Per più di mezzo secolo si è attribuito al petrolio un ruolo critico nella performance economica di ogni paese al mondo. Anche se negli ultimi tempi l’enfasi sul petrolio è spesso diminuita a causa della sua non rinnovabilità, le variazioni dei prezzi del petrolio continuano ad avere un impatto significativo sulle condizioni economiche globali. L’effetto netto della variazione del prezzo del petrolio è funzione, anzitutto, del fatto che si faccia riferimento a un paese esportatore o importatore di petrolio. L’economia del petrolio mostra che un aumento dei prezzi del petrolio altera le condizioni degli scambi a favore dei paesi esportatori e a danno di quelli importatori, con relazione inversa quando i prezzi scendono. In generale, le variazioni di prezzo incidono principalmente sulla domanda dei paesi esportatori. Invece, l’aumento dei prezzi spinge in alto i costi di produzione nei settori produttivi nel caso dei paesi importatori, determinando un calo di output e di produttività, unitamente all’aumento nei costi di beni e servizi. In Nigeria, l’economia è spesso soggetta a entrambi questi effetti collaterali, in qualità di paese impegnato sia nell’esportazione che nell’importazione di greggio sul mercato globale.
Sulla base dei dati disponibili, storicamente la Nigeria era soprattutto un’economia in cui la maggior parte delle entrate era generata dall’agricoltura, mentre il contributo del petrolio al Pil era solo dello 0,007 per cento. Tuttavia, la scoperta del petrolio da parte di Shell-BP – avvenuta nel 1956 nella zona di Oloibiri, nello Stato di Bayelsa – trasformò profondamente l’economia nigeriana, e il petrolio divenne la principale fonte di energia e di reddito. Dalla scoperta del petrolio, l’industria petrolifera ha svolto un ruolo significativo per lo sviluppo dell’economia nigeriana, con effetti tendenziali sia positivi che negativi.
Negli anni Settanta, la scoperta e l’esplorazione del petrolio hanno reso la Nigeria il più grande produttore di greggio in Africa occidentale e il sesto più grande fornitore di petrolio al mondo, facendo sì che le entrate del petrolio diventassero funzionali per l’ingresso della Nigeria come attore globale nella politica mondiale. La ricchezza di petrolio ha anche reso la Nigeria una destinazione per gli stranieri, in particolare espatriati trasferitisi nel paese per affari o impegni professionali. Tuttavia, a partire dagli anni Ottanta, si è fatto più pronunciato l’effetto di una diminuzione delle entrate petrolifere, che ha comportato anche una flessione del reddito nazionale e, con essa, dell’influenza globale della Nigeria. Il risultato è stato un cambiamento demografico dovuto a un graduale aumento dell’emigrazione, indotta dagli scenari negativi che si profilavano.
Ma il fenomeno delle migrazioni nigeriane ha alle spalle ben altra storia.
Grazie alla ricerca archeologica sono state rinvenute tracce di precedenti migrazioni, suggerendo che diversi raggruppamenti umani si spostarono da un luogo all’altro, popolando nuovi territori e interagendo tra loro in quasi tutte le regioni per migliaia di anni prima del colonialismo. In Nigeria, la storia della migrazione è stata caratterizzata dai collegamenti transnazionali degli Hausa in pellegrinaggio alla Mecca attraverso le rotte commerciali trans-sahariane, dal commercio transoceanico degli schiavi, dalle migrazioni durante il periodo coloniale, da quelle intraregionali e da quelle internazionali, costituite da nigeriani diretti verso il Nord America e l’Europa attraverso il continente africano (Repubblica Federale di Nigeria, 2013). Ciò rivela che la migrazione è un fenomeno che ha sempre fatto parte della realtà nigeriana, variando solo per tendenza e intensità.
Nel 2018, uno studio di Egbuta Ugwumba ha rivelato che la spinta a lasciare il paese alla ricerca di una vita più favorevole ha preceduto la crisi petrolifera nigeriana, innescata anche dalle politiche economiche degli anni Ottanta, che diedero origine a condizioni di vita sfavorevoli per i suoi abitanti. Ulteriori complicazioni furono dovute a un programma di aggiustamento strutturale che mirava ad alleviare la crisi di sviluppo causata dalla dimensione del debito, ma che ha finito per aumentare disoccupazione, povertà e corruzione. Tutto ciò ha spinto un gran numero di giovani uomini e donne a lasciare il paese alla ricerca di migliori opportunità all’estero.
Nella maggior parte dei casi, la migrazione internazionale è stata la più frequente in Nigeria durante la tarda era coloniale e il periodo di indipendenza iniziale, con flussi diretti verso il Regno Unito e, in alcuni casi, verso gli Stati Uniti. La documentazione disponibile mostra che durante questo periodo i flussi erano piuttosto bassi e chi migrava allora lo faceva allo scopo di ulteriori studi, al termine dei quali molti rientravano in Nigeria per partecipare al processo di costruzione nazionale. Inoltre, la maggior parte di loro ha assunto ruoli nel servizio pubblico, il che era considerato un contributo allo sviluppo della nazione e del suo sistema educativo. Tuttavia, in tempi più recenti il contesto è cambiato a seguito di una combinazione di condizioni economiche, politiche e sociali che ha innescato ondate migratorie senza precedenti, facendo sì che molti nigeriani scartassero l’idea di tornare a casa, intensificando così la tendenza a rimanere all’estero. Sul lato della migrazione interna alla Nigeria, l’economia ha favorito sia una maggiore migrazione “rurale-rurale” che quella “rurale-urbana”. Ciò ha consentito ai migranti di spostarsi in uno spazio relativamente più libero per lavorare, sia come mezzadri che come forza lavoro agricola, oppure come commercianti. La circolazione è avvenuta anche grazie alla migrazione del lavoro, in quanto i lavoratori provenienti da diverse parti del paese, in particolare dalle aree rurali, si sono trasferiti nelle sedi regionali, nei centri amministrativi e commerciali di Lagos, Kano, Kano, Zaria, Enugu, Ibadan, Sokoto, Kaduna e molti altri in cerca di commercio e di lavoro retribuito (Country Paper: Nigeria, 2008).
Oggi, con una popolazione di oltre 200 milioni di abitanti – pari al 2,61% della popolazione mondiale – e in qualità di paese più popoloso dell’Africa (Worldometers, 2019), la Nigeria continua a conoscere un’elevata migrazione, sia interna che internazionale, a causa delle dimensioni della sua popolazione, del difficile clima economico, delle fluttuazioni del prezzo del petrolio, della porosità delle sue frontiere, ecc. Le scarse opportunità di lavoro, la corruzione e la povertà sono i fattori che hanno spinto ogni anno migliaia di nigeriani a emigrare in cerca di una migliore qualità di vita. Ciò comporta anche l’aumento della migrazione clandestina, facilitata in gran parte dalla disponibilità di passaporti e visti contraffatti, da false richieste di asilo, da matrimoni fasulli con falsi pretesti, dal contrabbando e dalla tratta di esseri umani e da una serie di altri escamotage. La migrazione in Nigeria ha contribuito anche al dualismo economico, poiché il tasso di migrazione interna è schizzato alle stelle a causa dell’alto tasso di migrazione interstatale da parte di giovani in cerca di opportunità e migliori condizioni di vita, polarizzando le traiettorie di sviluppo dei diversi stati che compongono la Nigeria. Infatti, ciò ha invariabilmente comportato un grande impulso alle attività economiche nei centri di destinazione come Lagos, Port-Harcourt, Edo, Calabar, Kano, Abuja ecc. e un ritardo in quelle dei centri di origine, in particolare nelle zone rurali.
Dal punto di vista teorico, secondo l’approccio neoclassico, tra i fattori che determinano la decisione di migrare vengono annoverati il livello delle retribuzioni, il livello e il ritmo della crescita economica, l’uso più o meno efficiente dei fattori di produzione nell’economia nazionale, la bilancia commerciale e il Pil pro-capite in condizioni di economia aperta. Anche altri elementi di natura sociale, istituzionale e comportamentale svolgono un ruolo importante nelle migrazioni, in particolare nel processo decisionale economico, che tiene conto di fattori quali le rimesse, gli investimenti diretti dall’estero, la riduzione della povertà, ecc. In Nigeria, a livello empirico, il principale nesso causale individuato tra i vari effetti del petrolio sulla migrazione è stato quello relativo agli stipendi dei dipendenti pubblici, che dipendono in larga misura dalle entrate petrolifere. Un calo (un aumento) degli stipendi del settore pubblico può stimolare (o meno) la volontà di migrare, con effetti sull’economia nazionale, dal momento che il prezzo del petrolio è una fonte di shock primario per le famiglie e l’economia.
Nell’ambito del piano d’azione sulla migrazione, il governo della Nigeria nel 2015 ha formalmente adottato una politica nazionale in materia di migrazione e il relativo piano di attuazione, con il sostegno dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e dell’Unione europea (Ue). Le motivazioni di base della politica migratoria e del suo piano attuativo hanno fornito un fondamentale quadro giuridico per assicurare in prospettiva il monitoraggio e la regolamentazione della migrazione interna e internazionale, attraverso un’adeguata raccolta e diffusione dei dati relativi. Altre questioni affrontate sono la mobilitazione della diaspora, la gestione delle frontiere e il trattamento dignitoso di migranti, sfollati interni e richiedenti asilo. Infine, è stato considerato anche il ruolo della società civile nella gestione delle migrazioni, al fine di garantirne una coordinazione più efficiente. Negli ultimi tempi l’attuazione della politica migratoria attraverso varie attività di progetto ha fatto sì che più di 7.000 migranti nigeriani abbandonati potessero tornare a casa sani e salvi da più di 20 paesi, compresi tra Europa, Medio Oriente, Nord Africa e, in tempi più recenti, dal Sudafrica. Ciò si è reso possibile grazie al supporto dell’Oim al rimpatrio volontario e al reinserimento attraverso la piattaforma per la Governance della migrazione e le reintegrazione in Nigeria, alla gestione dell’immigrazione e delle frontiere, al Sistema di informazione e analisi dei dati (Midas), alla carta d’identità biometrica (Nbic) e al Piano d’azione per la politica di migrazione del lavoro (finalizzato alla gestione della migrazione del lavoro e alla mobilitazione della diaspora per lo sviluppo nazionale). Ciò è stato ottenuto con la creazione di tre centri di risorse per i migranti (Migrant Resource Center, Mrc) ad Abuja, Lagos e Benin City sotto l’egida del Ministero del lavoro e dell’occupazione (Federal Ministry of Labour and Employment, Fmle).
Il Piano d’azione per la politica nazionale in materia di migrazione è stato attuato anche attraverso l’istituzione della Comitato consultivo sociale (Social Advisory Board, Sab) e del Comitato tecnico sulla migrazione del lavoro (Technical Working Committee on Labour Migration) nel 2017. Sono stati altresì individuati quattro progetti pilota per l’attuazione nell’ambito del piano d’azione per la migrazione. La seconda sede del centro risorse migranti è stata istituita a Benin City, nello stato di Edo. L’Oim ha inoltre continuato a fornire supporto al Ministero del lavoro e dell’occupazione e alla gestione del portale web della Borsa elettronica nazionale del lavoro (National Electronic Labour Exchange, Nelex). Il 19 dicembre 2017 a Benin City è stato organizzato un Programma di formazione sull’avvio e il miglioramento delle attività in proprio (Start and Improve Your Business, Siyb) per 60 rimpatriati. Tra l’aprile 2017 e il luglio 2018, un totale di 8.803 migranti ha ricevuto sostegno all’accoglienza e l’assistenza immediata, tra cui sovvenzioni in denaro per le prime necessità, la registrazione, la profilazione e la prima assistenza medica. Inoltre, 4.752 migranti hanno ricevuto consulenza per il reinserimento e sono stati sottoposti a screening per le vulnerabilità (casi che includono i minori non accompagnati, le vittime di tratta, le persone con esigenze legate alla salute). Inoltre, 2.456 migranti hanno ricevuto un sostegno generale per il reinserimento (compresi corsi di formazione, rinvii per l’assistenza medica e il sostegno psicosociale). Infine, 971 migranti hanno ricevuto assistenza complementare al reinserimento (compreso il sostegno per la messa a punto di progetti individuali, collettivi o comunitari).
Le politiche sopra descritte derivano dall’economia politica della Nigeria, che è centrata sul petrolio e che ha portato a sua volta gli stati nigeriani a operare come economie centrate sul petrolio, in collaborazione con tutti gli altri settori e livelli di governo che a loro volta dipendono dal settore petrolifero. Ciò ha reso la centralità del petrolio un punto qualificante dell’economia politica nigeriana, fondata sul rapporto intrinseco tra questa risorsa naturale e lo stato. In relazione a ciò, l’economia politica nigeriana può anche esser vista nell’ottica di un rentier state che negli ultimi tempi ha conosciuto le conseguenze di una dipendenza eccessiva dal petrolio. L’effetto risultante, secondo studi molto recenti, ha dimostrato che la ricchezza petrolifera non ha né fornito lo stimolo necessario alla crescita né innescato una stabilità politica. Inoltre, le entrate petrolifere degli ultimi tempi hanno ostacolato l’impulso alla crescita di altri settori dell’economia, in quanto sussistono significative disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza petrolifera nel paese (Babalola, 2019). C’è quindi un evidente divario tra i risultati che le risorse petrolifere avrebbero dovuto portare e la realtà dei fatti.
Infine, la relazione tra prezzo del petrolio e migrazione è descritta in una relazione della Banca mondiale del 2015, che identifica il prezzo del petrolio come un importante fattore in grado di influenzare i flussi migratori e le rimesse dall’estero. Ciò accade alla luce delle fluttuazioni del prezzo internazionale del greggio che, come teorizzato da uno studioso del tema, Ayoola, nel 2013 rendono la Nigeria, in qualità di economia mono-prodotto, vulnerabile ai prezzi internazionali del greggio. Queste fluttuazioni possono verificarsi improvvisamente e in qualsiasi momento, lasciando spazio alla preoccupazione che un calo dei prezzi del petrolio possa influenzare le prospettive di emigrazione verso i paesi produttori di petrolio e i paesi che abbondano in capitali. Tale situazione minaccia invariabilmente le possibilità di sostentamento dei cittadini nigeriani, avendo innescato una migrazione irregolare diretta sia fuori che verso il paese. Inoltre, la migrazione internazionale, in particolar modo irregolare, sottopone i nigeriani a manifestazioni di razzismo, ad attacchi xenofobi, alla discriminazione, al lavoro forzato, al traffico sessuale, a forme di violenza nella maggior parte dei paesi di destinazione.
Foto Credits: Kegbara- dere community oil spill, Ogoniland, Nigeria Attribution-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-ND 2.0), attraverso www.flickr.com