Radio Divorzio: una voce per le donne egiziane
Nel mondo islamico in genere il divorzio è consentito come soluzione estrema, se è divenuto praticamente impossibile mantenere il vincolo matrimoniale a causa di crescenti conflitti nella vita quotidiana, e se per i coniugi il rapporto è divenuto totalmente privo di comprensione, amore e supporto.
Nel corso degli anni si è registrato un forte aumento dei casi di divorzio nei paesi arabi, ed i motivi sono molteplici. I casi più frequenti riguardano crudeltà, abusi e snaturamento del rapporto tra i coniugi, o adulterio. Ulteriori fattori possono essere rappresentati da situazioni economiche familiari difficili, noia per la condizione coniugale, malattia mentale, perdita della fede religiosa, perseguimento di uno stile di vita occidentale, o dal costringere la moglie a portare o non portare il velo, senza rispetto per l’eredità religiosa, culturale e morale di appartenenza.
E’ sorprendente il fatto che le richieste di divorzio provengano più spesso dalle mogli che dai mariti. Secondo le statistiche, nel 56% dei casi sono le donne a rivolgersi per prime al tribunale per divorziare, contro il 44% degli uomini. Nei paesi del Golfo Arabo, le sentenze e le richieste di divorzio sono in aumento, e molte coppie sembrano preferire la separazione a una vita coniugale logorante. Nel solo Kuwait, nel 2017 il 60% dei matrimoni si è concluso con un divorzio. Ma anche se la procedura di divorzio riguarda entrambi i coniugi, il peso sociale e culturale ricade maggiormente sulle donne. Sono le donne a essere stigmatizzate socialmente e sono loro a soffrire e ad essere destinate a una condizione di vita difficile, anche dopo la fine del matrimonio.
In Egitto l’aumento dei casi di divorzio è allarmante, nonostante il fatto che il paese si proclami un portabandiera della civiltà araba ed islamica. Nel paese, che ha una popolazione di circa 100 milioni di abitanti, il 40% circa dei matrimoni si conclude con una separazione entro i primi cinque anni. L’aumento dei divorzi e i suoi effetti non sono sfuggiti all’attenzione della classe politica, e recentemente il presidente egiziano El-Sisi ha auspicato un irrigidimento dell’iter burocratico per la concessione del divorzio. Il numero delle donne divorziate in Egitto ammonta a circa due milioni e mezzo ed ogni sei minuti si verifica una nuova separazione, o un divorzio. La percentuale di separazioni in Egitto è ritenuta la più alta tra tutti i paesi arabi. Nonostante lo stigma sociale che ne deriva, sempre più donne presentano istanza legale per ottenere il divorzio.
Secondo quanto riferito dalla Central Agency of Public Mobilization and Statistics, in Egitto 33 matrimoni su 100 finicono in un divorzio. La maggior parte dei divorzi avviene tra coppie con un’età compresa tra 20 e 34 anni, ed il fenomeno è più marcato nelle aree urbane (52,7%) rispetto a quelle extraurbane (47,3%). In Egitto, in ogni caso, l’età per il matrimonio viene decisa fondamentalmente sulla base di appartenenze culturali di vario genere, più che da un precetto religioso unico.
Farha aveva solo 19 anni e una figlia di undici mesi quando ha divorziato, e adesso non ha più un posto dove andare. E non può parlare con i colleghi di lavoro maschi, dato che molti penserebbero che vuole cercare di attirarli in una relazione. Tornata in Egitto dagli Stati Uniti per partorire il suo primo figlio, una moglie egiziana ha ricevuto la notifica di divorzio e suo marito ha anche rifiutato di riconoscere il bambino. Si può avere una misura della situazione di insicurezza delle donne egiziane divorziate da un rapporto ONU del 2013, secondo cui il 47% delle divorziate è vittima di aggressioni in pubblico.
Numerose donne si sono fatte avanti per lottare contro la condizione di vergogna e disonore che le egiziane devono affrontare dopo il divorzio. Ma l’iniziativa più sorprendente è quella rappresentata da “Radio Divorzio”, che ha una storia davvero singolare.
Mahasin Saberah ha 39 anni, ha un master in studi islamici ed è lei stessa divorziata, con un figlio di dieci anni. Ha sperimentato il matrimonio, la maternità e l’esperienza della separazione. Ha dovuto combattere una lunga battaglia per ottenere la custodia del figlio, ed in quella circostanza è venuta a contatto con molti altri casi simili al suo. Questo l’ha motivata a cercare di affrontare il problema, non solo per sé ma anche per altre donne colpite dalla stessa sorte. Ha deciso quindi di impegnarsi per far giungere alla società la voce delle donne divorziate, e correggere i pregiudizi errati verso di loro. La sua principale motivazione è stata il desiderio di combattere contro la riprovazione sociale che circonda il divorzio e il fatto che solo le donne debbano cadere socialmente in disgrazia per un atto che riguarda entrambi i coniugi.
Dal 2018 Mahasin Saberah dirige una vera e propria web radio, con sede nella provincia di Ash Sharqia: “Radio Divorzio”. E’ una emittente non-profit dedicata principalmente a discutere la situazione delle donne divorziate e ad offrire assistenza e consigli per chi deve affrontare lo stigma del divorzio nella società egiziana. Mahasin ha iniziato la sua attività nel 2010, dando vita a un blog (Voglio il divorzio) con cui metteva in risalto le tribolazioni cui va incontro una divorziata. In seguito ha acquisito un server per il sito web, ha cominciato a trasmettere in livestream e poi ha lanciato l’idea di una stazione radio dedicata agli stessi argomenti, che in breve ha avuto l’appoggio di 8.000 followers. Così, gradualmente, dal blog si è arrivati a una vera trasmissione radiofonica, che in un primo periodo è stata condotta con base in un internet café. L’obiettivo principale di Mahasin è quello di fornire consigli sulle procedure legali di divorzio, di far crescere la consapevolezza sui diritti delle donne separate, e far loro conoscere i servizi che il governo potenzialmente può offrire. Radio Divorzio intende anche correggere l’immagine negativa delle donne divorziate e supportarle psicologicamente. Offre quindi l’aiuto di esperti e di psichiatri per superare le crisi e coinvolgerle in progetti ed attività.
In un’intervista, Mahasin Saberah ha dichiarato di aver intrapreso la sua iniziativa come una forma di reazione contro la pessima considerazione e la maldicenza che dopo il divorzio colpisce la donna, che viene considerata la parte colpevole, cosa che non accade all’uomo divorziato.
Gli ascoltatori di Radio Divorzio oggi non provengono più solo dall’Egitto: la radio ha cominciato ad attrarre ascoltatori da altri paesi, e donne di Arabia Saudita, Emirati, Marocco, Sudan, Libano, Nordamerica, Italia, Spagna condividono i loro traumi e le loro sofferenze, senza doversi vergognare e senza timore della disapprovazione della società. Iniziative analoghe sono sorte in paesi anche lontani, ad esempio in Messico. Mahasin sottolinea che anche media di livello internazionale, come la CNN e il Daily Telegraph, hanno parlato della sua attività. In Egitto il pubblico di Radio Divorzio appartiene per la maggior parte alla classe media urbana, poichè il divorzio è più frequente nelle città e tra le classi medie e medio-alte. Per contro, la radio è malvista dalla parte più anziana, tradizionalista e conservatrice della società, che la considera un mezzo che favorisce i divorzi e quindi la disgregazione delle famiglie.
Radio Divorzio può essere considerata un notevole successo, se si pensa che agli inizi solo poche decine di persone avevano manifestato entusiasmo e si erano offerte di collaborare. Raymond, uno dei primi collaboratori di Mahasin Saberah, racconta di aver iniziato a lavorare al programma per difendere i bambini, che sono le vere vittime della separazione dei loro genitori. I responsabili del programma hanno anche rifiutato finanziamenti provenienti dall’estero, a causa della delicatezza della situazione, poiché molti avrebbero potuto sostenere che si trattava di un complotto straniero per disgregare le famiglie egiziane.
Mahasin Saberah sottolinea che la sua radio cerca anche di risolvere i problemi coniugali, oltre a cercare di agevolare la ricostruzione psicologica e sociale della donna divorziata, aiutandola a comunicare con gli altri. Dopo la fase iniziale, gli obiettivi si sono ampliati e diversificati ed oggi l’emittente è una radio per famiglie, che fa anche da guida per le madri su come allevare i figli e offre perfino consigli alle donne nubili sulla scelta dei futuri mariti.
Alcune delle rubriche più popolari (“Ci avete frainteso” e “Prima di dire voglio il divorzio”) sono dedicate a informare le donne, prima che compiano il drastico passo del divorzio. Rubriche come “Diario di una divorziata” e “Gli errori di Hanna” sono dedicate a discutere le pressioni cui è sottoposta la divorziata da parte di chi la circonda. Mahasin sostiene che il divorzio non costituisce un atto anormale, ma la società colpevolizza solo le donne e non riconosce i loro diritti come esseri umani.
Laila, 27 anni, afferma che questa radio “… ci permette di dire ciò che prima era impensabile, e possiamo raccontare le nostre sofferenze senza timore o inquietudine”.
Il programma si è anche dimostrato un valido strumento di pressione, ed è stata proposta una legge che impedisca ai mariti di iniziare le pratiche di divorzio senza informarne la moglie. In Egitto dal 2014 in poi c’è stato un aumento annuo del 10% dei divorzi. Radio Divorzio fornisce alle donne una piattaforma da cui le divorziate possono proclamare: “Non sono una cattiva persona e il mio divorzio è stata una questione di necessità, non di scelta.” La radio è stata fatta oggetto di una campagna denigratoria da parte di istituzioni pubbliche e da settori della società civile, che l’hanno accusata di incoraggiare i divorzi.
Alcuni uomini considerano l’iniziativa di Radio Divorzio come un invito alle donne a divorziare e a rafforzare la loro ribellione contro gli uomini, e secondo loro questi movimenti femminili supportano una cultura che “rovina le famiglie”. Mahasin Saberah è disposta ad accettare ogni critica rivolta alla sua radio, poiché sa che il cambiamento che l’emittente sostiene non è qualcosa che può verificarsi in tempi brevi.
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Foto Credit: UN Women Arab States: Egypt – HerStory Digital Inclusion Week. Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0) attraverso Flickr