Nel settembre del 2015 è stata lanciata dalle Nazioni Unite l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, un ambizioso programma di portata mondiale che ha lo scopo di combattere le disuguaglianze, promuovere il benessere e proteggere l’ambiente.
Il programma propone 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030, all’interno di ciascuno dei quali sono stati fissati anche specifici target di genere, che specificano la dimensione di genere riguardo a povertà, fame, salute, istruzione, acqua ed igiene, lavoro, sicurezza e pace. Questo articolo esamina l’attuale condizione delle donne vietnamite ed alcune importanti iniziative del governo del Vietnam, realizzate nei primi cinque anni di implementazione dell’Agenda 2030, dal punto di vista della parità di genere.
La condizione della donna in Vietnam e i diritti di genere
Come è universalmente noto, la disuguaglianza di genere rende e mantiene le donne povere, e le priva di fondamentali diritti ed opportunità. Le donne svolgono quotidianamente attività economicamente rilevanti – dalla produzione di reddito alla creazione di posti di lavoro se sono imprenditrici, alla cura delle famiglie e degli anziani. Tuttavia una donna che lavora in agricoltura, ad esempio, può non avere lo stesso grado di accesso a sementi, al credito, alla tecnologia e alla formazione sulle nuove conoscenze e pratiche agricole rispetto ad un uomo. In Vietnam l’accesso delle donne alla terra coltivabile è spesso ostacolato da ambiguità delle leggi, dall’impossibilità di ottenere tutela legale e dalla scarsa consapevolezza e conoscenza delle normative. Nei momenti di crisi economica, le donne povere difficilmente potranno contare su risparmi o trovare il modo di compensare le diminuzioni di reddito.
Il secondo obiettivo dell’Agenda 2030 mira a porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare l’alimentazione. Anche se nel mondo le donne preparano fino al 90% di tutti i pasti familiari (WHO & UNICEF, 2014), in condizioni di scarsità di cibo spesso danno la priorità agli altri, e quindi soffrono la fame. L’alimentazione non è solo una questione di quantità del cibo, ma anche di qualità. Le donne che vivono in famiglie povere difficilmente consumano le sostanze nutritive di cui avrebbero bisogno, rendendo così più problematico sopportare gli sforzi fisici della gravidanza e dell’allattamento. La mortalità da parto per le donne di alcune minoranze etniche è quattro volte superiore a quella della maggioranza etnica Kinh.
Le donne appartenenti alle minoranze etniche spesso non possono usufruire di servizi sanitari necessari, perché risiedono in località isolate, per la scarsa qualità dell’assistenza medica, per le barriere linguistiche e culturali e per la loro scarsa disponibilità di denaro. Di conseguenza, la copertura in termini di assistenza prenatale per loro rimane bassa. Una su cinque di queste donne non riceve tuttora alcun controllo medico durante la gravidanza, e nelle province montane settentrionali una percentuale che va dal 40% al 60% di loro partorisce in casa (GSO & UNUCEF, 2015).
Per quanto riguarda l’istruzione, sebbene il gap di genere sia stato notevolmente ridotto per quella di primo e secondo livello, per le donne ci sono ancora molti ostacoli da superare. In particolare, donne e ragazze appartenenti a gruppi etnici di minoranza e a famiglie povere hanno minori opportunità, e presentano livelli più elevati di abbandono scolastico e di analfabetismo.
In Vietnam, gli stereotipi di genere sono ancora abitualmente presenti nei testi scolastici e nei metodi di insegnamento, e rafforzano i pregiudizi di genere ed i ruoli tradizionali. Ragazze e ragazzi vengono spesso indirizzati verso campi diversi di studio e di preparazione, e questo ha conseguenze sulle loro prospettive lavorative e sul loro reddito potenziale. Le risorse per l’integrazione di genere sono insufficienti e ciò limita le grandi potenzialità che l’istruzione avrebbe per concorrere a un reale mutamento a favore della parità di genere.
Gli obiettivi dello sviluppo sostenibile sono volti a cercare di cambiare il XXI secolo, affrontando problemi cruciali come la povertà, la disuguaglianza e la violenza contro le donne. L’empowerment delle donne è condizione preliminare di tutto questo. Il Vietnam è al 26° posto tra 156 nazioni nell’implementazione dell’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030, che riguarda la parità e l’empowerment femminile (MOLISA, 2019). Anche se negli ultimi decenni si è registrato qualche progresso, restano tuttora molti limiti da superare: i salari delle donne sono ancora inferiori a quelli maschili, anche a parità di qualifiche; l’uguaglianza di genere nell’ambito familiare deve ancora progredire. Sulle donne vietnamite continua a gravare l’onere dei lavori domestici e delle cure familiari, senza alcuna contropartita economica, e solo il 56% degli uomini aiuta nei lavori di casa. Con la crescita dell’urbanizzazione e dell’emigrazione, il conseguente aumento del costo della vita ha spostato l’onere della cura dei bambini dalle donne più giovani a quelle più anziane, spesso appartenenti alla stessa famiglia.
Inoltre, sussiste ancora il problema dei matrimoni precoci. Le ragazze povere hanno più del doppio delle probabilità di sposarsi in età infantile rispetto alle loro coetanee benestanti. Secondo L’Ufficio Statistico nazionale, in Vietnam una donna su dieci si sposa prima dei 18 anni, in prevalenza nelle aree più isolate e abitate dalle minoranze etniche. Ciò le espone al rischio di gravidanze precoci, e dato lo scarso accesso all’istruzione e il pesante fardello dei lavori domestici, le loro opportunità future restano limitate, e tutto questo le intrappola in una condizione di povertà. In queste comunità, le conoscenze in materia di salute riproduttiva e sessuale e di pratiche igieniche è scarsa, specialmente tra le ragazze che vivono in convitti senza il supporto dei genitori.
Alcune comunità povere, situate in zone isolate o composte da migranti, non hanno accesso all’acqua, esponendo così donne e ragazze a forti rischi di patologie ginecologiche. Col 65% degli alloggi privi di una fonte d’acqua vicina, di solito è compito di donne e ragazze andare a prendere l’acqua potabile. Per le famiglie delle minoranze etniche, questa percentuale aumenta di un ulteriore 10%. Malgrado le donne siano quelle che la utilizzano maggiormente, esse hanno minori possibilità di partecipare alle decisioni relative all’approvvigionamento di acqua, sia a livello familiare che collettivo (ILSSA & UN Women, 2015).
In Vietnam, la maggioranza dei lavoratori nel settore dell’economia sommersa sono donne, pagate mediamente la metà rispetto agli uomini, con minore sicurezza del lavoro e scarso accesso all’assistenza sociale (USAID, 2010). Inoltre, le donne costituiscono la maggioranza tra i lavoratori familiari autonomi non salariati, che sono considerati la categoria di manodopera più vulnerabile. La disoccupazione tra le giovani donne è più elevata che tra i loro coetanei maschi, aumentando la probabilità di una loro migrazione verso le zone urbane o oltreconfine. Anche a causa della scarsa istruzione ricevuta e alla mancanza di competenze professionali, esse vengono poi spesso impiegate in lavori sottopagati e di basso livello, ad esempio come domestiche o badanti. Ciò implica un alto rischio di sfruttamento, anche sessuale. Il loro incerto status giuridico limita il loro accesso a forme di assistenza sociale e di patrocinio legale.
Iniziative governative di rilievo a favore dei diritti e dell’uguaglianza di genere
Per migliorare la condizione delle donne e promuovere i diritti di genere, negli ultimi cinque anni il governo vietnamita ha compiuto molti sforzi per implementare l’Agenda 2030 che ha per obiettivi la fine della povertà, la lotta alle disuguaglianze, la promozione del benessere e la protezione dell’ambiente.
Vi sono stati dei progressi nelle iniziative per la parità di genere, notevolmente apprezzati dalla comunità internazionale: il Vietnam si è classificato 6° su 57 paesi in termini di imprese di proprietà femminile, 56° su 156 (69,7 punti) nell’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile e 26° su 156 (79,8 punti) per quanto riguarda l’Obiettivo 5 del programma, quello sulla parità di genere e l’empowerment femminile (MOLISA, 2019).
Diverse leggi recentemente approvate dall’Assemblea Nazionale – come la legge sulle opere architettoniche, la riforma della legge sull’applicazione delle sanzioni penali, la riforma della legge sull’istruzione, la legge sulla prevenzione e il controllo dei danni da abuso di alcol – hanno recepito i principi della parità di genere e della non discriminazione basata sul genere. La riforma del codice del lavoro presenta molti contenuti nuovi relativi all’uguaglianza di genere, come: riduzione della differenza nell’età pensionabile da 5 a 2 anni; eliminazione di regolamenti discriminatori di genere nei luoghi di lavoro; rafforzamento delle norme a tutela della maternità e delle cure parentali, in modo da riequilibrare la distribuzione delle responsabilità lavorative e familiari tra uomini e donne; maggiore efficacia delle regole contro le molestie sessuali nei luoghi di lavoro.
Il Vietnam ha comunicato e condiviso attivamente i risultati che ha raggiunto nello sviluppo e nell’attuazione delle politiche volte ad assicurare la parità di genere e l’empowerment femminile; ha contribuito attivamente con proposte e pareri alle bozze di risoluzioni sulle questioni di uguaglianza di genere; ha partecipato alla formulazione e all’approvazione di risoluzioni volte a proteggere le donne dalla violenza, contro il traffico di esseri umani e per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne.
Il Vietnam ha anche organizzato con successo il terzo ASEAN Ministerial Meeting on Women (AMMW), che aveva per tema “L’assistenza sociale per donne e ragazze per la ASEAN Vision 2025”, ed altri incontri simili tenutisi nel 2018 nel paese.
Inoltre, il Vietnam ha promosso, prendendovi attivamente parte, la cooperazione dell’ASEAN nel campo dell’assistenza sociale per donne e ragazze, anche in vista dell’assunzione della presidenza vietnamita dell’ASEAN per il 2020.
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