L’emancipazione femminile rientra pienamente nei propositi del quinto Obiettivo di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goal, SDG5), “Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”.
Tuttavia, mettere a punto interventi mirati per la realizzazione di questo obiettivo non è un compito semplice. Ad esempio, in base ad un articolo scritto da tre economiste – Erica Field, Seema Jayachandran e Rohini Pande – e apparso sull’American Economic Review, l’impatto positivo della formazione aziendale delle donne in India non ha riguardato le donne musulmane, la cui ristretta mobilità impediva loro di mettere in pratica le proprie conoscenze. Questo esempio illustra che cosa motiva la nostra ricerca. Programmare politiche per l’effettiva emancipazione femminile richiede una conoscenza approfondita delle norme culturali e di come queste si riflettano sulle diverse donne all’interno della società.
L’età rafforza l’autonomia delle donne, ma non sappiamo perché
Si pensi ad esempio al fatto che, come dimostra uno studio di due economiste della Banca Mondiale, Lucia Hanmer e Jeni Klugman, le donne acquisiscono autonomia decisionale man mano che invecchiano, un dato che emerge da diversi studi e che mette in luce il potenziale ruolo delle donne più anziane come agenti del cambiamento. Gli studiosi, tuttavia, hanno avuto difficoltà nel trovare una spiegazione a questo differenziale generazionale. La letteratura conclude che «le donne più anziane sono più preparate ad avere maggiore indipendenza e ad essere più emancipate rispetto alle più giovani perché hanno più esperienza nella vita, una migliore comprensione di come avere ciò che desiderano o di cui hanno bisogno, una relazione più intima con il marito, o perché hanno già adempiuto ad alcuni obblighi sociali verso di lui e verso la famiglia (ad esempio, prendendosi cura dei figli) e perciò ispirano più fiducia rispetto alle mogli giovani, sulle quali viene mantenuto un controllo più stretto» (Mason e Smith, 2003, p. 15). Tutte queste, però, restano supposizioni.
Solo le donne in menopausa possono sussurrare agli dei….
In uno studio recente, apparso sul numero di luglio 2019 del World Development, abbiamo analizzato il livello di autonomia delle donne in Nigeria, Togo, Ghana e Benin a seconda dell’età. Questi quattro paesi dell’Africa occidentale ospitano gruppi etnici che pratica(va)no il “voodoo”, una religione che si è diffusa con l’espansione del regno di Dahomey nel diciassettesimo secolo. I seguaci del voodoo pregano una collettività di dei (del mare, della terra o della tempesta) e divinità familiari (antenati che sono diventati spiriti dopo la morte). I rapporti con le divinità familiari sono intrattenuti da una donna in menopausa, chiamata la “Tassinon”. Solo lei – come scrivono Philippe Delanne, Elisabeth Fourn e Viviane Froger Fortaillier – può trasmettere le preghiere e le richieste dei membri della famiglia agli antenati e consultare l’oracolo per vedere se gli spiriti hanno accettato le offerte e i sacrifici.
….e questo si traduce in maggiore autonomia e in un più alto indice di massa corporea
In un campione di 21.000 donne, si nota che il grado di autonomia nel processo decisionale a livello domestico aumenta con l’età, in particolare per donne che appartengono alle quattro etnie-voodoo. Inoltre, si rileva la presenza di un “differenziale di menopausa” -oltre al differenziale d’età- nel grado di autonomia che esiste solo tra le donne di etnia voodoo. Questo “differenziale di menopausa” aggiuntivo, che chiameremo l’“effetto Tassinon” è notevole. È equivalente all’effetto di 6-8 anni di istruzione in più e si traduce anche in tangibili effetti sul benessere: le donne in menopausa di gruppi etnici vicini al rito voodoo hanno un indice di massa corporea (Body Mass Index, BMI) più elevato.
Perché è importante?
La nostra ricerca sostiene la tesi che la vecchiaia prevale sul genere nel contesto africano presentata dalla letteratura femminista africana. Inoltre, aggiunge prove a sostegno del fatto che il voodoo continua a giocare un ruolo nell’Africa occidentale (per la gestione delle risorse comuni e per quanto riguarda la prevenzione delle malattie) e, più in generale, che le credenze magico-religiose continuano ad essere presenti in molte società africane. Mentre è ben documentato che le donne anziane sono spesso le vittime di queste credenze magico-religiose (a causa delle accuse di stregoneria), dimostriamo, così, che c’è anche un lato positivo della medaglia. Questi suggerimenti sono importanti a livello politico. Per essere efficienti, le politiche dovrebbero identificare i potenziali agenti del cambiamento e, nonostante la loro presenza sia evidente, le donne anziane dell’Africa occidentale sono state finora trascurate.