La Nigeria, la nazione africana più popolosa, viene spesso definita “il gigante d’Africa”. Il paese si vanta di essere la più grande economia continentale: è infatti il maggiore esportatore di prodotti del petrolio in Africa e il suo fatturato petrolifero – il più alto del continente – rappresenta il 2,7% di quello mondiale. Scorrendo i dati resi disponibili dalla Banca Mondiale, in base al Pil nominale del 2018, con un reddito prodotto di circa 400 miliardi di dollari (pari a un quinto del valore prodotto in Italia), l’economia nigeriana risultava la ventinovesima al mondo, la prima in Africa seguita da Sudafrica (al trentaduesimo posto), Egitto (quarantatreesimo posto) e Algeria (cinquantatreesimo posto, con meno della metà del valore del reddito prodotto in Nigeria). Tenuto conto della popolazione residente, la situazione cambia però molto e la Nigeria scivola al centocinquantesimo posto in termini di PIL pro capite (con circa 2 mila dollari per abitante, pari al 6% di quanto prodotto in Italia). La situazione migliora un poco confrontando unicamente le differenze nel volume di beni e servizi prodotti, attraverso il metodo della cosiddetta parità dei poteri di acquisto che elimina le differenze nei livelli di prezzo esistenti tra i paesi: la Nigeria è al cento trentatreesimo posto con quasi 6 mila dollari pro capite (pari al 6% di quanto prodotto in Italia). Nello stesso anno, la Nigeria è invece al 158mo posto del ranking mondiale basato sull’indice di sviluppo umano (Human Development Index, rapporto 2019) che tiene conto anche della dimensione socio-sanitaria, oltre a quella economica. La povertà è un fenomeno prevalente in Nigeria, con circa 98 milioni di poveri multidimensionali.
La povertà nigeriana è molto particolare: è una forma di povertà estrema in mezzo all’abbondanza che non si ritrova facilmente nelle classificazioni di altri paesi e delle loro economie. Il tenore di vita in Nigeria non riflette la ricchezza della nazione, ed è perciò alquanto interessante prendere in considerazione i fattori che fanno da sfondo alla povertà nigeriana, interagendo sul terreno economico e quello socioeconomico. In pratica, sono molti i fattori che contribuiscono al problema, dal momento che la povertà è un fenomeno multidimensionale che affonda le sue radici in quasi tutti i campi dell’attività umana. Tuttavia, uno dei profili che oggi qualificano la povertà estrema in Nigeria è l’urbanizzazione. L’urbanizzazione viene definita come il graduale aumento della quota di popolazione che vive all’interno delle metropoli e delle periferie urbane, ed è di solito espressa in percentuale della popolazione totale. In altre parole, il livello di urbanizzazione aumenta in proporzione alla popolazione residente nei centri urbani.
Di solito, l’urbanizzazione è considerata fonte di vantaggi economici per il paese, promuovendo, per esempio, la formazione di grandi mercati in luoghi specifici, che a loro volto servono da stimolo alla produttività, ai collegamenti tra aziende e all’occupazione. Dal punto di vista sociale, l’urbanizzazione facilita la socializzazione, l’accesso all’istruzione e alle nuove tecnologie e la creazione di infrastrutture sociali che stimolano lo sviluppo e alleviano la povertà. L’urbanizzazione facilita anche la globalizzazione grazie alle transazioni internazionali, ai vantaggi economici che ne derivano e al peso geopolitico che si concentra negli ambienti urbani. In sintesi, è un fenomeno socioeconomico al quale qualsiasi paese dovrebbe aspirare, in quanto fonte di trasformazione, di informazione e in generale un verosimile agente di sviluppo economico, all’opposto della marginalizzazione cui sembra essere condannata la vita in aree rurali.
La necessità di cogliere le opportunità dell’urbanizzazione, che procede in modo inarrestabile, sono state evidenziate anche dagli esperti che hanno contribuito all’elaborazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs): in particolare, l’obiettivo 11 prevede città e comunità sostenibili per le popolazioni dei paesi in via di sviluppo entro il 2030. L’obiettivo mira a trasformare le città e gli insediamenti umani, rendendoli più inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili, il che comprende la disponibilità di alloggi sicuri, confortevoli e convenienti per tutti. Si tratta di criteri e obiettivi plausibili che, se raggiunti, mitigheranno le difficoltà che hanno sin qui caratterizzato la vita urbana in paesi come la Nigeria e incoraggerà gli spostamenti dalle zone rurali verso le città in tutto il paese. Tuttavia, il parametro per misurare realmente i progressi in relazione a questo obiettivo è la percentuale di popolazione urbana che vive in baraccopoli o insediamenti non pianificati. Molti abitanti rurali non sono motivati a trasferirsi nelle città a causa delle difficoltà, dell’insicurezza, dei disordini sociali e della decadenza morale che prevale nei centri urbani di tutto il paese. In altre parole, l’obiettivo 11 degli SDGs è un obiettivo lodevole che, se raggiunto, rappresenterà un successo importante per questa generazione e quelle future in Nigeria.
I problemi
Praticamente tutti i centri urbani in Nigeria si trovano a dover affrontare i problemi causati da una serie di inadeguatezze. Elettricità, acqua, strade, alloggi, ospedali, scuole e sistemi di drenaggio risultano del tutto inadeguati a causa dell’enorme popolazione che sta esaurendo le scarse strutture disponibili. Di qui i disagi, l’alto tasso di mortalità generale e materna, l’elevato numero di incidenti stradali mortali, le frequenti epidemie, le violenze e i crimini. I nigeriani nelle città si adattano all’ambiente e i più forti sopravvivono. Anche quelli che vivono al di fuori delle baraccopoli non stanno poi meglio, perché mancano le strutture di base. In base a testimonianze anonime raccolte da chi scrive, i più benestanti dimostrano di riuscire comunque a soddisfare le proprie necessità: generano elettricità in proprio, si riforniscono di acqua con trivellazioni e pozzi, provvedono alla propria sicurezza impiegando guardie private; quelli che non sopportano le cattive condizioni del fondo stradale delle loro aree riparano alcune strade (chiamate “sentieri automobilistici privati”) per il loro comfort personale. Il 30 gennaio 2019, il magnate nigeriano Aliko Dangote si è impegnato alla costruzione di 19 strade federali sull’intero territorio nazionale.
Il problema dei trasporti. Gli ingorghi automobilistici sono un tratto distintivo delle città nigeriane. Per esempio, una mia amica che vive nell’area metropolitana di Lagos (e come lei gli altri suoi colleghi di lavoro) mi dice di essere costretta a uscire di casa non oltre le 4 del mattino per andare in ufficio e non può rientrare a casa prima delle 23, quando i suoi bambini sono già a letto. Se uscisse più tardi delle 4 non riuscirebbe ad arrivare in ufficio per l’orario di apertura; se, invece, andasse via dal lavoro prima delle 22, finirebbe comunque imbottigliata negli ingorghi lungo la strada, dove le persone sono più soggette agli assalti di rapinatori, anche armati.
Il problema degli alloggi. Le acute difficoltà associate alla questione degli alloggi nelle città nigeriane rendono inevitabile la formazione di baraccopoli (slums). Chi non può permettersi gli esorbitanti affitti delle case moderne, situate nelle aree di più recente costruzione, di solito opta per la baraccopoli come soluzione più economica. Le case nelle baraccopoli sono relativamente a buon mercato, ma il disagio che vi regna è scandaloso. Nella baraccopoli, la vita è fatta di “sofferenze e sorrisi”. Attualmente, gli slum caratterizzati dalle peggiori condizioni di vita sono i campi profughi delle zone martoriate dalle scorribande di Boko Haram e dei pastori nomadi Fulani, specialmente nello stato nigeriano di Borno. In occasione delle elezioni presidenziali del 2019, gli 836.496 voti ottenuti dal presidente in carica nello stato di Borno (quello più devastato dagli insorti di Boko Haram, in cui la maggioranza della popolazione vive nei campi profughi) hanno rappresentato uno shock per il mondo e una buona prova di cosa significhi “soffrire e sorridere”. Eppure, la gente considera gli slum l’ultima risorsa disponibile, in assenza di un’alternativa migliore e conveniente. Gli abitanti delle baraccopoli delle città nigeriane rappresentano perciò una quota considerevole della popolazione urbana in Nigeria. Di conseguenza, gli aspetti negativi connessi alla crescita degli slum tendono a diffondersi su tutta la città; per questa ragione il governo ha risposto con sgomberi forzati di massa dalle baraccopoli in tutti i centri urbani del paese. Secondo il governo, la ragione più pressante per questi sgomberi è il fatto che le baraccopoli sono zone franche per la prostituzione e la criminalità (Today News Africa, 21 gennaio 2020).
Una delle realtà innegabili delle baraccopoli di alcune città nigeriane è che il tenore di vita è inferiore a quello di un insediamento rurale medio. In alcuni slum non ci sono strade di accesso a molte case, per cui il trasporto di merci da e per queste abitazioni è sempre caotico, se non completamente impossibile. L’approvvigionamento di servizi come drenaggio, elettricità e reti idriche è reso difficile dalla distribuzione disordinata degli edifici in quelle aree. Molti abitanti delle baraccopoli sono persone le cui speranze legate alla migrazione verso le città sono state infrante e, di conseguenza, si accontentano di una vita di sussistenza con i loro figli in insediamenti esposti a infinite difficoltà.
In Nigeria, vizi sociali e crimine si diffondono molto più nelle città che nelle zone rurali, come dimostrato dall’ampio divario tra i rispettivi tassi di criminalità. Le aree urbane da cui hanno origine i crimini sono, spesso, le baraccopoli. Le dure condizioni in cui i bambini crescono fanno sì che molti di essi crescano e finiscano in strada: le strade sono piene di minori che devono cavarsela da soli e molti di loro vengono indotti a compiere atti criminali da individui senza scrupoli. Così, i vizi sociali e il crimine si diffondono dalle baraccopoli alle città, e di qui si trasmettono al resto del paese, il che comporta l’alto tasso di atti criminali nel paese. Questo è evidente nel rapporto della polizia nigeriana, che il 5 aprile 2019 ha lanciato l’operazione Puff Adder (lett. vipera soffiante, ndt) che, al 6 giugno 2019, aveva portato all’arresto di 2.175 sospetti: 852 per sequestro di persona, 865 per rapina a mano armata, 359 per omicidio e 99 per attività illegali di bande criminali (i cosiddetti «culti universitari» o «confraternite», come Black Axe e Eiye, caratterizzati da riti di iniziazione violenta). Per quanto riguarda il recupero di armi, l’Ispettore Generale di Polizia ha riportato che ne sono state recuperate 834, tra cui due lanciarazzi, e 19.009 munizioni. Secondo quanto dichiarato, i banditi sono stati arrestati in seguito a un rapporto di intelligence che ha portato alle retate negli hotspot criminali nelle aree metropolitane, non in quelle rurali.
I fattori
Tra i fattori che trasformano l’urbanizzazione in fattore antagonista dello sviluppo in Nigeria troviamo in primo luogo l’alto costo della manutenzione urbana e gli enormi centri urbani del paese. L’urbanizzazione sarebbe un fenomeno positivo e ricco di utili potenzialità, ma mantenere un ambiente urbano funzionante richiede un alto consumo di risorse. Nel momento in cui si avvia l’urbanizzazione di un’area, il processo di crescita che ne risulta è continuo e va di pari passo con le esigenze della comunità. Più cresce il numero di individui che fanno parte di una comunità, più si rendono necessarie infrastrutture fisiche e sociali, e con esse aumenta la domanda di cibo, alloggi, sanità, sicurezza e occupazione. Un pur lieve fallimento da parte del governo nel far fronte a questi bisogni si traduce in una rete di problemi multidimensionali. Per esempio, tra le economie in via di sviluppo, la Nigeria si distingue per l’elevato numero di centri urbani. Molti paesi poveri presentano un solo centro urbano con una popolazione compresa tra 500 mila e 1 milione di abitanti; la Nigeria ne ha ventiquattro. I centri urbani in Nigeria risultano perciò sotto finanziati, con tutti i guai che ne conseguono.
Un altro fattore significativo che va a sommarsi agli svantaggi associati all’urbanizzazione in Nigeria è la cattiva governance. L’alibi politico spesso utilizzato pubblicamente è che i centri urbani sono enormi quanto le loro esigenze, mentre le risorse a disposizione del governo non sono commisurate alle necessità delle città. Questo può anche essere vero, ma ciò non toglie che se ci fosse una buona governance si vedrebbero comunque dei miglioramenti. Il governo forse non disporrà di mezzi adeguati, ma ci sono indicazioni sufficienti a concludere che da parte dei governi è mancata la volontà politica di alleviare le spiacevoli situazioni in cui versano le nostre città. I centri urbani, con il loro enorme carico di popolazione e di necessità, dovrebbero solo essere gestiti da manager competenti e dedicati. Non c’è bisogno di altro che di giunte municipali proattive, che dimostrino di avere una grande esperienza e conoscenze adeguate sullo sviluppo urbano e sulle materie ad esso collegate. I governi che si sono succeduti in Nigeria nel corso degli anni non hanno saputo identificare concretamente i problemi dei centri urbani del paese. La povertà è più acuta nei centri urbani perché le sfide delle città sono enormi, aumenta la popolazione e le aspirazioni della gente, presto disattese. In sintesi, per affrontare la povertà estrema che sta devastando le città nigeriane ci vorrà un governo visionario, che abbia piena consapevolezza delle criticità nel nostro paese.