Nel 1986, il Vietnam, sull’orlo di una crisi economica, avviò la strada del rinnovamento economico (Ðổi Mới) dopo oltre dieci anni di applicazione del modello di economia a pianificazione centralizzata in cui lo stato gestiva, controllava e decideva ogni aspetto dalla produzione alla distribuzione. Sembra che le riforme della politica di “fence-breaking” (lett. “rottura delle recinzioni”) del decennio precedente avessero creato aspettative e che la situazione fosse abbastanza grave da richiedere un approccio più sistematico. Ðổi Mới avviò quindi un processo di stabilizzazione macroeconomica, liberando l’economia dai controlli statali e integrandosi gradualmente con l’economia globale. Nel tempo si sono poi gettate basi più solide per un’economia di mercato. Grazie ad una accorta gestione della transizione dalla struttura economica pianificata a quella di mercato, il Vietnam è riuscito dove molti paesi che facevano parte dell’ex Unione Sovietica hanno fallito, diventando una storia esemplare di sviluppo, con il PIL pro capite in crescita dal 1990 a tassi tra i più veloci al mondo (Vietnam 2035, 2016). La crescita è risultata molto stabile e inclusiva, il che ha contribuito a ridurre la povertà e a migliorare anche le dimensioni non monetarie del benessere.
A meno di trenta anni dall’inizio delle riforme economiche (Ðổi Mới) nel 1986, il Vietnam ha accumulato un impressionante record di sviluppo economico, con una crescita media del PIL pro capite del 5,5 per cento annuo dal 1990, tre volte e mezzo l’aumento medio del reddito. La crescita ha beneficiato della notevole stabilità e di un forte orientamento verso l’esterno dell’economia e, di conseguenza, la povertà è rapidamente diminuita. Nel 2015, il Vietnam si caratterizzava come un’economia trasformata, dinamica e di reddito medio. Si sono riscontrati in ogni campo profondi miglioramenti sociali. Con riferimento a varie linee di povertà nazionali e internazionali, la povertà è diminuita rapidamente dal lancio di Ðổi Mới. Il tasso di povertà, pari a 1,90 dollari al giorno, è diminuito dal 50 per cento all’inizio degli anni ’90 al 3 per cento nel 2015 (Vietnam 2035, 2016). A parte ciò, la popolazione vietnamita è più istruita e l’aspettativa di vita è anche superiore alla maggior parte dei paesi con un reddito pro capite simile. Il tasso di mortalità materna è sceso al di sotto della media dei paesi a reddito medio-alto, mentre la mortalità al di sotto dei cinque anni si è dimezzata. L’energia elettrica è ora disponibile per quasi tutte le famiglie, rispetto a meno della metà del 1993. L’accesso all’acqua pulita e a servizi igienici moderni è passato da meno del 50 per cento a oltre il 75 per cento delle famiglie.
Sebbene il Vietnam abbia scongiurato gli aumenti di disuguaglianza riscontrati in altri paesi in rapida crescita, le differenze tra ricchi e poveri sono ancora significative.
Il movimento dal collettivismo verso un’economia di mercato ha permesso alla gente di talento e laboriosa di prosperare. Ma ciò ha portato inevitabilmente ad alcune disuguaglianze nei risultati e nelle opportunità di vari gruppi sociali. In questo articolo viene presa in considerazione la disparità di opportunità per tre principali gruppi posti ai margini della società: le minoranze etniche, le persone con disabilità e i migranti urbani. I membri di questi gruppi hanno affrontato sfide particolari, nonostante il forte impegno del governo per una loro piena inclusione nella società.
Disuguaglianza di opportunità per le minoranze etniche
La più grande sfida per l’uguaglianza è la sostanziale differenza di risultati socio-economici tra le persone appartenenti a 52 minoranze etniche e gli altri vietnamiti. Questo divario è determinato in parte dai forti svantaggi nelle opportunità tra i bambini delle minoranze etniche. Per molto tempo, la migrazione è sembrata un mezzo di integrazione economica per molte minoranze etniche. Tre circostanze tra loro correlate hanno dato luogo ad un triangolo di disuguaglianza di opportunità per i bambini appartenenti alle minoranze etniche, tra cui la scarsa istruzione, la malnutrizione e lo scarso accesso alle strutture igienico-sanitarie.
La maggiore povertà tra le minoranze etniche è attribuibile al basso livello di istruzione. Il modesto tasso di iscrizione ai livelli scolastici terziario e secondario superiore tra le minoranze etniche è conseguenza di molti fattori, tra cui la malnutrizione infantile, a sua volta provocata da condizioni igieniche inadeguate. Alimenta questo circolo vizioso il fatto che i bambini che crescono in famiglie povere con genitori meno istruiti hanno molte più probabilità di abbandonare presto la scuola, di essere malnutriti e di non accedere servizi igienici adeguati.
Pertanto, per aiutare le persone appartenenti alle minoranze etniche a partecipare e trarre beneficio dal processo di crescita, gli interventi dovrebbero essere diretti ad aumentare sia le loro dotazioni che il rendimento delle stesse. Per il primo obiettivo, le politiche dovrebbero essere progettate per aiutare le minoranze etniche ad avere un migliore accesso ai servizi sociali di base, alle infrastrutture, all’occupazione retribuita. Per il secondo obiettivo, gli interventi dovrebbero essere indirizzati alla riduzione delle barriere linguistiche, al miglioramento della qualità dell’istruzione, al superamento degli stereotipi, ecc.
Disuguaglianza di opportunità per le persone con disabilità
In Vietnam vivono molte persone con disabilità, il cui numero è destinato ad aumentare rapidamente con l’espansione della popolazione anziana; una proiezione ne stima oltre 12 milioni entro il 2035. Mentre il Vietnam raggiunge lo status di paese a reddito medio-alto, dovrà affrontare le crescenti aspettative di maggiore inclusione da parte delle persone con disabilità e delle loro famiglie, in particolare alla luce degli impegni presi dal governo. Tra questi, vanno ricordate in primo luogo la legge sulle disabilità, approvata nel 2010, e la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, che il Vietnam ha ratificato nel febbraio 2015. La costituzione nazionale comprende anche dei passaggi sulla protezione delle persone con disabilità. La legge sulle disabilità garantisce loro vari diritti che includono: (i) partecipare su base paritaria nelle attività sociali; (ii) vivere indipendentemente e integrarsi nella comunità; (iii) godere dell’esenzione o della riduzione di determinati contributi alle attività sociali; (iv) avere accesso all’assistenza sanitaria, alla riabilitazione funzionale, all’istruzione, alla formazione professionale, al lavoro, all’assistenza legale e inoltre alle strutture pubbliche, ai mezzi di trasporto, alla tecnologia dell’informazione e a servizi culturali, sportivi, turistici e di altro tipo adatti alle diverse forme e gradi di disabilità….
Sulla carta, le politiche del Vietnam per le persone con disabilità sono altamente inclusive. Ma ci sono notevoli carenze nell’attuazione di un così ampio programma. Più della metà dei bambini con gravi disabilità non varcano mai la soglia di un’aula scolastica, nonostante l’accesso alla scuola sia fondamentale per fornire loro le opportunità di base per partecipare alla società e per suscitare tra gli altri un atteggiamento inclusivo (Vietnam 2035, 2016). Nel contesto globale, molte persone con disabilità sono state tenute nascoste alla società e talvolta sono state segregate in istituti e scuole speciali. Ma la recente politica globale ha mostrato la tendenza ad includerli nella società, considerandoli soggetti legali con diritti chiaramente definiti piuttosto che oggetti di beneficienza. Questo approccio riconosce la disabilità non come il risultato di una menomazione ma dell’interazione tra una persona e il suo ambiente. Per rendere efficace l’attuazione di questa politica, oltre all’azione di promulgazione e monitoraggio, in Vietnam il governo dovrebbe creare spazio per le organizzazioni sociali per le persone con disabilità, dove possano sostenere e difendere i propri diritti come avviene in altri paesi.
Disuguaglianza di opportunità per i migranti urbani
La povertà urbana tende a concentrarsi nella gruppo di migranti che difficilmente riescono ad ottenere la residenza permanente per la famiglia nella città in cui vivono e lavorano. La loro è una povertà eterogenea, con numerose dimensioni non reddituali che possono includere l’inquinamento, la sicurezza personale, le condizioni lavorative e abitative o l’esposizione agli abusi, che stanno diventando sempre più frequenti tra i migranti a basso reddito, tecnicamente classificati come “non poveri” sulla base delle misurazioni del reddito e della spesa. I migranti urbani non hanno pari opportunità a causa del sistema di registrazione delle famiglie. Circa 5 milioni e più di vietnamiti non hanno una residenza permanente nel luogo in cui vivono. Coloro che vivono nei principali centri urbani senza residenza permanente trovano difficoltà nell’accesso ai servizi per la salute, l’istruzione, la protezione sociale e i servizi, e si confrontano con sfide continue nel mondo del lavoro e della socializzazione. D’altra parte, ottenere una registrazione permanente di solito richiede tempo e costi elevati, per cui molti decidono di vivere per diversi anni nelle città principali come residenti temporanei. Per aiutare questo gruppo, il governo dovrebbe riformare le politiche in modo da allentare il nesso tra accesso ai servizi e stato di residenza permanente, oppure rendere più facile ottenere la registrazione permanente, o ancora eliminare le differenze di accesso ai servizi tra coloro che sono in possesso di una residenza temporanea e permanente. Queste azioni potrebbero aiutare a ridurre i costi e le ingiustizie per questo gruppo di emarginati.