In libreria – Gender in Human Rights and Transitional Justice
Un volume di John Idriss Lahai* e Khanyisela Moyo**
John Idriss Lahai e Khanyisela Moyo sono i due studiosi di origine africana curatori di una miscellanea pubblicata da Palgrave-MacMillan. Il punto di partenza del volume è un tema a lungo trascurato nella messa a punto di sistemi e meccanismi di giustizia per i periodi di transizione da condizioni di conflitto armato o regimi autoritari a sistemi democratici in condizioni di pace. Il tema in oggetto è quello dei diritti delle donne e della cosiddetta giustizia di genere, cioè il riconoscimento della specifica condizione di vulnerabilità alla violenza e di subalternità politica e di esercizio di potere delle donne, che dovrebbe orientare i principi e l’applicazione della giustizia. Questo riconoscimento è invece solitamente ignorato, il che si traduce in un’accresciuta marginalizzazione ed esclusione delle donne dai processi di pacificazione e ricostruzione del tessuto sociale.
A livello internazionale, un primo quadro di riferimento giuridico che si richiama a questa prospettiva va rinvenuto nella Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna (CEDAW). Non mancano poi indirizzi politici anche recenti che rafforzano lo stesso orientamento, come nel caso del documento di indirizzo del 2015 del Consiglio dell’Unione Europea in materia di sostegno alla giustizia di transizione in relazione alla questione di genere (Conclusioni del 15 novembre).
I curatori indicano tre ambiti su cui occorrerebbe insistere maggiormente per correggere il tiro. Anzitutto, l’importanza di guardare alle pratiche sistematiche di violazione dei diritti umani delle donne nel contesto di conflitti e di regimi autoritari, evitando frettolosi percorsi di rimozione storica; l’importanza poi di includere in modo attivo le donne nei processi di pacificazione; infine, l’importanza di riconoscere esplicitamente nella prospettiva di genere un carattere strutturale della giustizia nei periodi di transizione.
Pur indicando questa rotta da seguire, i curatori segnalano la presenza di un’incoerenza di fondo nella cultura politica occidentale prevalente, che si impone spesso come modello di riferimento nei paesi in transizione. Da una parte, l’Europa spesso rivendica una naturale sintonia dei principi di democrazia, stato di diritto, diritti umani e liberalismo con la prospettiva di genere; da un’altra parte, questi stessi principi fondativi si accompagnano a pratiche di privatizzazione, liberalizzazione e deregolamentazione secondo i canoni del neoliberismo, che nei paesi del Sud del mondo tendono ad avere gli effetti più negativi proprio sulle fasce femminili della popolazione.
A partire da questa incoerenza interna ai principi e orientamenti dell’Occidente, i curatori del volume hanno ben presente la parallela dialettica e la tensione tra occidentalizzazione e “africanità”, tra universalismo dei valori (come la democrazia) e relativismo culturale, al cui interno si articola la questione dei diritti delle donne. Infatti, tale tensione si consuma oggi proprio sul terreno del riconoscimento dei diritti umani e del protagonismo sociale, economico, politico e culturale delle donne, il che impedisce di trovare facili soluzioni in una realtà molto complessa. La conseguenza è il rischio di un ripiegamento nel tradizionalismo o nella chiusura a riccio di un intero continente nella specificità delle proprie culture e norme di comportamento, intese come vie di fuga dal pericolo della colonizzazione culturale. In politica, queste tensioni offrono il fianco a rivendicazioni fatte in nome di principi ideali, ma che nascondono spesso interessi di conservazione del potere sempre maschile: la risoluzione del Consiglio per i diritti umani contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere ha sollevato polemiche da parte africana – come nel caso di Nigeria o Botswana – perché ritenuta troppo “occidentale” e poco rispettosa delle culture autoctone, in cui però la questione dei diritti delle donne non può essere elusa.
Con questo volume, i curatori offrono un interessante giro di orizzonte sui continenti del Sud del mondo, con contributi di autori che approfondiscono il tema della diversità femminile e dell’impatto sulle donne della giustizia di transizione, delle politiche e delle istituzioni in materia di diritti umani, articolati in sei capitoli, relativi a Egitto, Kenya, Timor Est, i paesi attraversati dalle Primavere Arabe, Sierra Leone, Perù ed Argentina. A questi sei capitoli si aggiunge un capitolo sul caso dell’ex-Jugoslavia ed uno trasversale alle varie situazioni di post-conflitto.
Si tratta di un interessante dialogo e confronto tra approcci disciplinari – diritto, scienze politiche, sociologia, antropologia, diritti umani, studi sullo sviluppo, istruzione – per ragionare sulle diverse condizioni locali che definiscono contesti sociali, familiari e culturali delle fasi di transizione, in cui la questione di genere diventa una chiave interpretativa per comprendere la natura più profonda dei cambiamenti in corso.