“I am strong!” mi dice Urmila e mi guarda con il suo sorriso fiero, centrato come le pietre di queste montagne che toccano il cielo.
Ci incontriamo a Dahal Danda, nel distretto di Kavrepalanchowk, in Nepal, non lontani dal confine con la Cina, dove le razze si confondono e gli occhi sono più mongoli. “I am strong!” e riprende a lavorare, custode di una verità preziosa.
“Ogni mattina mia mamma mi fa mungere la nostra bufala d’acqua. Sento piacere mentre mungo. Alle cinque, quando apro la porta della stalla, madre e figlia si risvegliano e abbassano le orecchie per salutarmi. Allungano i loro corpi e muggiscono. Arruffo la testa della vitella, si libera e si affretta alla mammella della madre.”
“La mamma ama sua figlia e la lecca mentre succhia il latte” mi spiega Urmila e penso che a tutti piacerebbe essere amati così almeno una volta nella vita.
“La madre, al vedermi, si gira e mi annusa. La accarezzo, lavo la mammella e la strofino delicatamente con il burro. Le mungo tre mammelle; la quarta è per sua figlia. Mamma e figlia sembrano soddisfatte. Adesso può succhiare tutto il tempo che vuole.”
La famiglia di Urmila possiede 6 ropani di terra (circa 3.000 metri quadrati). Urmila è socia del nostro progetto di sviluppo di un’agricoltura resiliente ai cambiamenti climatici, co-finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e da ASIA Onlus. È stata nominata dalla sua comunità “agricoltrice modello” per la sua curiosità ed intraprendenza.
“Vieni a vedere” mi fa orgogliosa “vieni a vedere la mia fattoria” e mi mostra i fazzoletti coltivati con cura a pomodori, fagioli e cetrioli.
Abbiamo cominciato a lavorare insieme nove mesi fa e ora è tempo di raccolta e le brillano gli occhi. Abbiamo scelto le varietà locali più resistenti, saporite ed apprezzate dal mercato; ci siamo messi a produrre jholmol, fertilizzante organico e biopesticida costituito da essenze botaniche del posto (timur, neen, artemisia) e urina e feci delle bufale; abbiamo montato un micro sistema di irrigazione a goccia. Urmila è andata al mercato di Namobudha e ha venduto i suoi vegetali e guadagnato circa 300 euro.
Urmila è una dei 4.500 piccoli agricoltori con i quali ASIA Onlus lavora dall’aprile del 2017 per lo sviluppo di un modello di agricoltura a basso impatto che possa mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici attraverso la coltivazione di ecotipi ad alta adattabilità, resistenza ed appetibilità commerciale.
Urmila vive abbracciata alla terra, legata alle piante, alla sua bufala d’acqua, una realtà che fino a pochi anni fa si muoveva con le stagioni: la dimora del riso all’inizio dei monsoni, l’autunno tempo di raccolta e di festa, l’estate vendita dei cereali, mettendo da parte i soldi che dovevano bastare per tutto l’anno.
“Non è più cosi” mi dice “ora i mutamenti del tempo mi impensieriscono: la stagione dei monsoni è sempre in ritardo, quella secca sembra non terminare mai. Per questo ho deciso di lavorare insieme a voi: mi ispirava questa idea di coltivare gli ortaggi nostri, quelli saporiti e non gli ibridi che vengono chissà da dove e sanno di poco.”
Così passiamo la giornata, passeggiando e confrontandoci da un orto all’altro. A fine visita, Urmila mi invita a casa sua a bere un tè, offrendomi i cetrioli del suo orto. La sua casetta è piccolissima (40 mq), fatta di fango mischiato a paglia e seccato, senza luce e acqua ma pulita, con un bel letto matrimoniale, una batteria di pentole in bella vista su scaffali di legno e una fila di scarpe da donna. Niente di più, niente di meno. Ci sediamo e in silenzio condividiamo il tè e i cetrioli senza il bisogno di dirci niente. Un silenzio di serenità, figli dello stesso mondo, che mi rende la speranza di pensare che forse ci si può incontrare e vivere in pace, donne e uomini di buona volontà.
In questi momenti mi viene da chiedermi cosa rimane di queste donne e uomini che vivono nei sottoscala della storia. Chi mai si ricorderà di loro? E perché i sottoscala della storia sono così affollati? E non so rispondermi, ma io lo ricorderò questo piccolo tempo a casa di Urmila, come una gemma che mi tiene vivo, per me e per lei, sorella incontrata per caso e per necessità.
Così quando la vita mi prende a calci in faccia mi ripeto “I am strong” e ripenso al viso di Urmila, alla sua vita, al suo sorriso fiero a labbra strette. Segno di una resa invincibile.
E riprendo a camminare.
Perché questa è la storia di Urmila, la storia di ASIA Onlus, la nostra storia, la mia storia.