relative alla spesa per consumi e al benessere economico, insieme ad altri indicatori che possono essere utili nel fornire un profilo dettagliato sulle variazioni dei tassi di povertà e disuguaglianza, nonché investigarne i fattori determinanti. Le indagini campionarie hanno dato luogo a studi approfonditi sulla povertà e disuguaglianza economica in Zambia fondati su dati a livello micro. Una tale valutazione può costruirsi sui risultati di alcuni lavori precedenti, estendendo le serie storiche alle raccolte di dati più recenti sul reddito e le spese delle famiglie. La maggior parte degli studi svolti fino ad ora si è concentrata sui periodi anteriori alla ripresa economica negli anni 2000. La ricerca può anche fornire una valutazione più ampia dell’intera distribuzione del reddito tra le famiglie, coprendo variabili episodi di crescita. L’analisi può essere estesa a differenze geografiche nel profilo di povertà e disuguaglianza, aldilà della tradizionale classificazione rurale-urbano che sarà allargata al massimo a valutazioni a livello delle province.
In base ai dati oggi disponibili, il livello di povertà pro capite a livello nazionale è diminuito del 6%, dal 66% nel 2006 al 60% nel 2010. Nel 2015 è ulteriormente sceso al 55%. La povertà rurale, tuttavia, si è ridotta marginalmente, dall’81% nel 2006 al 78% nel 2015, ovvero solo del 3%. D’altra parte, la percentuale delle persone che vivono sotto la soglia della povertà nelle aree urbane è diminuita in modo significativo nel periodo considerato. Considerando che, nel 2006, il 36% della popolazione urbana viveva sotto la soglia della povertà, la quota si è ridotta al 23% nel 2015, con una riduzione del 13%. Questo dato dimostra che la crescita economica osservata non ha avuto un grande impatto sulla popolazione rurale.
Il lavoro autonomo è la più comune fonte di reddito delle famiglie nel 2015, con il 46% delle famiglie legate al lavoro agricolo autonomo, mentre per il restante 48,4% con reddito da lavoro autonomo non-agricolo. Al contrario, solo il 27,4% delle famiglie ha dichiarato di ricevere uno stipendio. Malgrado ciò, il reddito salariale costituisce la fonte di reddito maggiore per le famiglie, il 51,2% del totale. Questo dato riflette il fatto che l’impiego regolare potrebbe ridurre la povertà in Zambia. Inoltre indica il bisogno di migliorare la produttività agricola, da cui la maggior parte della popolazione trae il proprio guadagno. Le basse rendite nel settore agricolo potrebbero denotare la povertà dei mezzi di produzione agricoli, scarsi contributi e limitato accesso ai mercati, tutti elementi che potenzialmente possono ridurre i proventi.
Vi è quindi il bisogno di estendere l’analisi dei fattori chiave della povertà e della disuguaglianza in Zambia, in modo tale da contribuire alla definizione delle iniziative più adatte a contrastarle. L’analisi dell’impatto della crescita economica e della distribuzione del reddito sulla povertà sarà utile anche per identificare la fonte primaria della persistenza della povertà in Zambia. In fondo, in Zambia come nel resto del mondo, politiche efficaci hanno sempre bisogno di una base informativa ampia, aggiornata e dettagliata, necessaria per sottoporre a verifica tutto ciò che le politiche presuppongono e che l’evidenza deve validare o meno. C’è la possibilità oggi, in Zambia, di approfondire l’analisi coi dati disponibili e trarre indicazioni utili sui legami complessi tra povertà, disuguaglianze e crescita economica.
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Foto Credits:
Lusaka at dawn, Krzysztof Błażyca- CC BY 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/3.0>, via Wikimedia Commons