Questa analisi propone una lettura della politica migratoria algerina sotto due prospettive. La prima è quella relativa al Patto globale sulle migrazioni internazionali, che dovrebbe essere ratificato dalle Nazioni Unite entro dicembre 2018. Il Patto globale stabilisce già 23 obiettivi che dovrebbero consentire un nuovo ordine mondiale per una gestione sicura e ordinata dei flussi migratori. La seconda è invece relativa agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs), la cui prima sfida è rappresentata dal raggiungimento degli obiettivi per alcuni indicatori entro il 2020. Le migrazioni internazionali figurano nell’obiettivo 10, ma sono in relazione diretta con l’insieme dei 17 SDGs, di cui il 25 settembre 2018 si è celebrato il terzo anniversario con una manifestazione globale. Con il presente lavoro ci proponiamo di offrire qualche elemento di riflessione sulla governance algerina delle migrazioni internazionali.
Non è disponibile un documento politico di riferimento a priori, per cui non esiste una formulazione esplicita di una politica con i suoi principi, i suoi obiettivi, una pianificazione e un bilancio secondo norme e standard internazionali. Da questo punto di vista, quello dell’Algeria non è un caso isolato. L’assenza di una formulazione esplicita costituisce in sé una politica di fatto, e in pratica i movimenti migratori vengono gestiti effettivamente grazie a politiche e interventi settoriali.
I soggetti della politica algerina sulle migrazioni internazionali
La governance dei movimenti migratori in Algeria si basa su una politica nazionale attuata con una ripartizione di mandati specifici tra più dipartimenti ministeriali. Si possono distinguere quattro categorie di soggetti che prendono parte attiva in materia: (i) I due dicasteri principali sono il Ministero degli esteri (per le migrazioni regolari) e il Ministero degli interni, delle comunità locali e della pianificazione territoriale (per le migrazioni irregolari). A questi si può aggiungere il Ministero della difesa (per la messa in sicurezza delle frontiere). (ii) Altri dipartimenti ministeriali intervengono nella gestione dei movimenti di alcune categorie specifiche, come il Ministero dell’istruzione superiore per gli studenti, o il Ministero del lavoro per i lavoratori. (iii) Una terza categoria di soggetti interviene nella regolamentazione di mandati specifici e puntuali nell’ambito della giustizia, delle finanze, della sanità, della solidarietà sociale, ecc. (iv) Infine, l’ultima categoria è costituita dai rappresentanti della società civile (Mezzaluna rossa algerina, il Consiglio nazionale economico-sociale, CNES) e delle parti sociali (sindacati dei lavoratori e organizzazioni degli imprenditori).
Questo modello di gestione non è privo di pecche, dal momento che il coordinamento intersettoriale non è né sistematico né regolare, ma viene attivato sulla base delle circostanze, in caso di crisi o situazioni d’urgenza. L’arsenale giuridico relativo alle migrazioni internazionali rivela a volte delle sovrapposizioni normative, a volte delle contraddizioni. Questa ripartizione orizzontale dei mandati relativi alla gestione dei flussi migratori trova tuttavia un coordinamento nazionale e internazionale a livello del Primo ministro, nel rispetto delle convenzioni internazionali a cui l’Algeria ha aderito, come quella sulla tratta di esseri umani e il traffico di migranti.
Alcuni rilievi sui movimenti migratori
I movimenti migratori da e per l’Algeria possono essere descritti sulla base di dati internazionali. Possiamo osservare i movimenti nei due sensi (in entrata e in uscita) su due direttrici differenti (regolare e irregolare).
Gli emigrati algerini all’estero sarebbero più di 2,3 milioni, pari al 7% della popolazione nel 2017, secondo stime basate sul numero di espatriati registrati presso i consolati algerini nel mondo. La gran parte di essi, pari all’87%, si concentra in Europa e in particolare in Francia. Altre destinazioni attualmente utilizzate sono i paesi arabi del Golfo o quelli dell’America del nord. La numerosità stimata della comunità o diaspora algerina all’estero è di circa 7 milioni, sebbene la stima non sia particolarmente affidabile.
I migranti algerini in situazione irregolare si trovano in gran parte in Europa. Secondo dati Eurostat (2017) gli algerini irregolari residenti in paesi UE nel decennio 2008-2017 erano in media 18600.
Sulla base di dati delle Nazioni Unite a fine 2017, gli stranieri residenti in Algeria sono globalmente a 242 000, pari allo 0,6% della popolazione totale, in provenienza da 56 nazioni. La maggior parte dei lavoratori stranieri giungono dalla Cina, mentre i datori di lavoro da paesi vicini, come il Marocco e la Tunisia. Una parte della presenza straniera è costituita dalla migrazione studentesca. Altra componente importante è quella dei rifugiati e dei richiedenti asilo che hanno bisogno di protezione internazionale (nello specifico, quelli provenienti dalla Palestina occupata, dalla Repubblica Sahrawi oppure dalla Siria). In altri termini, la maggior parte degli stranieri residenti in Algeria si trova in situazione regolare.
Sulla base delle intercettazioni operate dai servizi di sicurezza, i migranti stranieri in situazione irregolare provengono da più di 40 paesi. Secondo i dati pubblicati dalla gendarmeria nazionale per l’ultimo quinquennio (2012-2017), la maggior parte degli intercettati arrivano da tre paesi limitrofi (Mali, Niger e Marocco).
Azione internazionale dell’Algeria
Avendo essenzialmente ratificato le convenzioni internazionali sulle migrazioni, la legislazione algerina ha recepito la maggior parte delle clausole che concorrono alla protezione dei diritti dei migranti, sia per gli algerini all’estero che per gli stranieri in Algeria. In relazione all’attuazione di tali disposizioni, l’Algeria produce e presenta regolarmente un rapporto agli organi di controllo delle Nazioni Unite (2017).
Oltre a questi rapporti ufficiali, l’Algeria si è impegnata anche attraverso convenzioni regionali e accordi bilaterali con paesi in cui c’è una presenza significativa delle comunità algerine. Sono state create alcune commissioni miste per la gestione di temi prioritari, sia nel quadro di consultazioni bilaterali che di organi regionali (Unione africana, Lega araba, l’Unione del Maghreb arabo/Uma, l’Unione per il Mediterraneo/Upm, o ancora il Gruppo 5+5).
Questioni d’attualità sulle migrazioni internazionali
Sono quattro le questioni d’attualità su questo tema in Algeria. La prima è relativa alle migrazioni irregolari in entrambi i sensi, particolarmente quelle provenienti da paesi terzi verso l’Algeria e quelle che dall’Algeria si dirigono verso l’Europa. La seconda questione è relativa ai trasferimenti di fondi verso l’Algeria, la terza alla mobilità delle competenze e, infine, la quarta è relativa ai rifugiati.
- Negli ultimi dieci anni le migrazioni irregolari sono divenute una delle principali fonti di preoccupazione per le autorità algerine. L’applicazione della legge del 2008 sulle condizioni di soggiorno degli stranieri in Algeria ha mostrato alcuni limiti, particolarmente sul principio di non respingimento dei migranti in situazione irregolare : i procedimenti di rimpatrio collettivo vengono sistematicamente attivati nel momento in cui i flussi migratori mettono a repentaglio l’ordine pubblico. Il processo di regolarizzazione e/o di naturalizzazione costituisce un’eccezione. Per quanto riguarda i propri cittadini all’estero, l’Algeria dispone di accordi di riammissione, particolarmente con alcuni paesi europei. L’attuazione di questi accordi mostra però alcuni punti deboli.
- La questione dei trasferimenti di fondi resta problematica, dal momento che rappresenta appena l’1,2 percento del Pil. La parte principale dei trasferimenti viene effettuata dalle istituzioni, in particolare attraverso le pensioni. Le rimesse personali sono insignificanti. Va detto che è in atto un processo di contenimento e, dopo più di 10 anni di ribassi, nel 2015 si è potuta osservare una ripresa delle rimesse di fondi (Banca mondiale, 2017). L’Algeria tenta con ogni mezzo di sostituire le rimesse in denaro con gli investimenti della diaspora e l’integrazione delle competenze dei loro cittadini all’estero, particolarmente nel processo di sviluppo locale.
- La mobilità delle competenze algerine si traduce in una fuga di cervelli verso l’estero (Musette, 2016). Dati recenti mettono in evidenza un’accelerazione della migrazione dei quadri di alto livello, soprattutto medici e ingegneri. S’impone la necessità di attuare delle misure per frenare questa fuga perché l’Algeria sta suo malgrado partecipando al finanziamento della creazione di competenze a favore di altri paesi.
- Infine la questione dei rifugiati in Algeria, come quella dei rifugiati algerini all’estero, resta per il momento senza via d’uscita. Una legge in proposito è in corso di elaborazione da qualche anno. La maggior parte dei rifugiati in Algeria (60%) è gestita dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), e il loro ricollocamento o il ritorno ai paesi d’origine restano un problema spinoso.
Quali prospettive per l’Algeria?
L’Algeria è chiamata a prendere posizione entro la fine del 2018 nell’ambito del Patto globale sulle migrazioni. La governance algerina dovrebbe allo stesso tempo indirizzarsi verso una maggiore trasparenza e un miglior coordinamento tra vari settori, affinché si arrivi a istituzionalizzare un Comitato intersettoriale ai massimi livelli dello stato. Inoltre, la produzione di dati e indicatori relativi alle migrazioni internazionali, prevista nell’Agenda per lo sviluppo 2030, potrebbe consentire il monitoraggio dei flussi migratori in entrata, in uscita e in transito nel paese, così come l’evoluzione dei trasferimenti di fondi da e verso l’Algeria.