Nigeria Opinioni

Emigrazione all’estero e fuga di cervelli: ostacoli allo sviluppo sostenibile in Nigeria

Dauda Rasaki Stephen

La Nigeria si trova a fronteggiare i problemi legati alla migrazione da molti anni, con tutte le relative conseguenze sull’economia e sullo sviluppo del paese. Un gran numero di cittadini nigeriani continuano ad emigrare, senza sosta. Ciò che rende il fenomeno particolarmente preoccupante è il numero di professionisti con elevato livello d’istruzione e di capacità che hanno trovato rifugio in nazioni ad economia più avanzata, ovvero ciò che viene comunemente definita “fuga di cervelli”.
Si tratta dell’emigrazione di individui che posseggono esperienze e capacità tecniche o di professionisti di vari settori (medici, infermieri, ingegneri, tecnici, ricercatori accademici, esperti di informatica, manager, etc.) verso altre nazioni, in cui trovano migliori condizioni di vita e dove le loro competenze possono accrescersi. I dati disponibili mostrano che, con l’eccezione del Sudafrica, i paesi di destinazione per la maggior parte dei migranti nigeriani sono in Nordamerica o in Europa, mentre l’emigrazione verso le nazioni asiatiche è scarsa.
I dati indicano anche che il numero di emigrati dalla Nigeria supera quello degli immigrati, con un saldo migratorio negativo di 300.000 unità nel 2017 (World Bank, 2019). Gli studi in materia hanno anche dimostrato che i medici nigeriani – molti dei quali hanno ricevuto la loro formazione nel paese – che esercitano all’estero sono più numerosi di quelli operanti in Nigeria: e questo è il motivo per cui il paese attualmente soffre di una grave scarsità di personale medico. Secondo i rapporti disponibili, circa 17 milioni di nigeriani vivono oltreoceano. Ciò provoca effetti negativi sullo sviluppo sostenibile del paese.

Cause della migrazione e della fuga di cervelli

I fattori che causano questi fenomeni sono molteplici, e gli studiosi li hanno classificati nelle due categorie “push” e “pull”. I fattori che spingono verso l’estero (push) sono le condizioni negative che inducono i migranti a trasferirsi, mentre quelli che attraggono verso i paesi prescelti (pull) sono le condizioni favorevoli presenti in questi ultimi. I fattori in questione possono essere di carattere economico, politico, ambientale, o di altro genere. Nella prima categoria va annoverata ad esempio l’insufficienza delle infrastrutture, come l’erogazione discontinua di energia elettrica che danneggia le attività commerciali, causa la chiusura di molte piccole imprese e spinge alcune aziende a riallocarsi fuori dei confini nazionali in uno dei paesi limitrofi. Pesa anche l’alto livello di insicurezza, provocato dalle bande di terroristi, criminali e rapitori. Tutto questo spinge la gente ad andarsene, non solo dalle aree più colpite da tali problemi ma anche da altre aree del paese, per trasferirsi all’estero.

L’aggravarsi della povertà – fenomeno particolarmente acuto in Nigeria – è un altro fattore “push” che contribuisce ad accrescere il problema della migrazione e della fuga di cervelli. Il basso livello di industrializzazione, che ha limitato la capacità dell’economia di generare posti di lavoro sufficienti, è un altro fattore che costringe le persone a migrare in cerca di occupazione.

La cattiva amministrazione e il fallimento della leadership politica hanno influito disastrosamente e per molto tempo sulle possibilità di sviluppo del paese; quindi la gente preferisce emigrare in nazioni in cui ci sono amministrazioni efficienti e il sistema economico funziona. Un altro fattore di spinta è il basso livello dei salari: il nuovo salario mensile minimo di 30.000 Naira (US $ 82,65) non è sufficiente a mantenere un lavoratore e tutta la sua famiglia, quindi le persone cercano situazioni migliori in paesi con livelli salariali più elevati, a prescindere dal tipo di lavoro disponibile in quei paesi.

Tutto questo si somma ai fattori “pull” dei paesi di destinazione – come migliori condizioni di lavoro, paghe migliori, migliori opportunità di formazione e ricerca – che contribuiscono a incoraggiare la migrazione. Ciò ha gravi implicazioni per lo sviluppo sostenibile del paese, poiché la capacità produttiva e il reddito di chi è emigrato non sono più disponibili. Finché questi problemi non vengono affrontati, la nazione continuerà ad assistere all’esodo di persone, specializzate o meno, verso luoghi con migliori condizioni di vita.

Gli effetti sullo sviluppo sostenibile

La migrazione e la fuga di cervelli possono avere effetti sia negativi che positivi sullo sviluppo sostenibile. Tuttavia, nel caso dell’economia nigeriana quelli negativi sembrano decisamente prevalere. Per quanto riguarda gli effetti positivi, le rimesse degli emigrati contribuiscono alla crescita economica ed allo sviluppo nazionale. I dati della World Bank (2019) riportano, per le rimesse individuali ricevute nel 2017, la cifra di 22 miliardi di US$, pari a circa il 5,86% del PIL della Nigeria.

Ciò non ha comunque avuto effetti rilevanti sullo sviluppo e la crescita, tenuto conto anche del fatto che i costi per l’invio delle rimesse verso la Nigeria sono spesso più alti della media mondiale, determinando un’ingiustificata sottrazione di risorse a beneficio degli intermediari internazionali. Può sembrare strano, ma il prezzo più alto per trasferire rimesse si paga in paesi africani e non in altri continenti: in base ai dati pubblicati nel 2019 dal Centre for Financial Regulation & Inclusion, per inviare 200 dollari dagli Stati Uniti o dal Regno Unito alla Nigeria il costo medio è di circa il 6-7% (con punte del 12%, nel caso di certi operatori); Il corridoio Camerun-Nigeria è di gran lunga il canale più costoso, con un costo medio di oltre l’11% (con punte di oltre il 15%).

Tra gli effetti positivi dell’emigrazione e della fuga di cervelli vanno annoverati l’acquisizione da parte di alcuni migranti di capacità professionali e il trasferimento di tecnologie che possono essere poi impiegate – in via temporanea o permanente – nei loro paesi di origine, contribuendone allo sviluppo. La Nigeria non ha beneficiato molto di questo fenomeno, dato che la maggioranza dei suoi cittadini espatriati preferisce rimanere all’estero, e quindi le capacità e tecnologie acquisite vengono impiegate in quei paesi. Il tasso netto di migrazione della Nigeria, nel periodo 2015-2020, è pari a un migrante ogni tre mila e poco più abitanti (ricordando che la Nigeria ha oltre 190 milioni di abitanti). La migrazione e la fuga di cervelli producono anche un miglioramento nelle condizioni di vita delle famiglie che beneficiano delle rimesse inviate dall’estero.

Altri effetti positivi dell’emigrazione per i paesi di provenienza comprendono:
a) un miglioramento della governance volto a prevenire una migrazione eccessiva. Le politiche governative hanno un fortissimo impatto sulle condizioni economiche di una nazione, e quando il flusso migratorio continua a crescere verranno attuate politiche per migliorare le condizioni economiche ed evitare un flusso troppo elevato;
b) un rafforzamento delle reti commerciali, che a sua volta porta ad un miglioramento della bilancia dei pagamenti. Ciò si verifica grazie alle reti commerciali create dai migranti nei paesi di destinazione; essi possono migliorare gli scambi con i loro paesi d’origine grazie alla buona conoscenza delle procedure commerciali e del contesto ambientale. Nemmeno questo sembra però verificarsi per la Nigeria; la migrazione e la fuga di cervelli non sembrano finora aver recato benefici al paese.

Oltre ai possibili effetti positivi di cui sopra, la migrazione e la fuga di cervelli producono anche effetti negativi, che per quanto riguarda l’economia nigeriana appaiono assai evidenti. Tra essi la perdita di lavoratori altamente specializzati in tutti i settori, che ha avuto un impatto negativo sulla crescita delle risorse umane e ha provocato una carenza di lavoratori qualificati in tutta la nazione. Ciò produce conseguenze negative sugli investimenti, sulla qualità dei servizi pubblici, sulla creazione di posti di lavoro e sulla produttività, col risultato di deprimere la crescita e lo sviluppo sostenibile.

L’ultimo report sullo sviluppo sostenibile, stilato nel 2019, colloca la Nigeria, rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs Index), al 159° posto su 162 paesi monitorati e all’ultimo posto tra le 16 nazioni dell’Africa Occidentale. Altri effetti della migrazione e della fuga di cervelli sono le difficoltà di sviluppo dei settori più importanti e la perdita di entrate tributarie: gli emigrati non pagano tasse in Nigeria, anche se ciò è in parte compensato dal flusso delle loro rimesse. Un’ulteriore conseguenza è l’esodo di capitali, specialmente per le notevoli somme spese dai nigeriani per cure mediche all’estero, anche a causa della migrazione dei medici.

Possibili soluzioni al problema
Questa situazione è dannosa per la Nigeria ed è quindi necessario adottare provvedimenti, se il paese vuole raggiungere uno sviluppo sostenibile, concentrandosi sia sui fattori “push” che su quelli “pull”. Ad esempio il paese dovrebbe costruire infrastrutture per far crescere l’economia, altrimenti i cittadini continueranno ad emigrare. Inoltre va affrontato il problema della crescita della popolazione, specialmente nella parte settentrionale del paese in cui il tasso delle nascite è molto alto. Ciò si può fare con l’educazione e con misure di controllo delle nascite, come l’uso di contraccettivi.
La grave insicurezza è una delle minacce più serie per la crescita e lo sviluppo della Nigeria. L’attuale dimensione del problema, di recente acuito dalle attività di gruppi terroristici come Boko Haram e lo Stato islamico dell’Africa Occidentale e anche di bande sempre più aggressive di criminali e tagliagole, richiederebbe assistenza a livello internazionale per poter essere arginato. Proprio per questo fattore sempre più grave molte persone hanno perso ogni fiducia nel futuro del pase e sono emigrate con la famiglia. Le destinazioni europee preferite dai migranti nigeriani sono Regno Unito, Italia, Spagna, Germania e Irlanda, mentre nel Nord America le mete preferite sono Stati Uniti e Canada (International Organization for Migration, 2016). Anche il Sudafrica, in ambito africano, è una destinazione spesso scelta dai nigeriani, nonostante i recenti attacchi xenofobici che hanno subito.
La Nigeria deve anche affrontare il problema del suo elevato tasso di povertà (v. Dauda, 2019, “Poverty in Nigeria: challenges and policy dimension”), per poter ridurre l’emigrazione e la fuga di cervelli. A tal fine, il paese deve avviare politiche concrete di sviluppo industriale di investimenti in attività di ricerca e sviluppo, poiché industrializzazione e progresso tecnologico aiuteranno a ridurre l’emigrazione all’estero. Inoltre, è necessario ridurre l’elevato tasso di disoccupazione attuale, creando un ambiente favorevole per le piccole imprese e per gli investimenti esteri diretti. Sono necessarie anche politiche volte a sviluppare le capacità imprenditoriali. L’istruzione pubblica dovrebbe essere resa più funzionale, e la sua qualità migliorata continuamente.
Altri strumenti per ridurre l’emigrazione e la fuga di cervelli sono, in ordine d’importanza: l’aumento del livello dei redditi, una buona leadership politica, la lotta alla corruzione, una diversificazione dell’economia rispetto alla dipendenza dal petrolio, e lo stanziamento di fondi adeguati per l’istruzione. Va sviluppato il sistema sanitario nazionale per evitare l’emigrazione all’estero motivata da necessità di cure mediche, che implica anche l’uscita di capitali.
Sono necessari programmi specifici volti a incoraggiare gli emigrati a tornare, e altri potrebbero essere stimolati a offrire periodicamente servizi utili per lo sviluppo sostenibile nel loro paese d’origine. Ciò può essere realizzato impegnandoli in attività di sviluppo umano, aiutandoli ad affrontare le difficoltà che incontrano all’estero, ed incoraggiandoli a partecipare alla vita politica del loro paese d’origine, creando un ambiente accogliente per gli investimenti e offrendo loro incentivi ad investire in patria.

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