Evo Morales, presidente dello Stato Plurinazionale della Bolivia, ha affermato che il suo paese arriverà al 2025 con meno del 5% di povertà estrema, dato che questo è un obiettivo prioritario del suo governo. “La ridistribuzione della ricchezza ci ha permesso di ridurre la povertà, oltre il 38% della popolazione era in povertà estrema nel 2006 e lo scorso anno siamo scesi a meno del 15%”, ha dichiarato in merito.
Applicando l’approccio multidimensionale alla povertà di Alkire e Foster (2007) al caso della Bolivia, utilizzeremo la più recente Indagine sulle famiglie (2017) e, in misura minore, altre banche dati, come l’indagine nazionale su demografia e salute (Encuesta nacional de demografía y salud, ENDSA) o lo stesso censimento della popolazione e delle abitazioni.
Le due variabili che costituiscono la dimensione denominata “condizioni educative del nucleo familiare” sono: (1) il livello di istruzione e (2) l’analfabetismo. La variabile (1) è stata analizzata alla luce dell’indagine sulle famiglie e, sulla base di 26.694 osservazioni, si è calcolato che la Bolivia mostra una media di 9,84 anni di scolarità, il che significa che il paese non risulta in stato di privazione per questa dimensione di povertà. Tuttavia, dal momento che la soglia minima è pari a 9 anni di studio, bisognerà tenere sotto osservazione l’evoluzione di questa variabile.
La variabile (2) mostra una media del 93,04% di alfabetizzazione per le persone di età superiore a 15 anni, il che non evidenzia uno stato di carenza al di sotto della soglia minima.
L’analisi della variabile (3) relativa alla frequenza scolastica mostra che nell’87,3% delle famiglie ci sono bambini e ragazzi tra i 6 ei 19 anni e che, secondo quanto riportato dall’Istituto nazionale di statistica, il 12,7% di questi nuclei familiari si troverebbe in uno stato di privazione per questa variabile.
Per ritardo scolastico (variabile no. 4) si intende la percentuale di bambini che hanno superato l’età ufficiale (o ragionevolmente adatta) per frequentare una certa classe rispetto al numero totale di bambini iscritti alla classe stessa. Ai fini dei calcoli effettuati per la nostra indagine, i bambini la cui età è risultata superiore di almeno due anni rispetto all’età normale per frequentare una certa classe sono stati considerati in ritardo.
Nel caso boliviano possiamo affermare che questa variabile non mostra situazioni di privazione a livello nazionale. Tuttavia, emergono varie lacune e carenze quando si analizzi il ritardo scolastico tra aree urbane e aree rurali, ivi compreso il divario di genere, notato già nel 2004.
L’accesso ai servizi per l’assistenza alla prima infanzia (5) comprende il tasso di scolarizzazione, l’alimentazione e l’accesso alla salute per i bambini al di sotto dei 5 anni di età. Per quanto riguarda la scolarizzazione, la documentazione del Sistema di informazione sulle tendenze educative in America latina (Sistema de Información de Tendencias Educativas en América Latina, SITEAL) relativa all’assistenza e all’istruzione infantile mostra la Bolivia tra i paesi con i più bassi tassi di scolarizzazione precoce, con un tasso del 71,8%, migliore soltanto di quello del Nicaragua (62,0%) e del Guatemala (31,4%).
Per quanto riguarda la denutrizione, nonostante i significativi passi compiuti, il tasso di denutrizione cronica tra i bambini al di sotto dei cinque anni di età si attesta attorno al 22%, il che indica un paese in sofferenza a causa di questo problema. Anche l’accesso alla salute è problematico nel contesto boliviano, visto che solo 6 nascite su 10 sono assistite da professionisti qualificati e il tasso di mortalità infantile è del 46%. Questa variabile è la prima secondo la quale il paese apparirebbe in stato di privazione secondo l’approccio multidimensionale alla povertà di Alkire-Foster.
Il lavoro minorile (variabile no. 6, l’ultima della seconda dimensione) segnala un’altra situazione di privazione, poiché si stima che attualmente oltre 120.000 bambini lavorino nel paese.
La variabile (7), relativa alla disoccupazione di lunga durata, è la prima di quelle che costituiscono la dimensione “lavoro”. Secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica (INE), il tasso di disoccupazione è tra i più bassi dell’America latina; tuttavia, non si fa menzione del lavoro nero che affligge il paese e del suo legame con la tratta di esseri umani e il traffico di droga. Se si valuta espressamente la durata del lavoro, la Bolivia non evidenzia problemi nel settore formale. Tuttavia, sarebbe importante conoscere i dati di altre attività, come le imprese non registrate nel settore formale o altre attività che costituiscono il settore informale. Comunque, vista la mancanza di informazioni, la Bolivia non sembrerebbe evidenziare privazioni in campo occupazionale.
La variabile (8), occupazione formale, mostra una carenza a livello nazionale, dal momento che l’85,15% degli individui di età superiore ai 15 anni registrati nel censimento delle famiglie afferma di non appartenere ad un sistema pensionistico; ciò dimostra chiaramente l’esistenza di alcune problematiche per il lavoro formale, che a livello nazionale vanno di pari passo con quelle del lavoro informale.
La dimensione successiva è costituita dalla copertura sanitaria (9) e dall’accesso ai servizi sanitari (10). Va ricordato che una famiglia è considerata carente relativamente a questa variabile se almeno uno dei membri con più di cinque anni non risulta essere assicurato dal sistema sanitario sociale. Nel caso boliviano, circa il 70% dei membri delle famiglie intervistate non ha un’assicurazione sanitaria, quindi il paese risulta in stato di privazione per tale variabile. La tabella 1 mostra in dettaglio la situazione:
La variabile (10) mostra a sua volta una delle carenze del paese, come dimostrato dalla seguente tabella 2, che pone in evidenza come le persone in Bolivia (specialmente a La Paz) normalmente non si rechino in un centro medico se hanno problemi di salute.
In questa dimensione troviamo evidenza sufficiente per affermare che la Bolivia è un paese in stato di privazione sia per la variabile (9) che per la variabile (10). Ciò suggerisce una sfida per la nazione boliviana, soprattutto se vorrà avvicinarsi agli obbiettivi di lotta alla povertà contenuti nell’agenda 2025.
L’ultima dimensione, che comprende le variabili da (11) a (15), valuta le condizioni abitative delle famiglie boliviane. L’indagine sulle famiglie per tipo di abitazione è stata molto utile per eseguire questa analisi, secondo cui le case hanno accesso a fonti di acqua sicura e a strutture fognarie.
Per quanto riguarda il materiale di pavimenti e pareti, si è potuto evidenziare che l’infrastruttura delle case è in gran parte costituita da laterizi o mattoni, essendo inferiore al 5% la percentuale di case realizzate con materiale di scarto, cartone o priva di pareti. Allo stesso modo, il sovraffollamento in Bolivia non è un problema. Va comunque notato che in questa indagine sono state prese in considerazione solamente case regolarmente registrate, mentre il caso degli alloggi irregolari potrebbe rappresentare un altro tipo di analisi per il paese.
Dopo aver valutato le quindici variabili di povertà multidimensionale nelle cinque dimensioni della metodologia Alkire-Foster, si conclude che la Bolivia è da considerarsi un paese povero, in quanto 5 o più variabili multidimensionali di povertà risultano al di sotto della soglia di sufficienza.
La metodologia ha dimostrato la sua utilità nel momento in cui è stata applicata al caso della Bolivia, fornendo un quadro più chiaro del concetto e della portata del termine “povertà”.
È importante sottolineare che la dimensione della salute è quella che ha evidenziato i maggiori problemi secondo i parametri della povertà multidimensionale. Ciò costituisce per il paese una sfida a migliorare sia gli investimenti che la qualità del settore sanitario, soprattutto nel campo della sanità pubblica, che mostra cifre allarmanti su preferenze e prestazioni, sia a livello nazionale che dipartimentale.
Per le autorità e i responsabili politici boliviani sarà una sfida fare in modo che il paese si lasci alle spalle queste privazioni e consegua gli obiettivi di benessere voluti dall’Agenda 2025 per il millennio, dato che le variabili che abbiamo qui esaminato hanno un grande impatto sullo sviluppo economico e sociale del paese e rappresentano un punto di svolta nelle aspirazioni della nazione boliviana.