La discriminazione di genere: il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro (2017)
La situazione della discriminazione di genere, il cosiddetto divario di genere (o gender gap), si calcola attraverso diversi indici. È possibile, infatti, per quanto riguarda la condizione lavorativa considerare l’uguaglianza salariale a parità di posizione lavorativa, la differenza tra uomini e donne in termini di tasso di disoccupazione, il minore o maggiore ricorso al part-time (tenendo presente che, di per sé, un maggiore ricorso al part-time non sarebbe un indicatore di discriminazione, lo diventa quando per le donne è necessario perché tocca ancora a loro conciliare accudimento dei figli e lavoro).
La misurazione della discriminazione di genere può estendersi ad altri campi, al di là di quello lavorativo, come per esempio al divario digitale, calcolato in termini di uso di Internet (minore nel caso femminile) o nel campo dell’istruzione, considerando le iscrizioni delle bambine e dei bambini nella scuola primaria, secondaria e all’università.
Tornando alla condizione lavorativa, tra i dati sul lavoro femminile è molto importante il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro. Il tasso di partecipazione è dato dal rapporto tra occupati più disoccupati (la cosiddetta forza lavoro) sulla popolazione in età di lavoro e, per confrontare la situazione femminile si considera la percentuale rispetto a quella di riferimento maschile posta uguale a 100. Più è bassa la percentuale, maggiore è il divario tra uomini e donne.
Ovviamente, si tratta di una misura di discriminazione di genere solo di prima approssimazione, perché nulla ci dice sulla partecipazione alle posizioni apicali e sulla parità o meno di posizione lavorativa.