In Zambia persistono alti livelli di povertà, nonostante il paese abbia registrato discreti tassi di crescita per quasi quindici anni, a partire dalla seconda metà degli anni Novanta. In base ai dati della Banca mondiale, tra il 2000 e il 2013 infatti lo Zambia ha mantenuto un tasso di crescita annua del 7 per cento, il che l’ha resa una delle economie in più rapida crescita in Africa. Ma nel quindicennio tra il 1996 e il 2010 si è registrata una riduzione della povertà soltanto dello 0,53 per cento per anno. Come si legge nello Zambia Human Development Report 2016 dell’UNDP, l’elasticità della crescita rispetto alla povertà in questo periodo è stata stimata a – 0,21, pari ad un terzo del valore dell’Africa sub-sahariana e quasi dieci volte inferiore alla media globale.
Qual è la spiegazione? Per rispondere a questa domanda, cercheremo di selezionare alcune conclusioni di un lavoro di Nanak Kakwani, Shahidur Khandker e Hyun Son del 2004, intitolato Pro-poor Growth: Concepts and Measurement, per il Poverty Centre dell’UNDP, nonché quelle di un precedente studio di Felix Naschold del 2002, intitolato Why Inequality Matters for Poverty?, realizzato per il Dipartimento per lo sviluppo internazionale del governo inglese, per poi metterle in relazione con la situazione dello Zambia. I risultati salienti del lavoro di Kakwani, Khandker e Son sono i seguenti:
• Una crescita economica a disuguaglianza costante si traduce in una riduzione sempre più proporzionale della povertà. Se il processo di crescita fosse neutrale rispetto alla distribuzione, anche un piccolo tasso di crescita porterebbe a una sostanziale riduzione della povertà nella maggior parte dei paesi del mondo. Ma non è questo che si è verificato nella realtà.
• Una crescita più rapida può portare a una riduzione più lenta e persino ad un aumento della povertà, a seconda di quanto risultino aumentate le disuguaglianze.
• Se possiamo ottenere una crescita in favore dei poveri (cioè una crescita che riduca le disuguaglianze), la riduzione della povertà può essere accelerata anche in presenza di un tasso moderato di crescita economica. Ciò indica che anche un limitato tasso di crescita, se strutturato in favore dei poveri, può avere un maggiore impatto sulla riduzione della povertà rispetto a un tasso di crescita più elevato, ma non in favore dei poveri.
• Un paese con un alto livello di disuguaglianza iniziale potrebbe non essere in grado di conseguire una più rapida riduzione della povertà anche in presenza di politiche di crescita in favore dei poveri.
Naschold propone le seguenti conclusioni, derivate dalla ricerca dello stesso autore e da altre fonti:
• La crescita è meno efficace nel ridurre la povertà in paesi con disuguaglianza elevata. Ciò che conta per la riduzione della povertà non è il tasso di crescita, ma il tasso di crescita corretto per la distribuzione.
• La crescita è meno efficace nel ridurre la povertà nei paesi meno sviluppati (least developed countries) rispetto ad altri paesi in via di sviluppo. Poiché l’effetto della disuguaglianza non varia con il livello di reddito, l’importanza relativa della disuguaglianza per ridurre la povertà è maggiore nei paesi più poveri.
Vediamo ora di mettere la situazione dello Zambia in relazione con i risultati sopra elencati:
• La crescita nello Zambia non è stata neutrale rispetto alla distribuzione.
• L’alta crescita ha portato a una più lenta riduzione della povertà nel paese a causa della persistenza di alti livelli di disuguaglianza. Il Rapporto della Banca africana di sviluppo sullo sviluppo africano del 2015 afferma che la trasformazione della crescita in riduzione della povertà non è lineare, e la diseguaglianza gioca un ruolo importante. L’Africa è uno dei continenti più diseguali al mondo e lo Zambia è elencato tra i dieci paesi più diseguali al mondo.
• La crescita in Zambia non è stata in favore dei poveri, come dimostrano i dati nella tabella che segue.
Tabella 1: Statistiche di distribuzione del reddito in Zambia, 1991-2010
Pertanto, la mancanza di un orientamento in favore dei poveri nella distribuzione dei benefici della crescita (considerate le quote del 10 per cento inferiore e del 10 per cento superiore) e i persistenti livelli di elevata disuguaglianza (visti i valori del coefficiente di Gini) hanno contribuito al mancato abbattimento della povertà in Zambia.
Vediamo il tasso di crescita corretto per la distribuzione nel caso di questo paese. Il tasso di crescita corretto per la distribuzione è dato da: (1 – disuguaglianza) x tasso di crescita reale.
La Tabella 2 mostra il tasso corretto in anni selezionati.
Tabella 2: Tasso di crescita corretto per la distribuzione in Zambia, in anni selezionati
Dalla tabella 2 si evince che, secondo i dati ricavati dal Living Conditions Monitoring Survey (LCMS) per gli anni di riferimento, tra il 2002 e il 2010 il tasso di crescita effettivo è aumentato dal 4,2 per cento al 7,6 per cento (aumento dell’81 per cento), mentre l’incidenza della povertà è diminuita, passando dal 67 per cento al 60,5 per cento (solo il 9,7 per cento di calo) durante lo stesso periodo. Questo si spiega con il fatto che il tasso di crescita corretto per la distribuzione è aumentato solo del 47 per cento. La logica in questo caso è lampante: se i poveri possiedono una bassa quota iniziale del reddito totale e la disuguaglianza non diminuisce con la crescita, la crescita non potrà favorire i poveri poiché questi riceveranno una quota inferiore dei benefici della crescita.
Inoltre, lo Zambia è ancora classificato tra i paesi meno sviluppati e con un elevato livello di disuguaglianza secondo la proposizione di Naschold, per cui l’impatto della crescita sulla riduzione della povertà è destinato ad essere più debole rispetto ad altri paesi in via di sviluppo.
Il quadro attuale è dunque di un elevato livello di povertà e disuguaglianza, come mostra la tabella 8.
Tabella 3: Povertà e disuguaglianza in Zambia
Inoltre, oggi nel paese non si riscontra più un percorso di crescita sostenuta. La crescita nel 2015 e 2016 è scesa rispettivamente al 2,9 per cento e al 3,3 per cento, rispetto alla media del 7,4 per cento rilevata tra il 2004 e il 2014; non è inoltre probabile che si raggiungano livelli elevati nel prossimo futuro. Nel 2017 la Banca Mondiale prevede un tasso di crescita del 4 per cento, e anche nel 2019 le sue previsioni non vanno oltre il 4,7 per cento. La Banca prevede inoltre un calo della povertà estrema ($ 1,9 al giorno a “parità di potere d’acquisto”, PPP) dal 57,5 per cento nel 2015 al 55,8 per cento nel 2019, e un calo dell’incidenza della povertà complessiva ($ 3,1 al giorno in termini di PPP) dal 73,2 per cento nel 2015 a 71,9 per cento nel 2019.
È chiaro quindi che nel caso dello Zambia, la sfida rappresentata da povertà e sviluppo può essere affrontata efficacemente solo attraverso il perseguimento simultaneo delle politiche sia di crescita, sia di ridistribuzione. Come afferma Revallion, in un suo working paper per la Banca Mondiale del 2009, intitolato A comparative Perspective on Poverty Reduction in Brazil, China and India, per raggiungere risultati efficaci su scala nazionale contro la povertà si richiedono sia politiche di crescita sia politiche sociali in favore dei poveri (quali i vari programmi di trasferimento di denaro). La figura che segue può spiegare quanto sopra esposto:
Figura 1: Circuito di riduzione della povertà
La figura mostra un “circuito di povertà-sviluppo” analogo a un circuito elettrico. Gli input che entrano da sinistra sono le politiche e i programmi per la crescita economica e la riduzione della disuguaglianza. Per garantire una significativa riduzione della povertà e lo sviluppo è necessario che le politiche e il flusso delle risorse seguano il percorso dei conduttori lisci, che sono l’alta crescita e la bassa disuguaglianza. Le due linee a zigzag rappresentano invece i resistori, sotto forma di bassa crescita e alta disuguaglianza. Se il percorso dovesse procedere attraverso uno o entrambi i resistori, il processo tenderà a “saltare in aria” e non si otterrà alcuna riduzione della povertà degna di questo nome. Pertanto, dobbiamo garantire che le politiche e il flusso di risorse procedano attraverso il percorso dei conduttori senza problemi.
Nella Tabella 9 viene illustrato un ampio schema di varie combinazioni di fattori e il loro effetto combinato sulla promozione della crescita e sulla riduzione della disuguaglianza:
Tabella 4: Scenari illustrativi di crescita e disuguaglianza
Gli aspetti idiosincratici dominanti in Zambia in relazione ai suddetti fattori determineranno il percorso che il paese intraprenderà su crescita, povertà, disuguaglianza ed emancipazione. Il Settimo piano nazionale per lo sviluppo dello Zambia dovrà prestare particolare attenzione a tali fattori idiosincratici.
Nell’ambito della sezione denominata “Impulso agli sforzi di sviluppo verso la visione 2030 senza lasciare indietro nessuno”, il Settimo piano nazionale per lo sviluppo della Zambia 2017-2021 considera cinque pilastri. I loro potenziali effetti sulla crescita e sull’equità potrebbero quelli mostrati nella tabella 10.
Tabella 5: Principali pilastri del Settimo piano nazionale per lo sviluppo dello Zambia e loro effetti potenziali
Il Settimo piano di sviluppo nazionale prevede un cambiamento fondamentale nel modo in cui vengono stanziate le risorse, tenendo conto delle tendenze globali e regionali.
Il Settimo piano prevede in effetti una buona strategia per affrontare contemporaneamente i problemi simultanei e prevalenti di bassa crescita e alta disuguaglianza. Sappiamo però bene che in molti paesi in via di sviluppo il tallone di Achille dei piani programmatici e delle politiche è stato troppo spesso la loro attuazione. Lo Zambia non ha fatto eccezione. Quindi, alla fine, bisognerà attendere la prova dei fatti per una valutazione.